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Politica

Crisi migranti con Bielorussia, Putin: “Polonia infrange ideali umanitari dell’Ue”

Mentre sale la tensione sul confine tra Bielorussia e Polonia, il presidente russo Vladimir Putin smentisce ogni tipo di coinvolgimento nella crisi dei migranti alimentata da Aleksandr Lukashenko: “Voglio che tutti sappiano che noi non abbiamo nulla a che fare con questo. Tutti cercano di buttare qualche responsabilità su di noi in ogni caso“, avrebbe ribadito Putin, indirettamente accusato di aver spalleggiato il presidente bielorusso. Il punto della situazione. 

MeteoWeek.com (Photo by Burak Kara/Getty Images)

Sarebbero circa duemila i migranti bloccati sul confine tra Polonia e Bielorussia, vere e proprie pedine di un braccio di ferro che va avanti da tempo e che negli ultimi giorni ha raggiunto livelli di tensione altissimi: la Bielorussia avrebbe alimentato il flusso migratorio dal Medio Oriente verso la Polonia, con lo scopo di spingere l’Ue a ritirare le sanzioni contro Aleksandr Lukashenko; dall’altro lato, la Polonia guidata dal partito di estrema destra Diritto e Giustizia starebbe utilizzando la crisi migratoria per fini propagandistici, aggirando l’intervento di Frontex e chiedendo, invece, aiuti per la costruzione di un muro. All’interno di questo quadro, il convitato di pietra, la Russia: Vladimir Putin dall’elezione di Lukashenko (nell’agosto 2020) ha rafforzato sempre più il suo sodalizio con la Bielorussia, con lo scopo di renderla un vero e proprio avambraccio della Russia proteso verso l’Ue.

In occasione delle tensioni tra Bielorussia e Ue, infatti, le posizioni di Putin non hanno smentito questa amicizia, nonostante i tentativi di Putin di schivare ogni tipo di accusa. Il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko “non mi ha mai chiesto di interrompere la fornitura di gas all’Europa“, avrebbe affermato durante l’intervista con il giornalista Pavel Zarubin trasmessa sul canale televisivo Rossiya 24. “L’affidabilità della Russia come fornitrice sotto gli attuali e i futuri contratti è fuori discussione”, avrebbe fatto eco il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, aggiungendo che Lukashenko non ha concordato la sua dichiarazione con Mosca. Il riferimento va alla ventilata minaccia del presidente bielorusso sull’interruzione della fornitura di gas naturale, nel caso in cui l’Ue non volesse cedere.

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Migranti, Bielorussia e Putin: il punto

In realtà, il gas proviene dalla Russia e la Bielorussia rappresenta esclusivamente un territorio di passaggio per un quinto della fornitura. Eppure, nel pieno di una crisi energetica che sta già facendo pagare lo scotto in bolletta, tanto è bastato per alzare la tensione a livelli massimi. Ora la Russia ribadisce la sua linea: la fornitura di gas non è in discussione. Poi Putin sottolinea: la Russia “non ha niente a che vedere” con la crisi dei migranti al confine fra Bielorussia e Polonia, cercando di allontanare il sospetto che dietro i voli dal Medio Oriente verso la Bielorussia ci fossero anche compagnie aeree russe. “Voglio che tutti sappiano che noi non abbiamo nulla a che fare con questo. Tutti cercano di buttare qualche responsabilità su di noi in ogni caso. Ma le nostre compagnie aeree non trasportano quelle persone, nessuna delle nostre compagnie lo fa“. Inoltre, “la Belavia non fa volare i migranti, e il perno nell’organizzazione del trasporto è nell’Unione Europea“, ripete Putin. Il riferimento va ai voli che, secondo le prime ricostruzioni, avrebbero favorito l’ingresso di migranti dal Medio Oriente in Bielorussia: Iraqi Airways ha già assicurato che non riprenderà a volare su Minsk, la Turchia ha bloccato l’accesso di iracheni, siriani e yemeniti ai voli diretti in Bielorussia, mentre la compagnia aerea bielorussa Belavia e la Turkish Airlines hanno accolto l’invito a non vendere biglietti di sola andata verso la capitale bielorussa.

