A San Felice a Cancello, una villetta era esplosa e due coniugi, Mario e Giuseppina, erano morti. I due avevano avuto un presagio.
La storia di Mario e Giuseppina è quella di due coniugi travolti dalla macerie. La 74enne è morta nella notte in ospedale, ieri invece è stato recuperato il cadavere del marito. I due erano sempre uniti: passeggiavano mano nella mano e non si separavano mai.
“Mario e Giuseppina erano l’uno lo sguardo dell’altra”, questo il pensiero sulla coppia di anziani morta a seguito dell’esplosione della villetta dove abitavano. Il parroco della chiesa Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, nella frazione di Cancello Scalo, don Giuseppe De Rosa, è stato informato che Giuseppina non ce l’ha fatta. Nella notte, per le ferite e gravi ustioni riportate, la 74enne è deceduta in ospedale.
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«Non diciamo però che Dio ha voluto così», premette Don Giuseppe commosso. «Non è che le disgrazie sono attribuibili al volere del Signore. Anche se mentre pregavo perché Giuseppina almeno potesse salvarsi mi chiedevo: come farà a sopravvivere a un dolore così grande? Vivono talmente in simbiosi». Il sacerdote ha appena sentito al telefono uno dei figli, Pasquale: «Mi ha confermato la notizia atroce che girava in paese dalle prime luci dell’alba, non volevo crederci. Mario e Giuseppina erano una parte di me, della mia parrocchia. Della nostra comunità. Mario aveva le chiavi della parrocchia, era la mia quotidianità. Accanto a me quando dicevo messa, pronto a pagarmi le bollette. A tenermi a posto la contabilità. E Giuseppina? Lei faceva parte del gruppo di aiuto, faceva le pulizie in chiesa».
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Mario e Giuseppina erano una coppia molto conosciuta. In Paese ricordano: «Dicevano spesso: moriremo insieme» e il destino sembra averli ascoltati. In questi ultimi giorni erano intenti a preparare le manifestazioni per il Natale, sia in parrocchia che per le associazioni cittadine. L’un per l’altro, sempre evidentemente. E per sempre. Avevano entrambi 74 anni, ma lo spirito era quello di due giovani: Giuseppina trascorreva parte della sua giornata in palestra, faceva arti marziali. E Mario si preoccupava, da solo, in parrocchia di spostare banchetti e colonne. «Gli dicevo sempre di stare attento- racconta don Giuseppe – . E lui: mi stai chiamando vecchio? Non è perché hai quarant’anni che sei più forte».
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