Si tratta di una donna che era vicina di casa dell’indagata, che attualmente risiede ancora in Liguria. Allora raccontò ai militari:«Annalucia Cecere voleva sposare Marco Soracco»
Nuovi dettagli sul caso Nada Cella, riapertosi dopo 25 anni. Dopo il decesso della ragazza, una testimone si era presentata dai carabinieri ma aveva voluto restare anonima. Aveva raccontato di una presunta relazione tra Annalucia Cecere e il commercialista Marco Soracco, ma anche di un incontro tra la 53enne che oggi è indagata per il delitto e la stessa Nada. Ora quella donna sconosciuta è stata identificata dalla procura genovese e sentita in quanto testimone informata sui fatti.
La donna era una vicina di casa dell’attuale indagata, Annalucia Cecere. Oggi la testimone non abita più nello stesso palazzo, ma vive comunque in Liguria. La pm Gabriella Dotto l’ha sentita diverse volte. La sua è una testimonianza ritenuta solida ai fini dell’inchiesta, e per gli investigatori può essere lo sfondo su cui si sarebbero svolte le cose il 6 maggio 1996, nello studio del commercialista Soracco, dove Nada fu brutalmente assassinata.
Secondo il verbale redatto dai carabinieri dell’epoca, «la testimone riferiva di conoscere tale Cecere Annalucia, 28 anni, originaria di Caserta. La Cecere era in più casi uscita unitamente a Soracco Marco, ed insieme a lui si è recata presso la discoteca “Dolce Vita”. La Cecere, a dire della testimone, era attratta fisicamente dal Soracco, avendo anche inoltrato nei suoi confronti proposte matrimoniali. Annalucia Cecere riferiva alla fonte confidenziale di essersi recata presso lo studio di Soracco, e che in quella sede aveva avuto modo di incontrare la segretaria Nada Cella. In quell’occasione la Cecere diceva di aver notato in Nada Cella un atteggiamento ostile nei suoi confronti».
Intanto la procura sta cercando almeno un’altra donna testimone, ma ancora anonima. Il 15 maggio 1996 arrivò una chiamata all’avvocato di Chiavari Gianluigi Cella (non è parente della vittima e non si occupava della morte di Nada).
Leggi anche:—>Green Pass sarà obbligatorio fino a primavera ma c’è chi propone di togliere i tamponi per ottenerlo
In base a quanto riportano gli atti d’inchiesta dell’epoca, una donna affermava che «alle 8:50 di lunedì 6 maggio, transitando a bordo della sua auto per via Entella, all’altezza dell’incrocio con via Marsala, aveva visto una ragazza a lei nota come “Anna”, abitante in corso Dante, mentre partiva con il suo motorino parcheggiato in via Marsala dinanzi al negozio di calzature Casella. Per salutarla aveva cercato di richiamare l’attenzione facendo un cenno con la mano e suonando il clacson dell’auto, ma la donna non l’aveva notata mentre lei si era accorta che “Anna” aveva un’espressione sconvolta».
Leggi anche:—>Pugni e calci a studente disabile: assalito dai compagni all’uscita da scuola
E ancora la chiamata, sempre di una donna, al commercialista Soracco, a lungo sospettato e oggi indagato per falsa testimonianza ai pm, intercettata dalla sua segreteria telefonica il 15 agosto 1996. In questa conversazione si nominava una certa “Cecere” avvistata scappare con un motorino in via Marsala. La donna aveva proseguito asserendo di averlo comunicato agli «avvocati del commercialista e delle vittima, ma anche alla Curia».
Leggi anche:—>Parroco ospita incontro no-vax in chiesa: il vescovo lo rimuove
Quello che bisognerà capire è se le due chiamate vengono dalla stessa persona. E poi, la mendicante che allora non nominò Annalucia Cecere, ma che aveva raccontato di aver notto una donna scioccata, con le mani insanguinate, in via Marsala. Quella testimone, però, è morta.