Muore suicida dopo mancata cittadinanza italiana, la sorella chiede giustizia

Una donna si è tolta la vita dopo non aver ottenuto la cittadinanza italiana: la sorella chiede giustizia.

Adelina Sejdini si è tolta la vita lanciandosi da un cavalcavia ferroviario a Roma dopo che le era stata riassegnata la cittadinanza albanese e non aveva ottenuto quella italiana.

Si lancia da un cavalcavia dopo che le avevano negato la cittadinanza italiana

La donna si è tolta la vita lanciandosi da un cavalcavia ferroviario a Roma dopo che le era stata negata la cittadinanza italiana, che aspettava da anni, e riassegnata quella albanese, che non voleva più. Questo ha spinto al suicidio Adelina Sejdini, ex prostituta nata a Durazzo, che aveva denunciato il racket albanese della tratta delle donne; così aveva fatto arrestate 40 persone e denunciate altre 80. Ora la sorella Ermira, da Pavia, chiede giustizia: “Mia sorella ha affrontato la vita aiutando le persone a non soffrire: quando è stata lei a chiedere aiuto, nessuno l’ha aiutata”.

Leggi anche -> Due neonati finiti in rianimazione per overdose di droga: “Casi sempre più frequenti, siamo preoccupati”

Adelina aveva denunciato il racket albanese: “Voglio sapere cosa è successo. La salma non ci è ancora stata restituita. Dalle istituzioni abbiamo avuto solo una telefonata, a mio padre, per annunciare che mia sorella era morta”, ha raccontato la sorella Ermira. La donna era disperata dopo le era stato tolto lo stato di apolide e indicata la cittadinanza albanese. Aveva fatto arrestare i suoi sfruttatori, in gran parte appartenenti alla mafia albanese che controllava lo sfruttamento della prostituzione in tutta Italia, e attendeva di ottenere la cittadinanza italiana.

Leggi anche -> Bollettino coronavirus 12 novembre, i primi dati: nel Lazio oltre mille casi

Arrivata in Italia all’età di 22 anni dall’Albania, nel 1996, Adelina per anni è stata picchiata, violentata e mandata in strada. Ha avuto la forza di denunciare e uscire da quell’inferno. Ma, alla fine, si è sentita abbandonata dallo Stato, senza una casa, invalida al 100% a causa di un tumore al seno. Viveva a Pavia, ma per protestare contro la burocrazia aveva deciso di andare a Roma.

Davanti al Viminale il 28 ottobre scorso si era data fuoco. Soccorsa e trasportata all’ospedale Santo Spirito con gravi ustioni, la donna, su disposizione delle autorità, sarebbe dovuto rientrare a Pavia, ma è rimasta a Roma e l’8 novembre si è tolta la vita lanciandosi dal cavalcavia ferroviario di ponte Garibaldi all’età di 47 anni.

Gestione cookie