La votazione per l’approvazione della modifica è prevista per il 29 novembre. Il consigliere della Lega, Enrico Andreucci Florio:«Nei fatti non cambierà nulla», ma per l’opposizione è una scelta «discriminatoria»
Se non c’è matrimonio, la famiglia non esiste. O almeno è così per quanto concerne il senso che intende conferirle l’amministrazione comunale di Udine nel suo statuto, modificando l’articolo 9, inerente alla Tutela della famiglia. La maggioranza leghista ha approvato tale modifica durante l’ultimo consiglio comunale.
Non c’è ancora l’ok a questa decisione, dato che il voto è previsto per il 29 novembre e che tuttavia ci vorrà una maggioranza qualificata, ma intanto solo la modifica è stata sufficiente per scatenare la polemica. Secondo il consigliere comunale della Lega Enrico Andreucci Florio, si tratta di un’aggiunta che è una «dichiarazione di principio, ma non di esclusione e che, quindi, avrà riflessi effettivi nella comunità, perché tutto quello che è un diritto garantito attraverso le leggi, non sarà mai negato a nessuno».
Ciò vorrebbe dire che di fatto non cambierà nulla per chi, anche se non sposato con il compagno o la compagna, vorrà chiedere la Carta o lo Stato di famiglia. Ma l’opposizione non la pensa così, e c’è molta tensione. Il centrosinistra aveva chiesto di ripristinare la formula attuale, senza definizioni di alcun genere. «Vi chiedo di essere aperti a una società che cambia e di approvare uno Statuto in grado di dare risposte a tutti, senza lasciare fuori qualcuno», aveva detto Carlo Giacomello.
«La Lega lavora solo per dividere, è incapace di rappresentare la comunità nella sua globalità. Questa decisione è fortemente discriminatoria ed è contraria alla sensibilità di Udine, città europea che ha storicamente sempre incluso. Siamo la città di Loris Fortuna», ha detto Federico Pirone.
Sulla questione è intervenuto l’ex sindaco di Udine Furio Honsell, dicendo che si tratterebbe di una «strumentalizzazione ideologica». Per “l’istituzione Comune, la famiglia è quella anagrafica, e quindi comprende sì le persone sposate, ma anche quelle unite da vincoli di altro tipo, quali le unioni civili, la parentela, l’affinità, l’adozione. Citare soltanto il nucleo familiare fondato sul matrimonio è un qualcosa che discrimina e che non può far altro che far sentire alcuni cittadini diversi», ha proseguito Honsell.
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Secondo il presidente di Arcigay Friuli, Luca Vida:«qualora questa modifica passasse, si tratterebbe di un ulteriore passo indietro, tanto da non credere di essere davvero in prossimità dell’anno 2022. È così assurdo, che ancora oggi si debba dibattere nei Palazzi sul concetto di famiglia. La società civile è, da sempre e al giorno d’oggi più che mai, rappresentata da formazioni familiari eterogenee, anche non fondate sul matrimonio: coppie conviventi (anche eterosessuali), famiglie con un genitore solo, famiglie omogenitoriali, nuclei di persone che decidono di vivere assieme assistendosi reciprocamente… tutte queste formazioni sociali possono paradossalmente rientrare nello stato di famiglia presso l’anagrafe comunale.
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Difficile pensare che non vi siano motivazioni discriminatorie. Questa stessa giunta ha scelto, tra le primissime azioni dal suo insediamento, di far uscire la città di Udine dalla rete Ready, la Rete nazionale delle Pubbliche amministrazioni anti discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere», ha chiosato.