«Schiaffeggiare la moglie non è violenza»: così 40% italiani giustifica percosse e abusi sessuali

Sono questi i dati sconvolgenti emersi da uno studio demoscopico di Astra Ricerche alla vigilia della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne

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Secondo uno studio condotto da Astra Ricerche con Rete antiviolenza di Milano e Gilead Sciences Italia, «schiaffeggiare la moglie non è violenza» per un italiano su 4. Questi dati sconvolgenti emergono proprio alla vigilia del 25 novembre, data della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne. Quello che sciocca ancora di più è che a giustificare percosse e abusi sessuali, soprattutto in famiglia, siano persino le donne stesse.

Si tratta di numeri tragici: l’89% delle donne è vittima di violenza da parte di un familiare e il 74% degli aggressori sono mariti, conviventi, fidanzati o ex e il 68% di costoro sono italiani. Tuttavia, tre persone su dieci, secondo il sondaggio, non ritengono violenza «dare uno schiaffo alla partner se lei ha flirtato con un altro».  A pensarla così tra le donne è il 20%, mentre il 40% per gli uomini. Un italiano su tre non ritiene che sia violenza forzare la partner a fare sesso con lui se lei non ne ha voglia. È il pensiero di quattro uomini e tre donne su dieci.

Un italiano su quattro ritiene che non sia violenza «commentare un abuso fisico subito da una donna affermando che è meno grave perché gli atteggiamenti di lei, il suo abbigliamento o aspetto comunicavano che era disponibile». Questo è il pensiero soprattutto degli uomini (30%), ma anche del 20% delle donne.

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Poco meno del 40% delle donne, come riporta una ricerca Ipsos per WeWorld, è consapevole di essere stata vittima di una qualche forma di molestia almeno una volta nel corso della propria esistenza. Il 70% delle lavoratrice è stata vittima di discriminazioni sul lavoro, e oltre il 40% dice di aver subito forme di molestie in un rapporto sentimentale e familiare. Dall’inizio del 2021 ci sono stati 103 femminicidi, e cresce la percentuale delle donne che denunciano. Nel frattempo, il piano triennale anti violenza ha subìto uno stop dal 2020 (era scaduto) e non lo hanno ancora rinnovato.

«Numeri che raccontano di un’Italia patriarcale, in cui c’è ancora tanto da fare in termini di informazione e sensibilizzazione. Una questione culturale che non è appannaggio dei soli uomini, ma che riguarda anche le donne», spiegano gli autori dello studio. «Il quadro generale che emerge,  è quello di un’Italia ancora ancorata su certi retaggi, ma consapevole che la violenza di genere esiste ed è una questione prioritaria da affrontare. Lo dimostra il dato sulla percezione della parità di genere, definita come ‘condizione nella quale donne e uomini ricevono pari trattamenti, con uguale facilità di accesso a risorse e opportunità, indipendentemente dal loro genere sessuale’: solo per il 18,8% degli intervistati la parità di genere in Italia è reale, pienamente raggiunta», ha detto Cosimo Finzi, direttore AstraRicerche.

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«Sulle modalità per combattere il fenomeno della violenza gli italiani optano per la soluzione “culturale”: promuovere conoscenza e rispetto delle donne nelle scuole, di ogni ordine e grado. Al secondo posto inseriscono l’intervento sul welfare pubblico: orari di lavoro, offerta di servizi, sussidi per l’acquisto di servizio di asilo nido, riconoscimento del lavoro domestico.

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A seguire, i percorsi di empowerment femminile per le vittime di violenza quali sostegno psicologico, attività sull’autostima e la consapevolezza, supporto al reinserimento lavorativo e nella società (17,1% e 53,2%) e, infine, una legge che renda obbligatorio un periodo di paternità di 2-3 mesi (9,1% e 26%)», concludono gli esperti.

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