Le commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera hanno dato il via libera alla nuova formulazione delle norme sull’eutanasia, consentendo il suicidio medicalmente assistito.
Dopo un lungo e faticoso percorso, fatto di scontri politici ed ostruzionismo, giunge il passo verso una nuova formulazione della normativa sul fine vita. Le commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera hanno dunque licenziato la nuova formulazione delle norme che consentirebbero il suicido medicalmente assistito. Il provvedimento legislativo arriverà in Aula lunedì 13 dicembre per la discussione generale dove ci si aspetta la forte contrarietà del centro destra. Non bisogna, però, attendere i risultati con il fiato sospeso: a causa di numerosi decreti e della manovra, le votazioni slitteranno probabilmente al prossimo anno.
A sostenere il progetto si trova ancora unito il fronte degli ex-giallorossi, anche Italia Viva, che ha già votato a favore di tali norme. Nonostante ciò sono in molti a preoccuparsi dei renziani per quando verrà il momento del voto finale. Dopo quanto accaduto con il ddl Zan sembra esserci il timore del venir meno dei voti di Italia Viva. Sul fronte opposto si trovano invece Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia che voteranno contro e probabilmente cercheranno di rallentare i lavori con numerosi emendamenti.
Voto segreto e mediazione sull’eutanasia
Se i due fronti politici contrapposti manterranno la loro unità si vedrà all’esito del voto segreto. Dopo quanto accaduto con il testamento biologico c’è chi si aspetta il voto di coscienza dei deputati azzurri ma nulla appare certo. Per ora il centrodestra appare unito e non sembra prevedibile un cambiamento in tal sensosul tema dell’eutanasia.
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C’è, poi, da valutare l’utilità della difficoltosa operazione di mediazione tentata dai due relatori del provvedimento. Alfredo Bazoli del PD e Nicola Provenza del M5s hanno cercato un punto di incontro con il centrodestra ma senza grossi risultati. La principale modifica al testo, dovute alla mediazione è la previsione dell’obiezione di coscienza per medici e personale sanitario.
Le principali novità introdotte dal testo
Il provvedimento prevede una più rigido elenco delle condizioni per poter richiedere il suicidio assistito. Assume maggior importanza il ruolo delle cd. cure palliative, cosa richiesta dal centrodestra. Tale richiesta appare giustificata dalla ratio di tentare preventivamente di alleviare il più possibile le sofferenze del malato. Se il malato vuole ricorrere al suicidio assistito deve prima rifiutare esplicitamente le cure palliative.
Il soggetto che vuole ricorrere all’eutanasia deve essere affetto da una patologia irreversibile e a prognosi infausta, che comporti sofferenze fisiche e psicologiche (devono esserci entrambe) assolutamente intollerabili; il soggetto deve poi essere mantenuto in vita da trattamenti sanitari di sostegno vitale, la cui interruzione provocherebbe la morte del paziente.
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Risulta confermata la non punibilità del medico per i reati previsti dal codice penale di istigazione al suicidio, aiuto al suicidio ed omissione di soccorso. Tale non punibilità avrebbe, poi, efficacia retroattiva, applicandosi anche ai precedenti casi come quello di Dj Fabo e Marco Cappato. Non è punibile, recita il testo, chiunque sia stato condannato, anche con sentenza passata in giudicato, per aver agevolato in qualsiasi modo la morte volontaria medicalmente assistita di una persona prima dell’entrata in vigore della presente legge.
Le prime dichiarazioni dal mondo della politica
“Ora la responsabilità passa all’Aula di Montecitorio, tutti i gruppi e i singoli componenti hanno il dovere di rispondere ai malati e alle loro famiglie, alle esigenze di rendere più umano il nostro ordinamento riconoscendo la morte volontaria medicalmente assistita”. Questo è quanto dichiarano i presidenti delle due commissioni, Mario Perantoni e Marialucia Lorefice, entrambi del Movimento 5 stelle. Lo stesso relatore democratico Bazoli ripone fiducia nell’Aula. “Mi auguro che lo spirito di confronto e dialogo possa essere mantenuto anche in Aula, per consentire al Parlamento di approvare una legge in linea con i principi e le raccomandazioni della Corte costituzionale, su un tema delicato che ci riguarda tutti senza distinzioni”.
Riccardo Magi, invece, sembra più pessimista e prevede un esito simile a quello del ddl Zan. “Dopo anni di paralisi le commissioni votano sbrigativamente un ddl sul suicidio assistito gravemente insufficiente. Scopo: portare in Aula un testo quale che sia, rinviando le scelte sui nodi non sciolti. Esito prevedibile: lo stesso del ddl Zan. I nodi non sciolti ora non lo saranno dopo”, conclude l’esponente radicale di Più Europa. L’Associazione Luca Coscioni, che da tempo porta avanti il referendum sull’eutanasia legale, descrive quanto si prospetta come un “passo indietro”. Davide Crippa, capogruppo del movimento cinque stelle, difende invece il testo. “Sul tema del fine vita, il Parlamento e quindi il nostro Paese è gravemente in ritardo. Proprio per questo motivo, l’approvazione in commissione del testo e quindi l’arrivo in Aula previsto per lunedì è una buona notizia per tutti”.
In ultimo arriva un segnale di fiducia nel progetto da Giorgio Trizzino del gruppo Misto. “Sono consapevole che il percorso per l’approvazione definitiva della legge è ancora lungo ma sono altrettanto fiducioso che la coscienza dei colleghi parlamentari e’ pronta a confrontarsi con questo tema”