La ministra dell’Interno Lamorgese è pronta a varare la circolare che imporrà una stretta su manifestazioni e cortei. Lo scopo è arginare i contagi e i danni agli esercizi commerciali (costretti a chiudere) provocati dalle ultime manifestazioni No Green Pass. Ma pur ammettendo l’esigenza di regolare il diritto a manifestare, c’è il rischio che questa circolare rappresenti un pericoloso precedente in termini di salvaguardia della democrazia. Per questo bisogna stare attenti.
“Il diritto di manifestare è costituzionalmente garantito ma esiste anche un bilanciamento dei diritti: si può manifestare ma servono regole che proteggano gli altri cittadini, il diritto al lavoro e il diritto alla salute. Sto per emanare una direttiva che tiene conto di questi principi, riconoscendo il diritto alla manifestazione con delle regole ben precise. Oggi tornerò a Roma e metterò a punto gli ultimi aspetti“: con queste parole la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese annuncia la prossima circolare emanata con lo scopo di imporre strette alle manifestazioni e ai cortei. All’Assemblea dell’Anci, in corso a Parma, parlando delle nuove misure sui cortei, Lamorgese ha ribadito le motivazioni dietro la decisione. A partire dal fattore economico: “Tante giornate prefestive che hanno messo a dura prova non solo i cittadini, ma anche le attività commerciali che si trovano in un momento positivo per la ripresa. E non si può pensare che a fronte di un’economia in rialzo“, la penalizziamo “con tutte queste manifestazioni“. C’è poi un secondo motivo, forse il più importante: il rialzo dei contagi legato alle manifestazioni.
Stando a quanto riportato anche da Fanpage.it, negli ultimi giorni si sarebbe registrato un boom di nuovi casi proprio nella provincia di Trieste, luogo di riferimento per le manifestazioni No Green Pass: i ricoveri, in una sola settimana, segnano un +10%. La stessa incidenza sarebbe arrivata a circa 499 casi per 100mila abitanti, circa otto volte la media italiana. Stando a quanto riportato dal quotidiano Il Piccolo, oggi in città ci sarebbero più del doppio dei contagi di Bergamo a marzo 2020. Per il sindaco Roberto Dipiazza, così come per Luciana Lamorgese, la causa di questo balzo dei contagi andrebbe ricondotta alle manifestazioni No Green Pass. “Si parlerà del bilanciamento dei diritti: il diritto alla manifestazione, ma anche il diritto al lavoro, allo studio, alla salute. E allora noi non dobbiamo dimenticare che siamo in un periodo di pandemia e rischiamo che ci sia un aumento dei contagi e dobbiamo stare attenti, al di là di quelle che sono queste manifestazioni no pass che ogni sabato vediamo“, ha detto la ministra dell’Interno a Parma.
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Stando alle nuove direttive e alle prime informazioni in merito, allora, saranno fortemente sconsigliati i permessi per i cortei che attraversano i centri storici e le strade dello shopping. Inoltre, potrebbero essere vietati ai manifestanti anche gli obiettivi sensibili. In sostanza, stando a quanto emerso fino ad ora, coloro che vorranno manifestare il loro dissenso potranno organizzare sit-in, in mancanza di particolari condizioni di sicurezza e garanzia. Inoltre, in questi sit-in sarà necessario rispettare l’obbligo di mascherina all’aperto laddove non sarà possibile rispettare la distanza di sicurezza. Insomma, in parte la circolare del ministero dell’Interno sembra ricalcare le linee del prefetto di Trieste Valerio Valenti, che ha vietato manifestazioni pubbliche in tutto il centro fino alla fine dell’anno. “Vediamo se il tutto verrà rispettato. Certamente la città trarrebbe grande beneficio da manifestazioni statiche, che permettano di manifestare, che riconoscano il diritto di manifestare, ma che in un periodo, soprattutto natalizio, e di grande potenziale lavoro per il commercio permetta di salvare il lavoro“, avrebbe commentato il sindaco di Milano Giuseppe Sala, a margine dell’assemblea Anci a Parma (a Milano siamo alla sedicesima settimana consecutiva di manifestazioni nel weekend).
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“Da domani 10 novembre saranno vietati i cortei, e questo vale per tutte le manifestazioni non solo per quelle no vax”, avrebbe confermato il sottosegretario dell’Interno M5s Carlo Sibilia. “Continuare così ogni fine settimana, dopo 15 fine settimana, con le città che vengono messe in ginocchio da ogni tipo di protesta. Va bene manifestare ma quando assistiamo a scene come alcune di quelle che abbiamo visto…”, ha detto a Rai Radio1, ospite di ‘Un giorno da pecora’, facendo eco a quanto anticipato da Lamorgese sulle manifestazioni. Quanto ai sit-in, ha aggiunto il sottosegretario, “si devono tenere le distanze ed indossare la mascherina laddove ci sono assembramenti. (…) Mi auguro siano misure momentanee e circoscritte”. Ma è proprio questo il punto della situazione: chi assicura che saranno misure momentanee e circoscritte? La risposta è: nessuno. E questo è un discorso che va affrontato senza scendere nel merito dell’assennatezza delle manifestazioni No Green Pass, spesso alimentate da correnti No Vax che ancora non ci spiegano quale strategia alternativa al vaccino adotterebbero.
Senza entrare nella valutazione della bontà o meno delle singole manifestazioni, è necessario chiedersi, insomma, quanto sia legittimo un provvedimento che, di fatto, limita la libertà di manifestazione di tutti e tutte. Oggi tocca ai No Green Pass, domani chissà. La questione non è di poco conto, e di certo è di difficile risoluzione: dall’altro lato, il diritto alla manifestazione va bilanciato con il diritto degli altri a non ammalarsi e a tutelare le proprie attività economiche. E forse l’organizzazione di sit-in come forma di protesta alternativa potrebbe essere la giusta soluzione da un punto di vista pandemico ed economico. Tuttavia, forse è il caso di restare lontani dai toni entusiastici con cui questa circolare è stata accolta, perché il punto potrebbe essere un altro. Quando, prima della pandemia, si è cercato di restringere il diritto a manifestare utilizzando come motivazione i danni alle attività commerciali coinvolte nel percorso dei cortei?
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Il rischio è che nel discorso pubblico entri, strisciando di sottecchi, l’ennesima lotta tra poveri pronta a schierare cittadino contro cittadino. Il rischio è che si rendano illegittimi i cortei da un punto di vista culturale, utilizzando come giustificazione proprio ciò che rende i cortei manifestazioni di dissenso: la creazione di un disagio momentaneo, regolato, contenuto, ma che resta un disagio. Senza la creazione di disagio non c’è corteo. Oltretutto, gli strumenti per contenere i danni ci sono già: gli organizzatori dei cortei solitamente concordano, di volta in volta, il percorso con la prefettura ed esistono già gli strumenti per sanzionare le deviazioni dagli accordi. A questo punto resta solamente la criticità legata alla situazione pandemica. E quella sembra, al momento, difficilmente aggirabile. Quando il diritto alla salute e il diritto a manifestare entrano in conflitto, è complicato stabilire una gerarchia di priorità ben definita. Ciò che si può fare è interpretare le sfumature: siamo ancora in stato emergenziale? Quando non lo saremo, sarà possibile tornare a rivendicare ciò che rivendicavamo in una situazione di normalità?
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