Libia, il capo della sicurezza di Sebha, Behser, ha parlato del generale Haftar: “Vuole far deragliare il processo elettorale”.
Il generale Khalifa Haftar e suo figlio Saddam hanno ordinato ai propri uomini di ostacolare il processo elettorale. E’ l’accusa mossa dal capo della sicurezza di Sebha, Mohammed Behser, che in un’intervista ha condannato l’operato del battaglione 115 che, sotto il comando di Mohammed El-Jarih, negli ultimi giorni ha bloccato le strade che conducono al tribunale incaricato di esaminare i ricorsi dei candidati.
Libia, generale Haftar accusato di ostacolare il processo elettorale
Il capo della sicurezza Behser ha anche spiegato che il suo ufficio ha inviato una denuncia formale alla Procura accusando Haftar, candidato alle presidenziali fissate per il 24 dicembre, di cercare di far deragliare il processo elettorale.
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Inoltre Besher ha annunciato l’invio di una lettera all’Unsmil, la Missione delle Nazioni di supporto alla Libia, e alle organizzazioni internazionali per spiegare gli ultimi sviluppi a Sebha. Nel testo si afferma che gli apparati di sicurezza di Sebha “non hanno bisogno dell’assistenza di Haftar e delle sue forze per garantire le elezioni“. A essere riconosciuto, ha aggiunto, è solo il comandante in capo dell’esercito libico, Mohammed Menfi, e il ministro della Difesa Abdul-Hamid Dbeibah, nonché il capo di stato maggiore generale, Mohammed Al-Haddad.
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”Haftar vuole che seguiamo i suoi ordini, ma le sue forze non sono un esercito organizzato, piuttosto sono un gruppo di criminali fuorilegge“, ha dichiarato Besher, aggiungendo che le milizie fedeli all’uomo forte della Cirenaica ”sono a Sabha da cinque anni e non si sono mai assicurati un centro sanitario, figuriamoci un tribunale”. Nei giorni scorsi gli uomini della brigata Tariq bin Ziyad sotto il comando di Haftar hanno bloccato gli ingressi del tribunale e sono entrati nel complesso, hanno dato la caccia ai giudici e li hanno minacciati di non esaminare il ricorso presentato dal candidato alla presidenza Saif Al-Islam Gheddafi contro la sua squalifica da parte dell’Alta commissione nazionale per le elezioni in Libia.