Anziano “ucciso dall’infermiere e dagli errori dei medici”. L’uomo era in cura ma infermiere e medici gli somministrano troppa morfina
Francesco Piccinin, di 87 anni, avrebbe ricevuto una “siringa mortale” a causa della manomissione della flebo della morfina da parte dell’infermiere. Oltre a questo fatale evento, altri 5 medici sono coinvolti per diagnosi e cure errate.
Dal punto di vista penale troviamo sia dolo che colpa. La condotta dell’infermiere sembra dolosa nella sua manomissione della flebo. I restanti 5 medici dell’ospedale di Garbagnate risponderanno di cooperazione colposa. La procura ha esposto le sue conclusioni nel processo appena cominciato dinanzi alla Corte d’Assise. Lorenzo Pieri, l’infermiere, è imputato di omicidio volontario con l’aggravante dell’uso di sostanze venefiche.
Gli somministrano troppa morfina: l’ipotesi accusatoria
L’arresto di Lorenzo Pieri, imputato per la manomissione della pompa di infusione endovenosa di sedativi di Francesco Piccinin, è avvenuto il dieci ottobre 2020.Nel reparto di pneumologia dell’ospedale Garbagnate l’infermiere avrebbe più volte aumentato la velocità di infusione di mdazolam e morfina. Questa operazione ha portato alla morte dell’87enne alle 16:35 per edema polmonare causato dall’insufficienza respiratoria (a sua volta dovuta al sovradosaggio di morfina). Il paziente era parente acquisito dell’infermiere e pare ci fossero motivi economici dietro la volontà dell’omicidio. Allo stesso tempo, però, pare che le condizioni di Piccinin fossero peggiorate per diversi errori del personale medico.
C’è stata cooperazione colposa?
Il pubblico minister, Nicola Rossato, contesta, oltre l’omicidio volontario, lesioni personali colpose e omicidio colposo. La cooperazione colposa sarebbe intercorsa tra 3 pneumologi, il primario del reparto e l’anestesista. Il primario di pneumologia avrebbe errato nel “presupporre un’ingiustificata definizione di irreversibilità delle condizioni cliniche” del ricoverato il 30 settembre per polmonite.
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Per questa presunzione il primario ha agito “optando per l’incongrua instaurazione di una terapia palliativa congiuntamente a una terapia salvavita”. 2 pneumologi avrebbero “omesso di valutare gli esiti della Tac al torace il 5 ottobre e di trattare il versamento pleurico” rilevatovi. Poi, quando il paziente ha avuto una crisi respiratoria durante la notte, l’anestesista avrebbe “omesso di intubarlo e trasferirlo in terapia intensiva”. Il terzo pneumologo di turno, una volta rilevata la manomissione della pompa di infusione, non gli avrebbe invece somministrato i farmaci antidoti del sovradosaggio.