L’assalto alla sede diplomatica statunitense è solo l’ultimo atto di una guerra civile in Yemen che ha provocato più di centomila morti.
L’ambasciata degli Stati Uniti è stata presa d’assalto dalle milizie sciite Houthi nella città di Sana’a nello Yemen. Da quanto si apprende, i militari sono penetrati nella sede diplomatica americana alla ricerca di attrezzature e materiale, e non ci sono al momento informazioni più precise in merito. Un assalto tragico, che si pone in linea con i rapimenti delle ultime settimane degli yemeniti ad opera degli Houthi. Nella data del 5 Novembre, ad esempio, tre cittadini yemeniti erano stati rapiti proprio vicino all’ambasciata. Le informazioni di cui disponiamo arrivano dal Washington Free Beacon, che ha inoltre riferito come la maggior parte dei rapimenti degli ultimi tempi, hanno riguardato per lo più persone che lavoravano per l’ambasciata Usa, e infatti grazie alla mediazione americana, la maggior parte di queste è stata rilasciata.
Gli Houthi sono un gruppo armato nato nello Yemen nel 1992.
Prendono il nome dal primo grande leader di questo movimento, Ḥusayn Badr al-Dīn al-Ḥūthī, ucciso nel 2004 a seguito di un combattimento armato con le milizie governative. Il nome scelto a inizio anni novanta era quello di “Gioventù Credente”, che iniziò il suo proselitismo con la diffusione di alcuni testi negli istituti scolastici. I campi estivi della Gioventù Credente divennero infatti in breve tempo un punto di incontro per quasi ventimila studenti che ogni si riunivano insieme. Il punto di svolta, affinché questo gruppo assumesse una matrice politica, avviene nel 2003, a seguito dell’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti. Il gruppo infatti si fece espressamente promotore della lotta alla politica estera americana e questo diede inizio ad un duro scontro con il governo che portò all’arresto nel 2004 di circa ottocento sostenitori attivi della Gioventù credente.
A quel punto, il presidente in carica dello Yemen invitò il leader Al.Houthi ad un confronto politico. L’uomo però rifiutò e il presidente decise a quel punto di emanare un mandato d’arresto nei suoi confronti. Il leader del movimento a quel punto decretò la rivolta contro l’esecutivo e, durante questo nuovo conflitto, perse la vita il 10 Settembre del 2004. La rivolta però, di coloro che da quel momento assunsero il nome di Houthi, non si fermò. Continua infatti per altri sei anni fino ad arrivare ad un accordo per il cessate il fuoco stipulato nel 2010. Nel 2011 arriva poi la rivolta yemenita a cui prese parte anche il movimento che portò alla Conferenza Nazionale del Dialogo, dove si cercò di trovare una mediazione che riportasse la pace in Yemen e mettesse fine a queste sanguinose guerre civili.
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Gli Houthi si dimostrarono irremovibili alla richiesta di dare l’immunità alla vita a quello stesso presidente che aveva ucciso anni prima il loro leader. Inizia così una nuova guerra civile che porta questa fazione a prendere il controllo dei governatorati di Sa’da e Al-Jawf. Da quel momento in poi gli scontri con il governo non hanno mai avuto fine, continuando a perpetuare una guerra civile che fino a questo momento, può purtroppo contare più di centomila morti.
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