Tra partite al Quirinale e capigruppo al Senato, il M5s sta affrontando un altro posizionamento che potrebbe destabilizzare ulteriormente gli equilibri tra i parlamentari: la ventilata adesione al gruppo dei Socialisti e democratici in Europa è già iniziata, ma l’annuncio prematuro sembra aver infastidito il leader del Movimento Giuseppe Conte, oltre ad aver risvegliato la contrarietà di una porzione di parlamentari restia alla virata a sinistra.
Giuseppe Conte non riesce a contenere i suoi, si ripete dalle retrovie della politica, il M5s è spaccato in tante visioni diverse che rischiano di mettere seriamente in crisi l’unità del partito, dicono gli analisti: per questo la manovra di avvicinamento del M5s al gruppo dei Socialisti e Democratici in Europa rischia di essere più pericolosa del previsto. Il timore è che il riposizionamento europeo stressi ulteriormente la base parlamentare del Movimento, già infastidita dal poco coinvolgimento nelle decisioni dell’ex premier, disposta a rinfacciare con rancore quel chiacchierato “patto della lasagna”, l’incontro tra Conte e Bettini alla festa di compleanno di quest’ultimo, in cui si sarebbe parlato anche di Quirinale. “Non abbiamo segreterie, direzioni, camere di compensazione delle decisioni come tutti gli altri partiti e ci cala dall’alto le decisioni prese con i caminetti del Pd, è imbarazzante”, avrebbe confessato un senatore all’Huffpost. A questo quadro si aggiungerebbe – quasi per contrappasso – anche un “movimento dall’alto” che dai vertici rischia di incrinare la leadership di Conte.
Stiamo parlando del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che negli ultimi tempi si sta ritagliando spazi di intervento sempre più ampi (si pensi all’elezione del capogruppo al Senato), e che in un’intervista di qualche giorno fa aveva annunciato, a proposito di posizionamento europeo: “Noi stiamo lavorando a una coalizione progressista e anche in Europa, nel Parlamento Europeo, dobbiamo guardare a quell’area, aderendo all’S&D. Sono invece i gruppi delle destre europee a cui guarda Salvini che ammiccano ai no vax. Noi dobbiamo essere una forza che abbia responsabilità sociale“.
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Il M5s tra i Socialisti? Conte specifica
Una notizia poi confermata da fonti della delegazione Pd al Parlamento europeo. Le parole erano arrivate al termine di un corteggiamento tra pentastellati e Socialisti europei, poi suggellato dall’apertura del Pd all’entrata degli eurodeputati pentastellati. Tuttavia, dal Movimento emergono le prime frenate alle parole di Di Maio: “Ci sono da verificare ancora alcune condizioni“, ribadiscono fonti M5s. Lo stesso Giuseppe Conte, in un’intervista a Otto e mezzo, ha messo i puntini sulle “i”: “Sui Socialisti in Europa sono d’accordo con Di Maio, che ha dato atto di un percorso, non ha dato un annuncio. Darò io l’annuncio quando si concretizzerà questo passaggio e quando matureranno tutte le condizioni ma ci sono delle valutazioni in corso da tempo, abbiamo rafforzato la direzione progressista e i 5 Stelle possono dare un contributo di originalità“. In una sola frase l’ex premier svela i motivi di tensione dietro l’intera faccenda: l’annuncio è stato dato troppo presto, e dalla persona sbagliata. Del secondo punto si è già parlato. Ora è interessante capire perché l’annuncio è stato dato troppo presto, quali siano le “condizioni da verificare“.
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Le “condizioni da verificare”
Stando alle indiscrezioni, tra queste ci sarebbe anche la posizione del vicepresidente del Parlamento Europeo, Fabio Massimo Castaldo. Il mandato della sua presidenza dovrebbe scadere a gennaio e, in caso di entrata del M5s tra le fila dei Socialisti, una sua riconferma appare realmente improbabile. Dall’altro lato, però, appare sempre più evidente – anche all’interno dei M5s – l’esigenza di entrare all’interno di un gruppo definito, uscendo dal Gruppo Misto, per ottenere maggiore peso in Europa. La tabella di marcia prevedeva in un primo momento uno spostamento del M5s “prima della fine di dicembre”, ma le dichiarazioni di Di Maio e l’apertura del Pd potrebbero accelerare un passo in un percorso già abbozzato dall’incontro tra Letta e Conte il 25 ottobre. Una fonte del parlamento europeo avrebbe spiegato all’Agi: al momento non esiste una negoziazione vera e propria, ma solo colloqui informali tra M5s, Pd e S&D che sembrano confermare la volontà di proseguire nel percorso. “Avvicinandosi la metà della legislatura e quindi un momento importante per la vita delle istituzioni comunitarie ci stiamo confrontando con i Cinquestelle su tutte le questioni politiche e organizzative, questa settimana proseguiremo le discussioni“, sottolinea il capodelegazione del Pd al Parlamento Europeo, Brando Benifei.
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Il peso strategico e quello politico
Insomma, in ballo ci sarebbe una questione di timing su cui Pd e M5s potrebbero avere idee diverse. All’interno di questo quadro, l’Huffpost sottolinea come la carta dell’adesione dovesse rimanere in tasca al Movimento fino al momento più opportuno, come elemento in più da mettere sul piatto nell’ambito dell’ingresso del M5s nel centrosinistra. Ora sembrerebbe proprio che l’accelerazione impressa possa togliere vigore al nuovo posizionamento del M5s. A questo si aggiunga che, oltre alle strategie di palazzo, ci sarebbero in ballo questioni squisitamente politiche: il M5s potrebbe non esser ancora pronto ad assorbire la manovra. Da un lato c’è chi spinge per uscire dall’isolamento europeo e per assumere un peso maggiore all’interno di un eurogruppo definito, dall’altro chi – tra i pentastellati – non accetta di aderire al gruppo Socialista. Si tratterebbe di un gruppo ristretto ma compatto. In questo modo il Movimento sarà chiamato, ancora una volta, a prendere posizione tra centrodestra e centrosinistra e, ancora una volta, potrebbe pagare lo scotto della sua antica ambiguità a riguardo. D’altronde, destra e sinistra sono concetti superati, dicevano.