Operazione della Polizia Postale contro la diffusione di materiale pedopornografico, tra gli arrestati anche don Nicola De Blasio. Particolari “raccapriccianti”, e tra i file violenze sessuali contro neonati. A gestire il traffico un minorenne di Bari.
Finito agli arresti domiciliari don Nicola De Blasio, prete e direttore della Caritas diocesana di Benevento, con l’accusa di detenzione di materiale pedopornografico. I file incriminati sono stati ritrovati all’interno di un pc ritenuto in possesso del sacerdote, durante una perquisizione avvenuta il 3 novembre a opera della polizia postale, nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura di Torino. L’uomo, molto popolare nella sua comunità per il lavoro tra i giovani del Rione Libertà, viene ritenuto dai fedeli innocente, mentre nell’incredulità generale di parla di “una vendetta” per il suo lavoro di solidarietà. Tuttavia, sono emersi altri particolari in merito alla vicenda: particolari che gli stessi investigatori hanno definito “raccapriccianti”.
A gestire il traffico di materiale uno studente minorenne
A seguito della vasta operazione degli agenti del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Torino contro la diffusione di materiale pedopornografico online, sono stati eseguiti tre arresti e 26 perquisizioni domiciliari in molte regioni d’Italia. Le operazioni si sono svolte in Piemonte, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto, e tra le figure finite nel mirino delle autorità, vi è anche un sacerdote della Diocesi di Benevento. Si tratta di don Nicola De Blasio, direttore della Caritas locale che dalla scorsa settimana è finito ai domiciliari. A seguito della misura cautelare, De Blasio si è dimesso dalla carica e ha lasciato la parrocchia presso la quale operava. Le perquisizioni e i sequestri di materiale pedopornografico hanno permesso alle autorità di ritrovare migliaia di file e contenuti multimediali, che mostravano anche violenze sessuali sui neonati.
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Già a partire da febbraio, gli agenti avevano attivato un servizio di monitoraggio su una piattaforma di messaggistica che permetteva agli utenti di rimanere anonimi. Focalizzando l’attenzione su alcuni canali italiani, diversi agenti “infiltrati” hanno quindi instaurato un rapporto di fiducia con gli interlocutori, che hanno poi mostrato interesse nello scambio di materiale. Una volta identificati dalla Polizia Postale, sono quindi scattate le perquisizioni all’interno delle case dei coinvolti. Con il sequestro di diverse quantità di materiale illegale, è stato visto come i file venissero altamente diversificati per categorie, e come contenessero immagini “raccapriccianti”, con vere e proprie violenze sessuali perpetrate anche contro i neonati. In particolare, nel domicilio De Blasio sarebbe stato rinvenuto materiale definito “copioso”.
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Non solo il sacerdote, però: a finire sotto misura cautelare sono anche un tecnico informatico di 37 anni, residente in Piemonte, e uno studente di Bari di 18 anni (all’epoca dei fatti ancora minorenne), ritenuto il creatore del canale a pagamento. Il giovane è finito in carcere con l’accusa di detenzione e diffusione di ingente quantità di materiale pedopornografico. Secondo quanto emerso dagli accertamenti , lo studente è risultato essere il gestore del canale, dove – su richiesta degli utenti – vendeva materiale pedopornografico (procurato tramite dark web), facendo pagare ai frequentatori del sito anche una quota d’iscrizione “al servizio”.