Blitz dei Ros nel Gargano, smantellato il clan dei “Montanari”: sono 32 gli arresti. Tra i reati traffico di armi e stupefacenti, tentato omicidio, autoriciclaggio, estorsioni, truffe aggravate, furto aggravato e ricettazione.
Blitz dei carabinieri del Ros, con il supporto del comando provinciale carabinieri di Foggia e dello squadrone eliportato cacciatori di Puglia, quello messo in atto nella mattinata di oggi. L’operazione si rivolge a 32 indagati, accusati di aver commesso una serie di reati al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa attiva nel comprensorio garganico di Manfredonia, Mattinata, Monte Sant’Angelo e Vieste. In queste ore i militari stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Bari, su richiesta della locale procura distrettuale antimafia e antiterrorismo.
Messo in ginocchio il clan dei “Montanari”, attivo sulla zona del Gargano, dove questa mattina i carabinieri del Ros, col supporto in fase esecutiva dei comandi provinciali territorialmente competenti e dei Cacciatori di Puglia, hanno arrestato 32 soggetti indagati a vario titolo per associazione mafiosa aggravata dalla disponibilità di armi, traffico di stupefacenti, tentato omicidio, porto abusivo e detenzione di armi, intestazione fittizia, autoriciclaggio, favoreggiamento personale, estorsioni, truffe aggravate, furto aggravato e ricettazione.
Secondo quanto si apprende dagli aggiornamenti rilasciati durante la conferenza stampa tenutasi al comando Legione carabinieri Puglia, a Bari, è stato sgominato un sodalizio che rappresenterebbe l’attuale assetto di un’organizzazione facente originariamente capo alla famiglia Romito. Secondo l’impostazione accusatoria, tale organizzazione si sarebbe rimodulata in una compagine che può essere ribattezzata nel clan Romito-Lombardi-Ricucci. Come si apprende dalla nota, i provvedimenti scaturiscono da un’indagine del Ros, da cui emergono gravi indizi a carico di Matteo Lombardi e Pasquale Ricucci (ucciso due anni fa) quali figure di vertice del clan, e di Pietro La Torre, gravemente indiziato di rivestire il ruolo di organizzatore con funzioni di raccordo tra i vertici e le diverse articolazioni territoriali e di coordinamento delle attività svolte dal sodalizio.
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Fondata sul vincolo familiare tra i vertici del sodalizio criminale, l’organizzazione godeva di una fama criminale acquisita per avere rivestito nel tempo un ruolo di primo piano nel percorso evolutivo della mafia garganica, tanto che il clan godeva di un controllo egemonico del territorio, “sviluppando e strutturando ulteriori legami con esponenti del territorio, in particolare di Mattinata, quali Pio Francesco Gentile (cugino di primo grado dei fratelli Romito), Antonio Quitadamo, Francesco Notarangelo e Francesco Scirpoli, estendendo il comparto territoriale di competenza sino a Vieste, attraverso Marco Raduano, Danilo Pietro Della Malva e Giuseppe Della Malva”.
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Sempre nel corso delle indagini, sono emersi indizi di collegamenti con altre compagini mafiose presenti sul territorio, in particolare con la batteria Moretti – Pellegrino – Lanza della Società Foggiana. Nel corso dell’operazione, il Ros ha eseguito 13 provvedimenti di sequestro preventivo di beni mobili e immobili e per equivalente, fino alla concorrenza complessiva di 6 milioni 945 mila euro circa, a carico degli indagati, quale quantificazione del profitto dei reati accertati negli specifici settori (quali narcotraffico, comparto agroalimentare, comparto agro-pastorale, settore della ristorazione e degli assalti ai portavalori).
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