La Corte Suprema israeliana ha rigettato il ricorso di Shmuel Peleg, il nonno di Eitan Biran, l’unico giovane sopravvissuto alla strage del Mottarone.
Lo ha reso noto la famiglia secondo cui il bambino torna ora in Italia come disposto dalle prime due sentenze israeliane.
“Lo stato di Israele ha rinunciato oggi ad un bambino ebreo, suo cittadino indifeso senza che la sua voce venisse ascoltata, per farlo vivere in terra straniera lontano dalle sue radici, dalla sua famiglia amata, da dove sono sepolti i suoi genitori e suo fratello minore”. Questo il commento della famiglia Peleg alla decisione della Corte Suprema israeliana. “Continueremo a combattere – ha aggiunto – con ogni modo legale per riportalo in Israele. Facciamo appello alle autorità italiane per riesaminare l’affidamento”.
Una decisione “legalmente, moralmente e umanamente corretta”. Così Shmuel Moran e Avi Chimi legali della famiglia Biran hanno definito la scelta della Corte Suprema: “Sebbene sia un sospiro di sollievo è la fine di un episodio sfortunato, e per lo più dannoso e inutile per il piccolo Eitan”. “Eitan potrà ora tornare alla sua famiglia in Italia, compresi i suoi nonni, i genitori del suo defunto padre, e a tutte le strutture da cui è stato tolto: mediche, psicologiche ed educative”. Sui Peleg, “speriamo che ora, in considerazione delle loro azioni e delle conseguenze penali delle loro azioni, sapranno fermare le battaglie legali”.
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Dopo aver evocato che “forse, solo forse, le cose possano tornare a una traiettoria ottimistica di riabilitazione e riconciliazione”, i legali della famiglia Biran hanno augurato al “piccolo Eitan una vita avvolta dall’amore, che cresca su chi riposa, e che conosca bei giorni di pace e tranquillità”.
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La decisione della Corte Suprema israeliana – di ben 17 pagine – stabilisce che Eitan “debba essere riportato in Italia non oltre il 12 dicembre”. Il giudice della Corte Suprema, Alex Stein, ha ricordato che il principio base della Convezione dell’Aja prevede “tolleranza zero verso i rapimenti ed evidenzia la necessità di una restituzione immediata”. “Non è discutibile – ha sottolineato – che il luogo normale di vita del minore sia in Italia dove ha trascorso quasi tutta la sua esistenza”.
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