Diffusa oggi la circolare del ministero della Salute: “Chi lavora negli ospedali non igienizza bene le mani”. Via libera al Protocollo di sorveglianza nazionale del consumo di soluzione idroalcolica negli ambienti ospedalieri.
In un periodo delicato come questo, l’educazione all’igiene contribuisce a frenare la diffusione del Covid-19, tanto che certi comportamenti che prima erano considerati “virtuosi”, come il lavarsi ripetutamente le mani, sono ormai entrati a far parte della nostra vita quotidiana. Il discorso si fa ancora più rigido se ad essere preso di riferimento è poi l’ambiente ospedaliero. Eppure, secondo quanto evidenziato dalla circolare sul protocollo della “Sorveglianza nazionale del consumo di soluzione idroalcolica per l’igiene delle mani in ambito ospedaliero“, l’igienizzazione delle mani degli operatori sanitari non raggiunge gli standard previsti.
Più igiene negli ospedali, il protocollo di sorveglianza nazionale
Diffusa oggi la circolare sul protocollo della “Sorveglianza nazionale del consumo di soluzione idroalcolica per l’igiene delle mani in ambito ospedaliero”, firmata dal direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza. Secondo quanto si legge del documento, l’igienizzazione delle mani degli operatori sanitari non rispetterebbe gli standard previsti. Come ricorda il ministero della Salute, “l’igiene delle mani è scientificamente riconosciuta come elemento fondamentale nella riduzione della trasmissione dei microrganismi patogeni tra operatore e paziente e viceversa. L’importanza del suo ruolo è stata più volte sottolineata da tutte le istituzioni nazionali e internazionali”.
Tuttavia, si legge nella circolare, “attualmente in Italia non è presente un sistema, coordinato a livello nazionale, di sorveglianza del consumo di soluzione idroalcolica (Csia), tuttavia sono stati condotti molti studi osservazionali per valutare l’adesione alle procedure di igienizzazione delle mani da parte degli operatori sanitari, che hanno registrato costantemente percentuali di adesione nettamente inferiori a quelle auspicate dall’Organizzazione mondiale della sanità (75%)”.
LEGGI ANCHE: Trovata la causa dei coaguli killer dopo vaccino AstraZeneca: lo studio anglo-americano
In questo senso, tra le varie attività il Piano nazionale di contrasto dell’antimicrobico-resistenza (Pncar) 2017-2020 (prorogato per il 2021) prevede “l’istituzione di una rete per la sorveglianza del consumo di soluzione idroalcolica come fattore strettamente correlato alla prevenzione e al contrasto delle Ica e del fenomeno dell’antimicrobico resistenza (Amr) – prosegue la circolare – L’importanza di istituire un sistema di monitoraggio del consumo della soluzione idroalcolica per l’igiene delle mani viene ribadita nel Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 che la inserisce quale indicatore di monitoraggio degli obiettivi specifici del programma di prevenzione delle Ica”.
LEGGI ANCHE: “No vax fanno coda negli hub per rallentare somministrazioni”, la denuncia dell’Ulss
Attraverso l’azione del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie, è stato dunque sviluppato un Protocollo della sorveglianza nazionale del consumo di soluzione idroalcolica per l’igiene delle mani in ambito ospedaliero. L’obiettivo di tale sistema è quello di “monitorare nel tempo, a livello nazionale e regionale, il consumo di soluzione idroalcolica in ambito ospedaliero, in ogni ospedale pubblico presente nel territorio regionale/province autonome e opzionalmente i dati a livello di blocco di assistenza (area di degenza e di non degenza). Tale sorveglianza può essere estesa alle strutture private convenzionate e non convenzionate e alle strutture socioassistenziali e sociosanitarie”.