L’inizio della campagna vaccinale dovrebbe partire il 23 dicembre. Intanto il Centro europeo per la prevenzione delle malattie: «Aumentata proprio in quella fascia il tasso di ricovero»
L’Aifa ha dato l’ok alla somministrazione dei vaccini tra gli under 12. La commissione Tecnico Scientifica di Aifa ha approvato l’utilizzo del vaccino Comirnaty (Pfizer) per la fascia di età 5-11 anni con una dose ridotta (un terzo del dosaggio autorizzato per adulti e adolescenti) e con formulazione specifica. La vaccinazione sarà composta da due dosi a tre settimane di distanza l’una dall’altra. L’Ema aveva dato la sua approvazione già lo scorso 25 novembre. I dati disponibili, dicono dall’Aifa, «dimostrano un elevato livello di efficacia e non si evidenziano al momento segnali di allerta in termini di sicurezza». L’incidenza tra i più piccoli è in continuo aumento anche a causa della variante Omicron del Coronavirus, e, guardando agli Stati Uniti, dove è passata dal 3% al 30% della popolazione contagiata, l’Italia accelera per coinvolgere i bambini nella campagna vaccinale. Gli studi effettuati, inoltre, hanno fatto emergere nella popolazione 5-11 anni “un’efficacia nella riduzione delle infezioni sintomatiche da Sars Cov 2 pari al 90,7% rispetto al placebo e la non-inferiorità della risposta immunologica rispetto a quanto osservato nella popolazione 16-25 anni”. Per quanto riguarda gli aspetti di sicurezza, si legge, “lo studio non ha evidenziato eventi avversi gravi correlati al vaccino e in particolare, nei 3.100 bambini vaccinati, non sono stati osservati, almeno nel follow up a breve termine attualmente disponibile, casi di anafilassi o miocarditi/pericarditi“. A questi numeri si aggiungono i dati di farmacovigilanza relativi ai circa 3.300.000 bambini di 5-11 anni già vaccinati, prevalentemente con una dose, negli Stati Uniti, in un periodo di 16 giorni. Anche in questo caso “non evidenzia al momento alcun segnale di allerta in termini di sicurezza”.
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Per evitare possibili errori di somministrazione, la Cts raccomanda «l’uso esclusivo della formulazione pediatrica ad hoc, suggerendo quando possibile l’adozione di percorsi vaccinali adeguati all’età». La Cts osserva che «sebbene l’infezione da SARS-CoV-2 sia sicuramente più benigna nei bambini, in alcuni casi essa può essere associata a conseguenze gravi, come il rischio di sviluppare la sindrome infiammatoria multisistemica (MIS-c), che può richiedere anche il ricovero in terapia intensiva». Inoltre, la vaccinazione per i bimbi «comporta benefici quali la possibilità di frequentare la scuola e condurre una vita sociale connotata da elementi ricreativi ed educativi che sono particolarmente importanti per lo sviluppo psichico e della personalità in questa fascia di età». Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, ha già annunciato che le prime dosi pediatriche saranno disponibili a partire dal prossimo 23 dicembre in Italia. «Sta diventando una malattia pediatrica», aveva sottolineato Giorgio Palù, presidente dell’Aifa, a Porta a Porta. «La fascia di età dai 5 agli 11 anni è quella che presenta i casi incidenti più frequenti. Non solo, c’è il rischio per un bambino su 100 che contrae l’infezione di essere ospedalizzato».
Matteo Bassetti, primario di malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova sottolinea «Io mi sento di dire che il vaccino anti-Covid tra i 5 e gli 11 anni è sicuramente un’opportunità» e continua «Uno su 7 dei bambini può avere il Long Covid, quindi il rischio non è zero, anche se non è uguale a quello degli adulti. Le scuole potrebbero diventare più sicure se i bambini fossero vaccinati. E infine questi vaccini potrebbero contribuire all’immunità di gregge che si può raggiungere solo con tutte le fasce di popolazione vaccinate». La campagna vaccinale partirà a breve per la fascia di età 5-11 anni, è ufficiale, eppure non è altrettanto scontata l’adesione da parte dei genitori dei bambini. Il ministero della Salute ha individuato nei pediatri la chiave di volta per convincere madri e padri dell’importanza e della sicurezza del farmaco di Pfizer, già raccomandato dall’Ema per gli under 12. In tanti ancora non sanno che il Covid-19, seppure meno frequentemente rispetto alla popolazione adulta, può far scaturire sintomi gravi anche nei bambini. In tanti temono, allo stesso modo, che gli effetti collaterali del vaccino siano più gravi di quelli riscontrati nei trial: stanchezza, dolore al braccio, un po’ di febbre. Al momento, si discute sulla soglia di under 12 da immunizzare per rendere efficace la campagna vaccinale sui bambini. La quota ritenuta positiva, spiega il consulente del ministro della Salute Walter Ricciardi, si colloca tra il 60 e il 70% della popolazione 5-11 anni. Una percentuale simile a quella raggiunta tra i ragazzi nella fascia di età 12-19.
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«Al 50-60% ci dovremmo arrivare facilmente, più complicato sarà riuscire a salire», afferma l’epidemiologo Pierluigi Lopalco. Palazzo Chigi e il ministero della Salute lavorano a una strategia di comunicazione per sensibilizzare innanzitutto i medici, con lo slogan «parlane con i tuoi pediatri». Se Locatelli come data di inizio della campagna sugli under 12 ha annunciato il 23 dicembre, non è escluso che la macchina possa mettersi in moto con una settimana in anticipo. Il 30 novembre, infatti, le società farmaceutiche Pfizer e Biontech che producono il Comirnaty hanno dichiarato di voler anticipare la consegna delle mini-dosi in Europa al 13 dicembre. Sul via libera dell’Aifa interviene subito la Lega: «L’ importante è che per i bambini non ci siano nessun obbligo, esclusione o discriminazione. Siano mamme e papà a decidere cosa fare, non altri». «Dopo l’ok dell’Aifa – interviene anche il deputato responsabile della Sanità di Forza Italia, Andrea Mandelli, vice presidente della Camera dei Deputati – il nostro invito alle famiglie è quello di rivolgersi con fiducia ai pediatri per qualsiasi dubbio. Tutelare i più piccoli è un ulteriore, importante passo avanti nella lotta al Covid».
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