Infettivologo Covid, “in ospedale tanti che potevano fare monoclonali”

Infettivologo Covid, “in ospedale tanti che potevano fare monoclonali”

L’infettivologo covid, Massimo Puoti (dell’ospedale Niguarda di Milano) afferma “se positivi pur vaccinati parlate col medico, oggi strutture impegnate su arretrato e ridurre ricoveri aiuta”.

Infettivologo Covid, in ospedale tanti che potevano fare monoclonali 1280 - meteoweek.com

“Una cosa che fa rabbia è che tante persone oggi vengono ricoverate, ma potevano fare i monoclonali mentre erano all’inizio della malattia Covid. Purtroppo succede qualcosa per cui arrivano in ospedale quando è troppo tardi. Perciò lancio un messaggio: quando si scopre la positività a Sars-CoV-2, anche da vaccinati, occorre contattare il proprio medico di famiglia o i reparti di Malattie infettive per verificare se c’è l’opportunità di fare i monoclonali. Chi ha sopra i 75 anni li può fare, e tutta una serie di altri soggetti. E riducono le ospedalizzazioni del 50%”. Ad affermarlo all’Adnkronos Salute è Massimo Puoti, alla direzione del reparto Malattie infettive dell’ospedale Niguarda a Milano.

Gli anticorpi monoclonali, a cui fa riferimento l’infettivologo covid, sono proteine create in laboratorio che imitano la capacità del sistema immunitario di combattere i virus.

Gli arretrati degli ospedali secondo l’infettivologo covid

“Evitare le ospedalizzazioni è importante per due motivi. Significa avere meno persone che stanno male, ma anche riuscire a far funzionare gli ospedali e non dirottarli su Covid-19. Ad oggi le strutture stanno cercando di recuperare l’arretrato che si è accumulato durante l’emergenza pandemica. In Lombardia si sta cercando di fare un 5% in più di interventi chirurgici rispetto a quelli del 2019″, anno pre-Covid.”

Leggi anche: Kyle Rittenhouse e lo spargimento di sangue per le strade di Kenosha

“E si sta cercando di avere le stesse prestazioni ambulatoriali del 2019, con grosso sforzo di tutti. Lavoriamo il sabato pomeriggio fino a tardi, sia i medici che gli infermieri sono impegnati su questo fronte – assicura lo specialista – Ma se, per esempio nel nostro ospedale, oltre agli 8 letti di rianimazione che usiamo per questi pazienti ne dobbiamo aprire altri 6 o 7, va a finire che non ci sono i rianimatori per seguire gli interventi chirurgici in elezione. Ed è una cosa che si ripercuote su tutti.”