partorisce in auto A PATTI - METEOWEEK - 20211203
Corsa verso l’ospedale, una donna di 37 anni partorisce in auto lungo l’autostrada. Le condizioni del neonato peggiorano, e il bimbo muore prima di raggiungere l’ospedale. La Procura ha aperto un’inchiesta.
Costretta a partorire in auto, mentre viaggiava in autostrada, una 37enne ha perso il suo bimbo durante il trasporto in ospedale. La tragedia si è verificata nel pomeriggio di ieri a Patti, sulla A20 Messina-Palermo. La donna non avrebbe fatto in tempo ad arrivare all’ospedale “Romeo” di Patti, per questo ha partorito in una piazzola di sosta aiutata dal suo compagno e da alcuni operai dell’Anas. Data la situazione, le condizioni del neonato sono improvvisamente peggiorate, ed è morto in ambulanza. La Procura ha aperto un’inchiesta, con il sostituto procuratore Andrea Apollonio che ha disposto il trasferimento della piccola salma presso l’obitorio del Policlinico.
Alle prime doglie è salita in macchina insieme al compagno per raggiungere l’ospedale, ma è stata costretta a partorire in una piazzola di sosta dell’autostrada Messina-Palermo, all’altezza di Santo Stefano di Camastra. Un dramma quello vissuto da una donna di 37 anni, alla 27esima settimana di gestazione. Il piccolo, venuto alla luce grazie all’aiuto del compagno e di alcuni operai dell’Anas, è nato prematuro. Allertati tempestivamente i soccorsi, sul luogo è giunta un’autoambulanza, che ha portato d’urgenza mamma e bimbo verso l’ospedale più vicino, a Patti. Il piccolino, però, non ce l’ha fatta: le sue condizioni sono peggiorate, ed è morto prima di raggiungere la struttura, nonostante l’intervenuto del personale sanitario.
La donna è attualmente ricoverata all’ospedale di Patti. Sul tragico episodio la Procura ha già aperto un’inchiesta, mentre l’opinione pubblica punta il dito con indignazione. “Dietro questa morte c’è tutta l’inefficienza ospedaliera venuta fuori a seguito di una riforma sanitaria cieca, decisa dal governo centrale, che stabilisce il taglio di parecchi punti nascita negli ospedali italiani”, ha spiegato in una nota Ella Bucalo, deputata di Fratelli d’Italia.
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La donna era partita con il marito da Mistretta, ma l’ospedale più vicino della zona si trova ad 80 chilometri di distanza. “Quel bimbo è morto perché il punto nascita più vicino era quello dell’ospedale di Patti: la politica ha tagliato quello di Mistretta, Comune in cui vive la partoriente, e quello di Sant’Agata Militello, poco distante da casa invece quello di Patti, verso cui necessariamente hanno dovuto dirigersi i genitori dello sfortunato neonato, è distante parecchi chilometri. E questo succede perché, in linea con le decisioni di governo, anche la Sicilia ha dovuto tagliare i punti nascita che registravano meno di 500 parti l’anno”, ha rincarato Bucalo. E ha poi concluso: “Oggi, che la morte di questo bambino dovrebbe toccare le coscienze politiche, ritengo impellente rivalutare questi criteri e ripristinare un reparto che deve puntare a salvare vite umane e non logiche inadeguate ai bisogni del territorio”.
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Sulla vicenda è intervenuto però anche il sindaco di Sant’Agata di Militello, Bruno Mancuso. “Questi episodi suscitano in tutti noi abitanti dei Nebrodi sentimenti di tristezza ma anche di rabbia perché la presenza di servizi sanitari essenziali deve essere garantita anche in territori marginali come il nostro”, ha evidenziato Mancuso. E ha concluso: “Vicini ai genitori e scevri da ogni tipo di speculazione sull’accaduto, sul quale sarà fatta chiarezza nelle sedi idonee, invitiamo le autorità preposte a riflettere ed impegnarsi perché nell’ospedale di Sant’Agata di Militello sia riattivato al più presto il punto nascita, presidio indispensabile per un territorio così popolato e distante dagli ospedali principali”.
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