La ragazza violentata sul treno Milano-Varese ha deciso di raccontare il trauma subito: «All’improvviso non riuscivo più a muovermi».
«Ero seduta sul treno, tornavo a casa dopo la giornata di lavoro. Come sempre. Stavo guardando il cellulare… Quei due sono arrivati all’improvviso. Di colpo. Nemmeno il tempo di sentirli, di accorgermi di niente… Uno mi ha bloccata, mi teneva ferma, non riuscivo a muovermi, mentre l’altro…», così inizia il racconto della giovane violentata sul treno Milano-Varese.
La ragazza protagonista della brutale vicenda, raccontata dal Corriere della Sera, ha 21 anni, è italiana e fa l’impiegata . Le sue azioni, dalla denuncia e dalle conversazioni con gli investigatori, sono state prova di un coraggio impressionante. Subito dopo la violenza la giovane, aggredita, spaventata e ferita, ha dapprima cercato il capotreno, raccontando a lui della violenza e poi, raggiunta dagli agenti della polizia ferroviaria nella stazione di Vedano Olona, ha raccontato anche a loro. Ieri, chiamata dai Carabinieri per la possibilità di un riconoscimento, non ha esitato: si è presentata. Erano stati pochi secondi ma in quei secondi aveva memorizzato. Non le voci, poiché sembra che gli aggressori siano stati zitti; ma i vestiti indossati, parti dei lineamenti del volto.
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Secondo un maresciallo il riconoscimento non è mai un atto dovuto: c’è chi non se la sente, chi ha paura di ritorsioni, chi non ha fiducia nella giustizia, chi pensa che è inutile. Invece, nella caserma di Saronno, la ragazza ha avuto bisogno solo di pochi secondi. Un cenno d’assenso e poi la conferma. I volti dei suoi aggressori erano gli stessi ripresi dalle telecamere di sicurezza della stazione di Venegono Inferiore.
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Il futuro per i due giovani indagati sarà deciso dagli interrogatori e dal contrattacco della difesa gestita dagli avvocati. La presenza di tracce biologiche «completerebbe» i fatti senza margine di discussione; in aggiunta vi è la descrizione della seconda vittima, una ventenne seduta nella stazione e salva in quanto, ha potuto vedere in faccia i due che entravano nella sala d’attesa della stazione. La giovane ha notato il loro stato di alterazione dato da alcol e droghe e si è messa in salvo: ha spinto la porta a vetri, è corsa fuori; l’esterno della stazione si è gettata su una strada trafficata fornendo solo in seguito una descrizione quasi identica a quella data dalla prima vittima.
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