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Migranti e Bielorussia, l’affondo politico di Putin

MeteoWeek.com (Photo by CHRISTOPHE PETIT TESSON – Pool/Getty Images)

Eppure, nonostante le dichiarazioni di non complicità, le affermazioni di Putin non perdono occasione per colpire l’Ue, almeno da un punto di vista diplomatico e prettamente politico. A partire dalla Polonia: “Quando al confine tra la Bielorussia e la Polonia le guardie di frontiera e i militari polacchi picchiano questi migranti, sparano con armi da combattimento sopra le loro teste e accendono sirene e luci di notte nei luoghi dove alloggiano, dove ci sono bambini e donne negli ultimi mesi di gravidanza… Ebbene, questo non è proprio in linea con le idee di umanesimo che sono presumibilmente il fondamento della politica dei nostri vicini occidentali“. Effettivamente, le condizioni sul confine si fanno sempre più estreme: di recente la polizia polacca avrebbe rinvenuto il corpo senza vita di un migrante con passaporto siriano proprio al confine con la Bielorussia. Difficile capire quante siano esattamente le vittime, ma le notizie al momento riportano una certezza: non si è trattato di un caso isolato.

Intanto, il confine diventa il luogo di approdo di diversi tipi di truppe, tra cui i bielorussi, i 15mila soldati polacchi, i britannici accorsi in soccorso dei polacchi, e i paracadutisti e forze speciali russi, attivi in esercitazioni militari a Gozha. A peggiorare la situazione, il fatto che le truppe russe sembrano aver raggiunto anche il confine ucraino. Difficile capire se la situazione bielorussa e quella ucraina siano interdipendenti. Intanto l’Alleanza Atlantica fa sapere di rimanere “vigile contro il rischio di ulteriori escalation e provocazioni da parte della Bielorussia ai confini con Polonia, Lettonia e Lituania” e di continuare “a monitorare le implicazioni” della situazione ai confini orientali dell’Ue “per la sicurezza dell’Alleanza”.

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La reazione di Ue e Usa

E proprio a proposito di Alleanza Atlantica, l’apprensione sembra salire anche all’interno della Casa Bianca. “Abbiamo espresso la nostra preoccupazione alla Russia, e fatto lo stesso con la Bielorussia“, avrebbe ribadito il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, prima di partire per Camp David. Quella in atto rappresenta una vera e propria prova del fuoco per il presidente statunitense Biden, che ora necessita di gestire al meglio le crisi in politica estera dopo la disfatta del ritiro in Afghanistan. Un ritiro che – deciso e organizzato in autonomia – ha già incrinato i rapporti con gli alleati Ue. Per non parlare, poi, dello smacco ai danni della Francia con il patto Aukus. Insomma, i rapporti, anche su quel fronte, non sembrano essere al meglio della loro forma. E l’Ue? Mentre Angela Merkel chiede a Putin di intervenire per placare la tensione, a Bruxelles si prepara il Consiglio dei ministri degli Esteri e della Difesa, organizzato per lunedì.

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Intanto i Paesi membri interloquiscono in merito a una proposta anacronistica e esterna alla propaganda (se non proprio ai fatti) che l’Ue ha fornito di sé in questo momento: sono 12 gli Stati Ue che chiedono a Bruxelles il finanziamento per la costruzione di barriere al confine Est. Ursula von der Leyen intanto promette 25 milioni di euro alla Polonia per gestire la crisi, ma non per costruire muri. Ad imprimere un’accelerazione sull’ipotesi, tuttavia, ci sarebbe l’apertura del presidente del Consiglio europeo Charles Michel. “È una situazione seria, bisogna agire velocemente e in modo serio. Nel Consiglio europeo avremo un altro dibattito su misure che possano proteggere l’Ue. Parleremo di infrastrutture fisiche e della possibilità di finanziarle. Parlo di infrastrutture che proteggano meglio i confini soprattutto dei Paesi in prima linea. Sosterrò questa attività dell’Ue anche sulla base dei valori fondamentali, davanti ad attacchi ibridi”, aveva affermato Charles Michel. Bisognerà capire, ora, quanto un’operazione di questo tipo possa essere attuata “sulla base dei valori fondamentali” dell’Ue.

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