JK Rowling ha detto la sua sulle minacce di morte ricevute e il biasimo di colleghi, editori e amici. L’autrice rivendica la sua libertà di parola.
JK Rowling ha sopportato il biasimo di colleghi, editori, attori e anche i divi da lei creati, ma c’è un limite a ciò che l’autrice è disposta ad accettare in silenzio. Di fronte alla decisione di tre giornalisti attivisti-trans di pubblicare sui social la fotografia della villa dove abita con il marito e i figli, l’autrice di Harry Potter ha rivendicato la libertà di parola e opinione e puntato il dito contro chi nel nome della correttezza politica e dell’inclusione vuole togliere la voce a chi si esprime a favore dei diritti delle donne biologiche.
«Non so cosa credevano di ottenere», ha precisato Rowling citando i nomi dei responsabili, «ma ormai ho ricevuto così tante minacce di morte che potrei tappezzarci la casa». All’autrice non fa più tanta impressione essere presa di mira, perché si sente protetta dall’affetto di tanti lettori e seguaci, che sui social hanno subito denunciato la fotografia, e dalla polizia scozzese, ma che dire di tutte le donne che invece non più isolate? «Nell’arco degli ultimi anni ho guardato con sconcerto il caso di Allison Bailey, Raquel Sanchez, Marion Miller», tutte “cancellate” un po’ come lei, sino a tempi recentissimi e a Kathleen Stock, la professoressa di filosofia dell’università del Sussex costretta a dare le dimissioni perché, come Rowling, sostiene che sia sbagliato che il concetto di «genere» sostituisca completamente quello di «sesso biologico».
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«Nessuna di queste donne è protetta nel modo in cui lo sono io. Assieme alle loro famiglie sono state messe in uno stato di paura e angoscia», ha precisato la Rowling. «Forse il modo migliore di dimostrare che il vostro movimento non è una minaccia per le donne è di smettere di seguirci e di molestarci», ha proseguito. Sui social diverse donne e associazioni trans si sono schierate dalla sua parte, dichiarandosi contrarie a intimidazioni di ogni tipo, ma nel Regno Unito difendere i diritti delle donne biologiche separatamente da quelli delle donne trans rimane un campo minato, sebbene anche il portavoce del primo ministro Boris Johnson si sia espresso a favore di Rowling.
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«Nessun individuo dovrebbe essere preso di mira in questo modo. Crediamo che tutti abbiamo il diritto di essere trattati con dignità e rispetto e di condividere le proprie vedute», ha precisato il portavoce del primo ministro Boris Johnson. Se da una parte il suo intervento sui diritti di donne trans e biologiche, che risale al giugno 2020, è stato candidato a un premio di filosofia dedicato a Bertrand Russell, dall’altra la Rowling è stata pubblicamente criticata dalla casa editrice Bloomsbury, che ha dato i natali a Harry Potter, e non è stata inclusa nei festeggiamenti dei 20 anni dall’uscita del primo film della fortunatissima serie.
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