Il 18 ottobre scorso Gualtieri è diventato sindaco di Roma e da allora si parla solo di come ripulirà la città. E la disoccupazione?
Ripulire le strade e metterle in sicurezza, completare le grandi opere rimaste finora incompiute, trovare una soluzione allo smaltimento dei rifiuti della Capitale, rendere efficienti i trasporti pubblici. Sono tutte priorità urgenti per il nuovo sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, eletto al secondo turno lo scorso 18 ottobre. Criticità che senza dubbio devono essere risolte tutte, e in fretta. Tuttavia c’è qualcosa che il primo cittadino sembra essersi dimenticato. Qualcosa contro cui la città – e insieme il resto del Paese – lotta dal 2009 e che probabilmente le conseguenze della pandemia contribuiranno a incrementare. Si tratta del lavoro, o meglio della sua mancanza. Il tasso di disoccupazione negli ultimi dieci anni è peggiorato per tutti: sia uomini che donne, dai 18 anni all’età pensionabile. Ma vediamo nel dettagli i numeri di questa emergenza, per cui Gualtieri si dovrà impegnare con le unghie e con i denti. Riportare il lavoro a Roma è l’obiettivo.
Il tasso di disoccupazione tra i 18 e i 29 anni
La prima fascia d’età da prendere in considerazione per capire il funzionamento di un’amministrazione è quella giovanile. Cosa succede ai maggiorenni che si affacciano per la prima volta al mondo del lavoro? I numeri sono più alti rispetto a ogni altro periodo. Dieci anni fa, nel 2011, il tasso di disoccupazione giovanile era al 23,7. Nel 2020 – ultimi dati Istat disponibili – invece siamo al 24,0. Potrebbe sembrare uno sbalzo di poco conto, vista la differenza di solo 0,3. Eppure in realtà nel corso degli anni la situazione è prima peggiorata largamente (27,4 nel 2012; 29,8 nel 2013; 33,2 nel 2014; 31,5 nel 2015; 27,7 nel 2016; 26,0 nel 2017; 24,7 nel 2018), toccando un picco di disoccupazione al 33,2 nel 2014, per poi risollevarsi nel 2019. Quell’anno il tasso di disoccupazione si era ridotto al 21,4. Significa che nel giro di un solo anno, il tasso ha fatto un balzo del 2,6.
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Il tasso di disoccupazione tra i 25 e i 34 anni
I numeri migliorano con l’accrescere dell’età. Ma restano in ogni caso in peggioramento rispetto a dieci anni fa. Nel caso dei giovani adulti tra i 25 e i 34 anni il tasso di disoccupazione di dimezza. L’andamento dei dati è simile a quello dei ragazzi fino ai 30 anni. Dalla base dell’11,8 del 2011, i numeri prima salgono e poi scendono di nuovo (14,1 nel 2012; 15,2 nel 2013; 16,9 nel 2014; 17,2 nel 2015; 15,5 nel 2016; 14,1 nel 2017; 15,1 nel 2018; 14,6 nel 2019). Il picco, stavolta, si incontra nel 2015: tasso di disoccupazione al 17,2. Nel 2020 il tasso è arrivato al 14,2: un miglioramento rispetto all’anno precedente, ma un peggioramento rispetto al passato più remoto. Dal 2011 al 2020, la disoccupazione è cresciuta del 2,4.
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Il tasso di disoccupazione dai 35 anni in su
Infine arrivano gli adulti e le persone di mezza età. Stesso discorso rispetto alle fasce d’età: i numeri degli adulti si dimezzano rispetto a quelli dei giovani adulti. In questo caso la crescita è stata dello 0,8 nel giro di dieci anni. Il tasso di disoccupazione tra gli over 35 è passato dal 5,4 del 2011 al 6,2 del 2020. Diversamente dalle altre fasce d’età, tuttavia, è l’unica in cui non c’è stato un calo da un anno all’altro. Anzi. La disoccupazione dal 2019 al 2020 è migliorata dello 0,5. Anche per questa fascia d’età vale il discorso del picco, registrato – prima di tutti – nel 2013: tasso al 7,6. Gli anni precedenti era in crescita, i successivi in calo (6,6 nel 2012; 7,6 nel 2013; 7,5 nel 2014; 7,1 nel 2015; 6,5 nel 2016; 6,8 nel 2017; 7,3 nel 2018; 6,7 nel 2019).