Il coordinatore Cts Franco Locatelli analizza la situazione Covid in Italia e tocca anche il tema della variante Omicron
Il coordinatore del Cts, Franco Locatelli, analizza la situazione Covid durante la trasmissione Buongiorno su SkyTg24. In merito alla terza dose, per contrastare la variante Omicron, Locatelli dice che «è assolutamente necessaria. Da somministrarsi completati i cinque mesi dalla somministrazione serve sia per ripristinare il massimo dell’efficacia della protezione immunologica conferita dal vaccino, ma anche per ridurre la circolazione virale. In questo senso paradigmatico è il caso di Israele, dove con la somministrazione della dose booster hanno riportato largamente sotto controllo il numero di nuovo casi».
«Non postporrei minimamente la somministrazione della dose booster in attesa di un vaccino adattato a eventuali varianti che stanno emergendo o dovessero in futuro emergere». Locatelli dice di andarci piano «sulla necessità di aggiornare i vaccini che abbiamo contro Omicron: è chiaro che la tecnologia dell’Rna messaggero per la preparazione dei vaccini offre la possibilità di avere flessibilità nell’aggiornamento dei vaccini stessi, ma quelli che abbiamo sono largamente efficaci».
Alla domanda se ci sarà anche una quarta dose di vaccino, Locatelli ribatte:«La risposta onesta è che non si può escludere. Non sappiamo quale sarà la protezione conferita dalla terza dose. Per analogie con pregressi vaccini la terza dose genera una risposta di memoria più efficace ma da qui a dire che ci conferirà una protezione che dura per anni ce ne corre. Una quarta dose non è escludibile. Non si può dire con certezza in questo momento che verrà somministrata, ma non si può neanche escludere. Più che mai la scienza deve basarsi sulle evidenze che progressivamente si accumulano».
Secondo Locatelli, i vaccinati «sono protetti largamente» dalla variante Omicron. «Ad oggi nessuna delle varianti isolate, la Alfa o la Delta, si è dimostrata resistente all’effetto dei vaccini. Ci sono più di 30 mutazioni della proteina Spike, è possibile che si riduca, di poco, l’efficacia rispetto a questa nuova variante, ma servono studi immunologici da condurre in maniera rigorosa. Le prossime due settimane chiariranno la situazione, anche studi epidemiologici».
Nel frattempo, si attende l’approvazione da parte dell’Aifa per il vaccino in età pediatrica per cominciare a somministrarlo «il 23 di dicembre, poi magari sarà qualche giorno prima o qualche giorno dopo. Semplicemente perché per quella data saranno disponibili le formulazioni pediatriche, in quanto la dose per la fascia di età 5-11 anni è di un terzo, 10 microgrammi, rispetto alla dose per l’adulto. Si è proprio voluto evitare il prelievo dalle fiale degli adulti, perché avrebbe creato situazioni in qualche modo aleatorie, per questo si è preferito aspettare la disponibilità di formulazioni pediatriche».
«Si sta ragionando», prosegue Locatelli, «per creare aree pediatriche negli hub vaccinali. Ho anche sentito frasi secondo cui occorre aspettare quello che emerge dalla vaccinazione in altri Paesi, ma se facciamo tutti così nessuno avrà mai dei dati. Cerchiamo di fidarci delle evidenze degli studi scientifici». Per l’obbligo vaccinale ai piccoli, Locatelli si dice contrario. «Assolutamente no, è un’opzione che va offerta, va fatta opera di convincimento, spiegando perché c’è un vantaggio nel vaccinare i bambini, per tutela della loro salute e dei loro spazi educativi e sociali. Ma non considererei l’obbligo» e neppure il Green Pass: «Se n’è già discusso, e il ministro Speranza è stato chiaro nel dire che in questo momento non si considerava questa ipotesi».
Tornando alla variante Omicron, l’essere preoccupati, secondo Locatelli, sembra «un termine largamente eccessivo. Sappiamo che questa è una variante che ha avuto una diffusione importante in Sudafrica, il tempo che ci ha messo per diventare predominante è largamente ridotto rispetto alle altre varianti, c’è stato un incremento del 260% quasi dei casi in quel Paese: il tutto supporta una maggior contagiosità. Ma non abbiamo nessuna evidenza che possa provocare malattia più grave o sfuggire all’effetto protettivo dei vaccini in maniera importante».
«Quello che sappiamo», sottolinea ancora il coordinatore Cts, «è che la variante Omicron è diventata velocemente preponderante in Sudafrica, dove è stata isolata dopo essere stata inizialmente segnalata in Botswana. Sappiamo di un incremento del 260% nel numero delle persone contagiate. Entrambi questi riscontri ci fanno ipotizzare che sia una variante connotata da maggior contagiosità. Questo largamente giustifica da un lato la misura presa per prima dall’Italia poi da altri Paesi dell’Ue, cioè di chiudere i voli dagli otto Paesi in cui vi è evidenza di concentrazione di questi casi. Ma diciamolo chiaramente: non vi è nessun dato nascosto o che non si vuol rivelare che in qualche modo sottenda a queste decisioni. Massima trasparenza come sempre».
Locatelli afferma, inoltre, che la variante Omicron «va tenuta sotto controllo. Dobbiamo ancora capire anche se è connotata da maggior patogenicità, cioè capacità di provocare malattia grave. Sembrerebbe di no dai dati che vengono dal Sudafrica, però ricordiamo anche che la popolazione sudafricana è decisamente più giovane rispetto a quella italiana. Quindi a questo punto va in qualche modo valutata accuratamente e con studi da condurre rigorosamente così come dovranno esserlo quelli immunologici».
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«Ci sono parecchie mutazioni, più di 30 sulla proteina Spike, ma questo non vuol necessariamente dire che il tutto determinerà un calo nell’efficacia vaccinale assai importante. Qualcosa nell’efficacia potrebbe ridursi, ma è una ragione in più per procedere con la somministrazione delle dosi booster e per chi non è vaccinato per immunizzarsi», conclude Locatelli.