A Cagliari è stata smantellata una vasta associazione nigeriana dedita alla tratta di persone e allo sfruttamento della prostituzione. Su 122 persone coinvolte, sono 40 gli arrestati, mentre in tutto sono 51 le ragazze nigeriane salvate dall’incubo.
Circa seicento Finanzieri del Comando Provinciale di Cagliari e del Servizio Centrale Investigativo Criminalità Organizzata (Scico) hanno dato vita, dalle prime ore di oggi, a un’importante operazione di arresti e perquisizione in diverse regioni italiane. Tale attività è il risultato di una complessa indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari, condotta nei confronti di un’associazione per delinquere di matrice nigeriana, finalizzata al riciclaggio internazionale di capitali illeciti e all’esercizio abusivo di attività di prestazione di servizi di pagamento. Quaranta le persone arrestate, per i reati – a vario titolo e in concorso tra loro – di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, contro la libertà individuale e di sfruttamento della prostituzione, con l’aggravante della transnazionalità.
Sottomesse e sfruttate dai propri connazionali
Secondo quanto è possibile leggere dalla nota della Guardia di Finanza, “un primo filone investigativo è originato dall’acquisizione di informazioni, successivamente corroborate con l’acquisizione di una denuncia di una donna introdotta clandestinamente in Italia, concernenti l’esistenza di un’estesa rete di persone, operanti tra la Nigeria e l’Italia”. I soggetti avrebbero dunque reclutato e introdotto in Italia 41 ragazze, che costrette a prostituirsi venivano poi vessate, sottomesse e poste in uno stato di vulnerabilità psicologica attraverso riti “voodoo”, a garanzia del debito contratto per arrivare nel nostro Paese.
“Giovani donne nigeriane, a fronte delle promesse di opportunità lavorative nel nostro Paese, ad assumersi ciascuna debiti, anche di 25, 50mila euro, compreso le spese del viaggio verso l’Italia”, viene infatti evidenziato dalla nota. Debiti, questi, che le vittime avrebbero dovuto saldare per ottenere “in cambio la libertà ed evitare conseguenze lesive per loro stesse e i propri familiari in Nigeria”. In particolare, a gestire il traffico e lo sfruttamento delle giovani era “una struttura reticolare suddivisa su tre gruppi criminali radicati, rispettivamente, in Sardegna (nel cagliaritano), in Piemonte (nel torinese), in Emilia Romagna (nel ravennate), ma con operatività estesa in altre aree italiane e transnazionale (in Nigeria, Libia e Germania), dediti alla commissione dei reati innanzi indicati”. Le vittime, invece, sono “50 donne nigeriane, reclutate e condotte da propri connazionali dalla Nigeria”.
LEGGI ANCHE: Violenza sulle donne, il numero per chiedere aiuto sugli scontrini: l’iniziativa “Insieme contro la violenza”
Non tutte le giovani venivano però obbligate a prostituirsi: 9 di loro, infatti, erano costrette all’accattonaggio in aree cittadine dove gli indagati avevano organizzato “postazioni di lavoro”. Le vittime, tuttavia, erano sotto il controllo delle “madame” o dei “sister/brother”, che oltre ad occuparsi dello sfruttamento delle connazionali si occupavano anche della riscossione del pagamento di un “canone” mensile di 150 euro. Il denaro, secondo quanto scoperto dalla Guardia di Finanza e dalla procura di Cagliari con il contributo della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, veniva nascosto nei pacchi di pasta o nei manici dei trolley, e veniva riciclato prevalentemente con investimenti immobiliari da realizzare in Nigeria mediante l’utilizzo di corrieri “portavaligie”, ricariche su carte prepagate e canali di money-transfer.
LEGGI ANCHE: Enrico Varriale, per i giudici “prove schiaccianti”: giornalista finisce a processo per stalking
Inoltre, secondo quanto si apprende dalla nota, attraverso le complesse indagini sono stati individuati 7 centri hawala e ricostruiti trasferimenti di valuta per oltre 11 milioni di euro, effettuati dall’Italia alla Nigeria. Con l’attivazione del dispositivo di contrasto valutario dei Reparti del Corpo è stato quindi possibile controllare 44 corrieri in partenza da scali aeroportuali italiani in 86 diverse occasioni, ed è stato monitorato il “passaggio” di circa un milione e 800mila euro. Sequestrate, poi, somme per 712mila euro, mentre sono state applicate sanzioni amministrative per mezzo milione di euro.