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Politica

Bielorussia, l’Ue estende le sanzioni e Lukashenko avverte: “Combatteremo”

Il Consiglio Ue, nel corso della riunione dei ministri degli Esteri dei 27 Stati membri, ha deciso di estendere il regime di sanzioni nei confronti della Bielorussia; durissima la reazione del presidente bielorusso Lukashenko, che risponde: “Combatteremo. Abbiamo raggiunto il limite“. 

MeteoWeek.com (Photo by Alexei Danichev/Host Photo Agency/Ria Novosti via Getty Images)

La situazione di crisi al confine tra Bielorussia e Polonia sembra destinata a un’escalation di tensione. Di fronte alla strategia del presidente bielorusso Lukashenko, infatti, l’Ue sembra voler optare per una risposta ferma, che sta ottenendo risultati contrastanti: da un lato persiste il tentativo di fare pressione per fermare i percorsi che consentono ai migranti provenienti dal Medio Oriente di giungere al confine con la Polonia con la collaborazione del governo bielorusso; dall’altro l’Ue avanza con la minaccia di nuove sanzioni. La prima strategia dell’Ue sembra sortire buoni risultati: venerdì la compagnia Turkish Airlines ha annunciato che avrebbe smesso di vendere biglietti a siriani, iracheni e afghani sui voli tra Turchia e Bielorussia, mentre Belavia – la compagnia di Stato bielorussa – ha annunciato misure simili. Il giorno seguente la compagnia aerea privata siriana Cham Wings ha deciso di sospendere i voli tra Damasco e Minsk.

Abbiamo il dovere umanitario di fermare le persone dall’essere strumentalizzate dai trafficanti bielorussi”, aveva commentato su Twitter Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione Europea. Tant’è che proprio nella giornata di oggi, lunedì 15 novembre, i ministri degli Esteri dei Paesi europei si sono riuniti a Bruxelles per discutere dell’applicazione di ulteriori sanzioni a danno della compagnia Belavia, accusata di essersi prestata a quella che è stata definita una vera e propria “tratta degli esseri umani”. Ebbene, ormai è ufficiale: l’Ue ha deciso di approvare l’estensione del regime di sanzioni nei confronti della Bielorussia.

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La Bielorussia e l’estensione delle sanzioni Ue

MeteoWeek.com (Photo by Leon Neal/Getty Images)

Il regime sanzionatorio è stato modificato con una decisione del Consiglio e un regolamento del Consiglio, che ampliano i criteri di iscrizione su cui basare le designazioni specifiche. L’Ue potrà ora prendere di mira individui ed entità che organizzano o contribuiscono ad attività del regime di Lukashenko che facilitano l’attraversamento illegale delle frontiere esterne dell’Ue”, si legge in una nota. “Questa decisione riflette la determinazione dell’Unione europea a resistere alla strumentalizzazione dei migranti a fini politici. Stiamo respingendo questa pratica disumana e illegale. Al tempo stesso continuiamo a sottolineare l’inaccettabile repressione in atto da parte del regime contro la propria popolazione e noi risponderemo di conseguenza”, chiosa l’Altro Rappresentante Ue per gli Affari Esteri Josep Borrell. La misura era stata anticipata prima dell’inizio del Consiglio dallo stesso Borrell, che aveva parlato di sanzioni “per includere altre persone, compagnie aeree e agenzie di viaggi coinvolte in questa situazione illegale sui migranti“.

Poi Borrell aveva specificato: “Non parleremo di alcuna azione militare. Ieri ho avuto una serie di telefonate con i ministri polacco, lituano e bielorusso, e anche con il segretario generale delle Nazioni Unite per preparare l’incontro. Al ministro bielorusso ho detto che la situazione è inaccettabile e che va risolta fermando il flusso e i voli” di migranti. Al momento, stando a quanto emerso dalle parole del portavoce capo dell’esecutivo Ue Eric Mamer, la Commissione europea sta “raccogliendo prove” per stabilire se “altre compagnie aeree oltre a Belavia debbano essere sanzionate”. La situazione sembra preoccupare anche e soprattutto la Lettonia, che teme il sodalizio tra Russia e Bielorussia. A ribadirlo sarebbe stato lo stesso ministro degli Esteri Gabrielius Landsbergis, che si è detto “molto preoccupato sulla situazione in Bielorussia, dobbiamo fare in modo che l’aeroporto di Minsk diventi una no fly-zone e che nessun aereo con a bordo migranti vi possa atterrare. Ma allo stesso tempo dovremo dare un passaggio sicuro alle persone che si trovano già in Bielorussia per poter tornare nei loro Paesi. Infine dovremo discutere sul futuro del regime bielorusso”.

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La dura reazione di Lukashenko

MeteoWeek.com (Photo by Irek Dorozanski/Polish Ministry of National Defence via Getty Images)

E di certo non tranquillizzano le reazioni del presidente della Bielorussia Lukashenko, che di fronte all’estensione di nuove sanzioni ha deciso di alzare ancora di più i toni. Citato dall’agenzia di stampa Belta e ripreso dai media russi, Lukashenko avrebbe affermato: “Ci spaventano con le sanzioni. Ok, vediamo. Pensano che scherzi, che abbia parlato e basta. Niente del genere. Ci difenderemo. Non arretreremo”. In merito ai rimpatri, poi, il presidente bielorusso avrebbe ribadito che la Bielorussia è pronta a rimandare i migranti in patria, ma loro non vogliono partire verso i loro Paesi d’origine. Per questo Lukashenko si dice pronto a trasportare i migranti a Monaco, in Germania, con i jet della compagnia di bandiera Belavia. Poi, a proposito di un eventuale conflitto, avrebbe affermato che non è la Bielorussia a cercarlo. Semmai, dice Lukashenko negando quella che sembra un’esplicita strategia della tensione, è la Polonia che vuole usare questa crisi migratoria per rafforzare il consenso interno.

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I nostri giornalisti e altri traggono conclusioni corrette, ovvero che la Polonia ha bisogno di questo conflitto al giorno d’oggi. Ci sono problemi interni più che sufficienti, problemi con l’Unione Europea”, ha detto durante un incontro con un gruppo di lavoro sul progetto di riforma costituzionale. Insomma, se l’Ue aumenta le sanzioni, Lukashenko non è disposto ad arretrare. Nel frattempo il confine tra Bielorussia e Polonia assomiglia sempre più a una cortina di ferro e i confronti tra i contendenti sono uno sfoggio di muscoli per costringere l’altro a cedere per primo. Eppure, il problema è proprio questo: non si sa mai fino a che punto la voce grossa rappresenti una trovata scenica o il preludio di uno scontro. E forse non lo sanno fino in fondo neanche i leader interessati.

 

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