Afghanistan, crolla il sistema sanitario e aumentano casi di malnutrizione: l’appello

I casi di malnutrizione in Afghanistan, soprattutto a Herat, hanno subito un netto aumento nell’ultimo periodo +40% da maggio a settembre. Non è tutto. Una ampia fetta della popolazione infatti non riesce ad accedere alle cure mediche, anche a causa della sospensione di gran parte degli aiuti internazionali. L’allarme arriva da Medici Senza Frontiere (Msf).

La situazione in Afghanistan è drammatica – meteoweek.com

La situazione in Afghanistan negli ultimi mesi è divenuta sempre più drammatica, con poche persone che accedono alle cure sanitarie e sempre più casi di malnutrizione (+40%). L’allarme è stato lanciato da Medici Senza Frontiere (Msf), che da anni opera in modo concreto sul territorio per dare una mano alla popolazione. Ad Herat, tuttavia, c’è sempre più preoccupazione tra i volontari, data anche la sospensione di gran parte degli aiuti internazionali, compresi i finanziamenti della Banca Mondiale per i programmi medici di base dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), come si legge in un comunicato.

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Il centro nutrizionale di Msf a Herat registra oltre 60 nuovi ricoveri a settimana. Il numero di pazienti è il doppio rispetto alle capacità della struttura e così abbiamo deciso di aumentare i posti letto. Alcuni pazienti vengono anche da province lontane come Badghis, Ghor e Farah, effettuando viaggi superiori a 100 chilometri“. Lo ha dichiarato Mamman Mustapha, ex capo progetto di Msf a Herat. Il fenomeno della malnutrizione è drammatico, ma rispecchia soltanto una parte di un problema più diffuso, a cui appartengono anche, evidenzia il comunicato, la carenza di strutture sanitarie funzionanti, la crisi economica (con un tasso di inflazione fino al 30% sui prodotti alimentari), la chiusura delle banche e una siccità che si prevede persisterà per tutto il 2021.

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A causa dei mancati finanziamenti, le strutture mediche della zona stanno chiudendo o sono ridotte a fornire servizi minimi sfruttando tutte le risorse disponibili. Non abbiamo alcuna prospettiva su ciò che accadrà a queste strutture. La gente è povera e senza lavoro, non può permettersi cure private, e alcune delle organizzazioni umanitarie che prima lavoravano nella zona devono ancora riprendere pienamente le loro attività. I bisogni sono ovunque mentre il sistema sanitario sta crollando”, ha aggiunto Mamman Mustapha. È da considerare anche, infatti, che le eccellenze nel campo della medicina che operavano ad Herat, con la presa di potere dei talebani, sono quasi tutte fuggite altrove. Gli ospedali, dunque, si ritrovano adesso affidati a dipendenti di medio-basso livello, i quali non vengono neanche pagati da mesi.

Chiara Ferrara

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