Sono quattro le regioni italiane a rischio zona gialla a causa dell’aumento dei contagi da Covid-19, un incremento che ancora non raggiunge i picchi osservati in altri Paesi ma che, nella sua costanza, inizia a preoccupare le autorità sanitarie e la politica. Per questo ripartono le raccomandazioni alla cautela. All’orizzonte, un Natale per il quale non sono escluse restrizioni in caso di aumento eccessivo di contagi Covid.
Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Valle d’Aosta e Liguria: sono queste le quattro regioni che registrano un particolare aumento dei contagi e intravedono un rinnovato rischio zona gialla. Nel bollettino di ieri erano 5.144 i nuovi contagi registrati nelle ultime 24 ore e 44 i morti. A preoccupare non è tanto il numero di morti in relazione ai contagi (che grazie ai vaccini riesce a mantenersi contenuto), ma il numero di ospedalizzazioni che, in presenza di una massiccia diffusione del virus, potrebbe salire fino a una soglia critica. Per questo si inizia a sondare il terreno per comprendere i trend, capire cosa ci aspetterà nelle prossime settimane, soprattutto in vista delle prossime vacanze di Natale. “Natale sarà sicuramente molto meno ‘ristretto’ dell’anno scorso, ma il buon senso ci dice che ci si deve attrezzare perché la pandemia non è finita. Anche per queste festività natalizie, pranzi familiari troppo affollati devono essere evitati. Attenzione e buon senso. Un po’ più di tranquillità ci può essere nelle famiglie dove sono tutti vaccinati” dice all’Adnkronos Salute Massimo Galli, già docente di Malattie infettive all’università Statale di Milano.
Sembrano tornare ancora una volta, dunque, gli appelli alla responsabilità, soprattutto nella gestione dei contatti: secondo Galli “chi si ritrova in casa persone particolarmente vulnerabili deve avere le necessarie attenzioni. E’ un appello al buon senso“. Più perentorio Matteo Bassetti, primario del reparto di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, che di fronte all’ipotesi di nuove restrizioni non lascia spazio ad ambiguità: “Giù le mani dal Natale: nessuno osi minimamente mettere limitazioni per le feste“, ribadisce ad Adnkronos, sottolineando come le uniche restrizioni debbano riguardare i non vaccinati.
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“Dobbiamo tutelare tutti quelli che si sono immunizzati per salvare anche il Natale e hanno dimostrato di essere dei bravi cittadini. Chi invece non l’ha fatto è giusto che venga limitato in alcune attività anche durante le feste: penso quindi ai ristoranti, ai locali, ai cenoni, ai teatri, ai cinema“, ripete Bassetti. Ma al di là di singole valutazioni sui destinatari di eventuali restrizioni, è il virologo Francesco Menichetti, già primario di Malattie infettive all’ospedale di Pisa, a spiegare perché – a livello numerico – i prossimi mesi dovrebbero preoccuparci: “Siamo al limite. Con questo ritmo a Natale arriveremo a 25-30mila contagi” da Covid-19 “al giorno e alla saturazione delle terapie intensive, ovvero al superamento della soglia del 10%. Subito dopo Natale – dice all’Adnkronos Salute – potremmo superare anche la soglia del 15% delle degenze ordinarie“. Anche in questo caso, seppur in termini aritmetici, sono chiamati in causa i non-immunizzati: “Noi abbiamo 7 milioni di non vaccinati, abbiamo vaccinato il 79% della popolazione ovvero l’84% dei vaccinabili; però se di questi 7 milioni” di non immunizzati “si infetta il 5-10%, noi potremmo avere tra i 350mila e i 700mila infetti. Degli infetti vanno a finire in ospedale all’incirca il 2,5% e anche la stima più conservativa ci porta a 9-10mila ricoveri“.
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Insomma, abbiamo fatto tanto con la campagna di vaccinazione, i non-vaccinati sono ormai una minoranza ma abbastanza ampia da mettere in crisi la tenuta del sistema sanitario in caso di contagio. A tutto questo si aggiunge un progressivo diminuire della protezione fornita dai vaccini nel corso dei mesi, che ha spinto autorità sanitarie e governo a iniziare a parlare di terza dose. E infatti Menichetti aggiunge: “Considerando che la campagna per la terza dose è rivolta a decine di milioni di persone mentre l’offerta vaccinale per i bambini nella fascia 5-11 anni non si attiverà prima di dicembre, riusciremo ad arrivare a numeri di immunità intorno al 88-90% solo verso marzo-aprile. Ergo l’invito è quello alla massima prudenza nei comportamenti e ad una adesione alla vaccinazione“. Tuttavia i buoni comportamenti non basteranno, se la politica non si accingerà a fornire davvero l’ultimo input per avviare la campagna di vaccinazione verso numeri ancor più consistenti. “Senza ulteriori infingimenti perché tutti ne parlano compresi membri autorevoli del Cts, bisogna limitare il certificato verde ai vaccinati e ai guariti. Lo facciano senza perdere tempo, affinché il panettone non diventi indigesto e la befana non sia di carbone scuro senza caramelle“, ribadisce il virologo.
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Al momento il governo frena ancora sull’introduzione dell’obbligo vaccinale, ma il ministro della Salute Roberto Speranza chiede di di “insistere su richiami, prime dosi e comportamenti corretti” per “limitare eventuali misure” restrittive. Poi però ribadisce: al momento ricoveri e terapie intensive restano sotto controllo. Un’eventuale stretta sarà presa in considerazione solo a dicembre, quando si valuterà la situazione contagi in vista del Natale. Al momento, insomma, il mantra è sempre quello: anche il Natale “dipende dai nostri comportamenti e dalla campagna di vaccinazione“. Intanto, però, il governo inizia a valutare alcune ipotesi di intervento per evitare i rischi legati all’arrivo del Natale. Stando a quanto riportato da Tgcom24, al vaglio potrebbe esserci la possibilità di ridurre la validità del Green Pass da 12 a 9 mesi, oltre alla ben più radicale ipotesi di escludere i tamponi dal certificato verde.
Ad avanzare la proposta sarebbe stato il consulente del ministero della Salute Walter Ricciardi, che suggerisce di legare il Green Pass esclusivamente ai vaccini o al superamento dell’infezione. Nei posti di lavoro invece resterebbe valida l’opzione del tampone negativo. Al momento l’esecutivo ribadisce di non voler prendere in considerazione modifiche sostanziali di questo tipo, ma appare evidente che con l’avvicinarsi del Natale e il peggiorare della situazione pandemica, si potrebbe tornare a parlare di queste ipotesi. A meno che non si vogliano introdurre, ancora una volta, restrizioni alle attività e alla libertà di circolazione. Ma a quel punto, l’80% di vaccinati potrebbe avere qualcosa da ridire.
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