Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi torna a parlare di Quirinale, e in un’intervista al Corriere della Sera ribadisce: “Il governo deve rimanere in carica per tutto il tempo necessario, fino al 2023, fin quando saremo usciti dall’emergenza. Allora si potrà tornare alla naturale alternanza fra due schieramenti in competizione fra loro“. Una posizione di recente recuperata anche da Matteo Salvini, che in tema Quirinarie sembra aver cambiato idea. Cosa succede intorno al nome di Mario Draghi?
Mentre il premier Draghi cerca di blindare la manovra per evitare gli stravolgimenti voluti dai partiti, mentre il presidente del Consiglio cerca di raccogliere attorno a sé i consensi della maggioranza per affrontare con un fronte unico il no dei sindacati sul taglio delle tasse, continua il sotterraneo confronto dei partiti in materia Quirinale. E qualcosa sembra cambiare. O meglio: qualcuno sembra accodarsi a posizioni già conosciute, già espresse da altri esponenti politici. Ad avere le idee chiare è il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, che in un’intervista al Corriere della Sera afferma senza giri di parole: “Il governo deve rimanere in carica per tutto il tempo necessario, fino al 2023, fin quando saremo usciti dall’emergenza. Allora si potrà tornare alla naturale alternanza fra due schieramenti in competizione fra loro“. Ovviamente, Berlusconi parla di “governo” ma intende “Draghi”: “Saremo i primi a collaborare lealmente all’attività dell’esecutivo. L’autorevolezza e l’esperienza di Draghi sono un patrimonio del quale l’Italia deve profittare” ribadisce il leader di FI. Una posizione di rispetto e sostegno che il Cavaliere non sembra aver mai abbandonato.
Draghi al Quirinale? Berlusconi dice no
D’altronde – ricorda Berlusconi – “di fronte all’emergenza creata dalla pandemia, siamo stati i primi a proporre la nascita di un governo aperto a tutte le forze vive della nazione. Si trattava di fronteggiare una situazione sanitaria molto grave e di far ripartire l’economia, sprofondata in una crisi altrettanto grave. Fino ad oggi, obiettivamente, ci stiamo riuscendo“, spiega Berlusconi, per il quale “l’affacciarsi di nuove varianti, per di più, può compromettere i buoni risultati ottenuti finora“. Insomma, per Berlusconi un punto deve esser chiaro: Forza Italia è sempre stata e sempre sarà (fino al 2023) dalla parte di Mario Draghi premier. E questo – fa un po’ storcere il naso – Berlusconi lo ribadisce dopo gli oltre mille emendamenti presentati dal partito alla manovra di Bilancio. Ma quelle sono altre questioni, si dirà. Per Berlusconi il governo deve “continuare a lavorare con serietà, assicurando la stabilità e l’unità del Paese. Siamo persone responsabili e sappiamo che questo governo è sostenuto da forze politiche che in circostanze ordinarie sarebbero fra loro antagoniste. Non possiamo attenderci che realizzi tutto quello che farebbe un governo di centrodestra”.
E probabilmente gli emendamenti presentati da Forza Italia non sono un assalto alla diligenza, ma un tentativo di strappare il maggior numero di concessioni possibili all’attuale governo. Tant’è che poi Berlusconi ribadisce: “Peraltro il governo ha attuato gran parte delle nostre proposte: è di questi giorni la riduzione dell’Irpef e dell’Irap, un segnale che considero molto positivo“. Certo, a orientare le posizioni di Berlusconi su un eventuale Draghi al Quirinale potrebbe esserci anche la sua tanto chiacchierata brama di diventare presidente della Repubblica. Anche se – a domanda – il Cavaliere ribadisce di non voler parlare di scenari di questo tipo finché Mattarella sarà ancora al Colle. Fin qui, ad ogni modo, nulla di nuovo. A colpire è piuttosto la posizione del leader della Lega Matteo Salvini, che ha apparentemente cambiato idea sul futuro di Mario Draghi.
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Anche Salvini vuole lasciare Draghi a Palazzo Chigi?
Se fino ad ora Salvini aveva parlato di Draghi come un buon profilo da candidare al Quirinale, seguendo la scia di FdI, ora il leader della Lega si schiera invece sul fronte di Silvio Berlusconi: Draghi deve restare premier. In una conferenza stampa di lunedì alla Camera dei deputati, Salvini avrebbe recuperato proprio le parole del Cavaliere: “Per quanto riguarda Draghi, condivid0 le parole del presidente Berlusconi, sta lavorando bene da presidente del Consiglio e quindi mi auguro che vada avanti a lungo a lavorare da presidente del Consiglio“. Difficile capire quanto siano definitive le parole di Salvini, o quale sia la sua effettiva strategia. In mezzo a questo alone di mistero e incertezza, è anche probabile che il leader della Lega stia semplicemente cercando di prender tempo per individuare meglio la traiettoria da seguire. Fatto sta che un fattore risulta ormai evidente: a Salvini non conviene spingere fino in fondo sull’ipotesi Draghi al Quirinale. A quel punto sullo scenario politico italiano si riaprirebbe l’opzione elezioni anticipate. Elezioni che, forse, la Lega non è ancora pronta ad affrontare (da diverse settimane il partito appare dietro Fratelli d’Italia nelle percentuali dei consensi).
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Cosa ne pensa Giuseppe Conte?
A chiudere il cerchio, un ulteriore elemento: Matteo Salvini non sembra l’unico, tra gli esponenti politici più sornioni, a voler lasciare Mario Draghi dov’è. Anche il M5s, infatti, sembra aver paura di scoperchiare lo scenario sul voto anticipato e, pur avendo un rapporto contrastato ed eterogeneo con il premier, sembra ora disposto a ribadire: Mario Draghi resti a Palazzo Chigi. A sottolinearlo è stato lo stesso Giuseppe Conte, che in un’intervista al Corriere della Sera ha sottolineato: “Lascerei Draghi lavorare. Sbagliato prendere per la giacchetta il presidente del Consiglio un giorno sì e l’altro pure”. Poi ha assicurato: “Non sono un aruspice, ma lavoreremo perché la legislatura in corso arrivi alla scadenza naturale. È un’anomalia che si debba interrompere una legislatura e che i governi in Italia durino così poco”. Per questo, a proposito di Quirinale per Conte “il modo più corretto è un confronto nelle forze politiche, nei gruppi parlamentari. Non c’è dubbio. Ma poi serve il confronto tra gruppi e tra forze politiche. Esistono un’area progressista e un’area di destra. Ma quando si ragiona per scegliere la figura che garantisca l’unità del Paese e rappresenti felicemente tutti gli italiani, allora c’è uno sforzo da fare, bisogna uscire dallo steccato dell’alleanza precostituita, dialogare anche con le forze di centrodestra e di destra“. L’ex premier non si sbilancia su altri possibili nomi, ma traccia un profilo preciso: “Si deve trovare una persona di grande profilo morale e autorevolezza che possa guidarci per i prossimi 7 anni“. Staremo a vedere che volto lo ricoprirà.