Cestista scomparso Bianchi: racconta la fuga di 48 ore

Il cestista scomparso Sebastiano Bianchi ha raccontato la sua fuga, durata 48 ore, che ha gettato nell’ansia i suoi amici e familiari.

Il cestista scomparso Sebastiano Bianchi ha scelto di raccontare la sua fuga, durata 48 ore. Il giovane ha trascorso due giorni a Milano in compagnia di una amica di origine francese. Poi la decisione di porre fine alla fuga che aveva gettato nell’ansia i familiari, i compagni di squadra e gli amici.

Cestista scomparso, i motivi che hanno portato a tentare la fuga a Sebastiano Bianchi

Sebastiano Bianchi ha ricostruito ciò che gli è successo davanti ai Carabinieri di Verbania che lo hanno sentito oggi pomeriggio, raccontando gli eventi delle ultime 48 ore, da quando lunedì notte aveva annunciato alla madre che avrebbe passato la notte a Legnano, dove gioca nella squadra di basket di serie B, in vista di un allenamento in programma la mattina seguente. Poi di lui si erano perso le tracce.

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La sua auto era stata trovata aperta e con le chiavi inserite nel cruscotto e il suo telefonino era abbandonato sul sedile della macchina con la rubrica e le chat cancellate. Immediatamente erano scattate le ricerche: si temeva un gesto estremo e per questo si è cominciato a cercare nelle acque del lago, proprio davanti al luogo dove era stata trovata la Bmw bianca del giovane.

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Sebastiano ha raccontato ai Carabinieri che con il trascorrere delle ore si è reso conto di quanto la sua fuga stesse creando una forte preoccupazione nelle persone a lui vicine. La sua amica alla fine l’ha messo davanti alla realtà, convincendolo a tornare a casa. Oggi erano già pronti a ripartire con le ricerche, sia in acqua, che in altre direzioni. I Carabinieri si erano convinti, però, che la tesi del suicidio non stava in piedi ed hanno lavorato sulle immagini riprese dalle telecamere presenti nella zona.

Il ritorno a casa di Bianchi nella notte ha interrotto le ricerche, quanto alle motivazioni che lo hanno spinto a cercare di “sparire” nel nulla, Sebastiano si è limitato a dire: “Avevo bisogno di una pausa“. I militari coordinati dal tenente colonnello Alberto Cicognani e dal capitano Luca Geminale, che hanno seguito le indagini, sono orientati a non ravvisare nessuna fattispecie di reato a carico del ragazzo.

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