Isis, arrivano nuove minacce per il ministro degli Esteri Luigi Di Maio: la sua foto è apparsa sulla rivista Al Naba.
Al Naba, rivista dell’Isis, torna a minacciare l’Italia e Luigi Di Maio pubblicando sul proprio sito una foto del ministro degli Esteri. Lo scatto risale al vertice della coalizione anti-Daesh tenutosi in giugno a Roma. Nell’articolo, dal titolo “Perché il Califfato li spaventa” si fa anche accenno alla “conquista di Roma”. Già a luglio il titolare della Farnesina aveva ricevuto minacce sulla stessa rivista.
Minacce al ministro Di Maio: “Chi tocca Luigi tocca ognuno di noi”
“Sono vicino a Luigi Di Maio per le gravissime minacce ricevute dai terroristi Isis. Non ci fanno paura: il suo impegno, al servizio del Paese e della stabilità internazionale, non sarà scalfito da atti intimidatori. Chi tocca Luigi tocca ognuno di noi“, così scrive su Twitter l’ex premier Giuseppe Conte in solidarietà al ministro.
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Le reiterate minacce dell’Isis a Luigi Di Maio sono la dimostrazione dell’autorevolezza che il ministro degli Esteri ha fatto guadagnare al nostro Paese in questi anni di impegno alla guida della Farnesina. “Atti intimidatori come questo non scalfiranno Luigi, ma saranno per lui uno sprone per andare avanti con maggiore determinazione. Non possiamo e non dobbiamo farci intimidire. Noi continueremo a essere al fianco del nostro ministro e a sostenere il suo impegno al servizio degli italiani”, queste le parole della vicepresidente del Consiglio regionale della Campania e capogruppo regionale M5S Valeria Ciarambino.
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A distanza di quattro mesi dalle minacce al ministro degli Esteri, la rivista dell’Isis Al Naba torna a prendere di mira Di Maio. Sul periodico sono apparse altre frasi intimidatorie, accostate al riferimento della conquista di Roma. In questa occasione, però, c’è un elemento inedito: per la prima volta viene diffusa anche la fotografia di Di Maio, ritratto nella plenaria del vertice del giugno scorso, accanto al segretario di Stato Usa Antony Blinken. In ambienti della sicurezza la diffusione della foto viene considerata un chiaro segnale “minatorio” nei confronti del ministro.