Colloqui di Vienna, l’accordo nuclerare e le posizioni di USA e Israele

L’Iran e le potenze mondiali facenti parte dell’accordo nucleare del 2015 hanno iniziato i tanto attesi colloqui di Vienna per ripristinare il patto. Alcuni problemi, però, si ripetono. Gli USA pensano a sanzioni paralizzanti, Israele minaccia la guerra, gli europei intervengono timidamente mentre i paesi arabi guardano in disparte.

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I rappresentanti di Iran, Cina, Francia, Germania, Russia e Regno Unito si sono riuniti lunedì nella capitale austriaca. L’Iran, intanto, continua a rifiutare di tenere colloqui diretti con gli americani dal momento che non sono più membri dell’accordo. Diversi incontri informali, tra cui un incontro trilaterale tra Iran, Cina e Russia, e un altro tra Kani e Mora dell’UE, si sono tenuti domenica.

L’ottimismo dell’Europa e della Russia

Dopo il primo incontro, Enrique Mora dell’Unione Europea, che presiede i colloqui, è sembrato ottimista. “Mi sento positivo che possiamo fare cose importanti per le prossime settimane”, ha detto ai giornalisti. Mora ha detto che il gruppo di lavoro sulle sanzioni ha ripreso le sue attività da questo martedì. Il gruppo di lavoro nucleare si è invece riattivato oggi.

Mora ha detto che l’Iran ha accettato la necessità di costruire sui risultati raggiunti durante i primi sei round di colloqui. I colloqui sono la continuazione di sei round che si sono fermati a giugno per permettere al presidente iraniano Ebrahim Raisi di formare la sua amministrazione. Ciò appare chiaro anche nella una dichiarazione, al termine dei colloqui, da parte del ministero degli Esteri iraniano. In questa si dice che il negoziatore di punta dell’Iran, Ali Bagheri Kani, ha sottolineato che l’Iran è seriamente intenzionato a raggiungere un “accordo equo”.

“Finché la campagna di massima pressione degli USA respira, far rivivere il JCPOA non è altro che un discorso esorbitante”, ha detto il negoziatore. Il principale negoziatore russo, Mikhail Ulyanov, ha confermato in un tweet che i partecipanti hanno concordato ulteriori passi immediati durante il settimo round di colloqui. Ulyanov ha detto che il tutto è “iniziato con successo”.

Se avranno successo, i colloqui elimineranno le sanzioni unilaterali degli USA e ridimensioneranno il programma nucleare dell’Iran. Ma le differenze nelle posizioni dei due paesi all’inizio delle discussioni hanno messo in dubbio le probabilità di successo.

Colloqui di Vienna: le difficoltà degli USA

L’Iran ha affermato che gli USA devono accettare la responsabilità di aver rinnegato l’accordo. Poi dovranno revocare in modo verificabile tutte le sanzioni imposte dal 2018, e garantire che manterranno la parola.

Il team negoziale iraniano a Vienna, infatti, è composto per lo più da persone con competenze economiche. Questo è un segnale del fatto che l’obiettivo principale del paese nei colloqui sarà quello di eliminare le sanzioni americane paralizzanti. Gli americani, nel frattempo, hanno detto di essere pronti a revocare le sanzioni che sono “incoerenti” con il Piano d’azione globale congiunto (JCPOA). Ciò significa che l’amministrazione Biden vuole mantenere alcune delle sanzioni sui diritti umani e sul “terrorismo”.

Più tardi, nella giornata di lunedì, un portavoce del Dipartimento di Stato USA ha ribadito l’appello di Washington per un ritorno al rispetto reciproco dell’accordo. “Se l’Iran chiede di più o offre meno di un reciproco ritorno alla conformità, questi negoziati non avranno successo”. Queste le parole di Jalina Porter ai giornalisti durante un briefing telefonico. Entrambe le parti avevano ripetutamente messo in dubbio l’impegno reciproco prima dei colloqui.

L’ostilità di Israele

Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Saeed Khatibzadeh, ha accusato lunedì i firmatari europei del JCPOA di tentare di ritardare la revoca delle sanzioni. Ciò è avvenuto in reazione a un articolo congiunto dei ministri degli esteri di Regno Unito e Israele, l’avversario più accanito dell’accordo nucleare. In questo articolo i due si sono impegnati a impedire all’Iran di ottenere un’arma nucleare.

Il ministro degli Esteri israeliano Yair Lapid si è recato ieri in Francia per incontrare anche il presidente Emanuel Macron, dopo aver incontrato Boris Johnson. Questi incontri seguono ad una forte ostilità culminata con la minaccia israeliana di un’azione militare diretta. L’Iran sostiene che non sta cercando un’arma nucleare, ma le potenze occidentali mettono in discussione l’espansione del programma nucleare del paese negli ultimi due anni.

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L’Iran, in risposta, ha accusato pubblicamente Israele affermando che “divulga con clamore bugie per avvelenare” i colloqui di Vienna. “Il regime israeliano, la cui esistenza si basa sulle tensioni, è di nuovo lì, a divulgare con clamore bugie per avvelenare i colloqui di Vienna”. Questo è il tweet del portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Saeed Khatibzadeh, senza un esplicito rinvio a dichiarazioni arrivate da parte israeliana.

Nel frattempo, altri attori regionali come i membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC) hanno accolto con favore il ripristino dell’accordo nucleare. In passato questi paesi – guidati dal principale rivale dell’Iran, l’Arabia Saudita – avevano sostenuto la campagna di “massima pressione” di Trump contro l’Iran.

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