Per i nostri politici ormai, in nome dell’emergenza sanitaria tutto è possibile. Anche perché nessuno in futuro potrà mai accusarli formalmente di nulla.
“Facessero legge”, tuonava qualche tempo fa Massimo Cacciari nel salotto di Lilli Gruber.
Il suo astio era in quel momento diretto alla decisione del governo di introdurre “un obbligo camuffato” tramite il green pass. Una scelta giudicata dal filosofo poco coraggiosa in relazione al sacrificio richiesto ai cittadini, costretti a dover rispettare misure che presentano “serissimi dubbi costituzionali”.
La rabbia di Cacciari, personaggio spesso sopra le righe ma con un’esperienza professionale in filosofia del diritto con pochi eguali in Italia, riguarda una certa forma della nostra democrazia che i nostri politici hanno deciso ormai da tempo di ignorare. Non voglio dire con questo che il mio governo abbia introdotto misure illegali, ma al tempo stesso si è deciso di mettere da parte in nome dell’emergenza l’intero impianto filosofico e giuridico del diritto entro cui la nostra costituzione è stata letteralmente costruita. Una prassi schizofrenica e triste che avevamo già scontato con la normalità acquisita dai governi tecnici, non più soluzioni emergenziali e apocalittiche, previste per rari casi in cui la politica è realmente out.
Su decisioni che aprono delle abnormi e drammatiche controversie sui nostri diritti costituzionali, la forma vuole e quasi impone che sia il Parlamento a decidere, con una legge che inchiodi ad una responsabilità politica concreta chi decide di porre delle limitazioni del diritto così pesanti ai cittadini. Ma i nostri politici non si sono assunti nemmeno la responsabilità legale di quelle imposizioni che ci presentano come indispensabili.
In un’interrogazione parlamentare poco prima dell’introduzione del green pass, Agamben spiegava ai parlamentari perché ci troviamo a suo giudizio di fronte a un “obbrobrio giuridico” : abbiamo varato un D.P.C.M in cui si fa molto più che consigliare la vaccinazione, la si impone invece a tutti i lavoratori tramite un ricatto tutt’altro che velato. Inserendo però una norma che prevede che la politica non possa poi essere perseguita legalmente laddove qualcosa non andasse come previsto. Posso capire che le case farmaceutiche, in quanto enti privati, chiedano di essere esentati da possibili cause nel medio termine (Ma in realtà questo non ci è dato saperlo).
Ma che lo faccia il nostro stato, su decisioni così controverse, così al limite del nostro diritto costituzionale, almeno per me resta inaccettabile.
Ci hanno prescritto questi obblighi, evitando persino di scontarne troppo la responsabilità politica. Come? Eleggendo e lasciando campo libero a un superpremier che conosce una sola strada da perseguire, quella giusta naturalmente, che nessuno si sogna di mettere in discussione. Anzi, gli è già valsa una candidatura al Quirinale da parte di tutti. Quei politici che noi abbiamo eletto, si trincerano adesso dietro la necessità storica di un governo di unità nazionale inevitabile, guidato da un super tecnico che ha persino la libertà politica di sbeffeggiare i sindacati durante le trattative.
Per fortuna, prima o poi queste elezioni arriveranno e ci sarà quantomeno concesso il diritto di poter giudicare. Questo però accadrà soltanto alla fine.
Non mi sembra poi irrilevante il fatto che i nostri politici hanno anche deciso di delegare potere e comunicazione a scientisti che non sono mai chiamati in causa a smentire le loro contraddizioni, o comunque lo fanno sapendo che la loro professionalità, la loro verità, non verrà mai messa in dubbio.
Questo è il paese in cui io posso dire che con il vaccino raggiungeremo l’immunità di gregge, e in cui tre mesi dopo posso dire che col vaccino non raggiungeremo mai l’immunità di gregge, senza che nessuno metta MAI in dubbio la mia buonafede, riguardo toni e assolutismi che di scientifico hanno ben poco.
Ve lo ricordate Bassetti quando ridicolizzava come fosse stregoneria la tesi secondo cui i vaccinati potevano, forse, contagiare anche loro? Che motivo aveva di essere così supponente? Scienziato o scientista in quel momento? A voi la scelta.
Un politico, si suppone, è tale perché ha il coraggio di assumersi la responsabilità delle sue decisioni, specialmente quando il contesto si fa drammatico ed emergenziale. Quanto è stato facile declassare il diritto al lavoro sancito nella costituzione? È normale, persino in un momento storico così difficile, che sia stato così facile? Se ne sono persino fregati di lottare affinché disponessimo di un vero consenso informato su cui lasciare le nostre firme, paventando ragioni importantissime per cui era giusto tenere secretati i contratti sui vaccini.
Ragioni più importanti della democrazia, come sempre.
I nostri politici, hanno semplicemente deciso di lavarsene le mani e accettare tutti i compromessi che potevano assolverli da qualunque tipo di responsabilità.
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Perchè alla fine, quell’esenzione di responsabilità legale a cui faceva riferimento Agamben, porta in primo luogo la firma di Mario Draghi.
E Draghi non deve rispondere a nessuno, può imporci ciò che vuole senza avere paura delle conseguenze. Al giudizio delle urne non si sottoporrà, non dovrà rispondere nemmeno alla nostra corte costituzionale, per lo meno secondo i nostri attuali politici, considerato che sta lavorando così bene che tutti aspettano adesso il momento in cui diventerà il custode formale della nostra costituzione e potrà guidare il convoglio da fuori.
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