Draghi, Quirinale e comunali: aumentano le tensioni nel centrodestra

Nonostante le buone intenzioni sulla compattezza del centrodestra e sulla sua unità politica, nonostante i tanti proclami sulla disponibilità a scegliere in anticipo e in maniera unitaria i prossimi candidati alle comunali, nel centrodestra proseguono profonde tensioni. A peggiorare la situazione, altri due dossier sul tavolo che – sicuramente – rappresenteranno un altro motivo di stress per la coalizione: l’elezione del prossimo presidente della Repubblica e il ruolo da riservare a Draghi nei prossimi mesi.

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Sono tanti i temi che rischiano di spaccare ulteriormente la coalizione di centrodestra, così tanti che non basteranno nei prossimi mesi i proclami all’unità, le buone intenzioni su una tenuta compatta e unitaria delle forze politiche. Così il centrodestra si mette alla ricerca di quell’equilibrio con lo scopo di garantire, finalmente, un’intesa tra Meloni, Salvini e Berlusconi. Eppure la coalizione sembra destinata a mancare il segno, e il motivo reale sembra ormai chiaro: ad essere disarmoniche sono le percentuali di consenso di cui godono i partiti della coalizione. Troppo vicini Giorgia Meloni e Matteo Salvini per abbandonare la gara, troppo storica e ancora troppo apprezzata la figura di Silvio Berlusconi per esser accantonata. Con percentuali più nette si sarebbe potuta trovare una gerarchia di “legittimità” tra le diverse visioni politiche, ma non è questo il caso. E tutto questo – sulla superficie – si traduce in motivi di scontro concreti. A partire dalle primarie per le prossime comunali, auspicate da alcune voci della coalizione per evitare di rivivere la disfatta subita dal centrodestra alle Amministrative 2021. Per evitare di scegliere i candidati in ritardo o al ribasso (a causa di bracci di ferro politici), i tre leader avevano concordato di scegliere con largo anticipo e in maniera unitaria i nomi da presentare in primavera.

Il centrodestra e la fuga in avanti di FdI alle comunali

Giorgia Meloni sembra aver recepito il primo auspicio, ma non il secondo, visto che FdI ha già lanciato la candidatura di Stefano Molinari a sindaco di Como. Un’iniziativa per le prossime comunali che non è piaciuta al segretario leghista Matteo Salvini, il quale avrebbe proposto delle primarie del centrodestra e avrebbe commentato: “Se ognuno lancia il suo candidato a prescindere dalla coalizione non è un gioco di squadra. Anziché litigare per mesi, laddove c’è un accordo, bene, se ci sono diversi candidati, allora facciamo le primarie, facciamo scegliere i cittadini“. Poi ancora, dopo una lunga riunione con i dirigenti leghisti di Milano: “Piuttosto che litigare per mesi su tizio e su caio, laddove c’è un accordo come a Monza, Lodi e Genova, bene“. In caso contrario, “laddove non c’è una sintesi e c’è più di una proposta, si chiede ai cittadini e poi chi vince è il candidato”. Da Fratelli d’Italia – stando all’Agi – fanno sapere che “l’ipotesi primarie non incontra sulla carta la contrarietà di FdI, che ha messo le primarie nello statuto del movimento. È curioso però che, quando eravamo terzo partito, noi proponevamo le primarie e gli altri si rifiutavano, per far valere i rapporti di forza. Ora che siamo primo partito, vanno bene le primarie“.

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Dalle comunali a Draghi: Berlusconi rivendica il ruolo di FI

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Insomma, anche tra chi sembra d’accordo i toni non restano pacati, ma mostrano una situazione di stress tra fughe in avanti solitarie e conferme passivo-aggressive. A questo quadro si aggiungerebbe poi la contrarietà del Cavaliere che in passato avrebbe già esplicitato la propria visione nei confronti delle primarie: i peggiori sindaci sono stati scelti così, aveva detto l’ex premier. A rinsaldare la sua posizione, una rivendicazione politica ed elettorale dell’ex premier che, in occasione di una riunione tra i coordinatori regionali del partito, avrebbe sottolineato: “La struttura di Forza Italia, a livello nazionale e regionale, si è dimostrata in grado di svolgere un lavoro importante, che ci ha consentito di resistere, in occasione delle elezioni amministrative, ottenendo in alcune realtà risultati davvero significativi. Confermano che Forza Italia è indispensabile e centrale nel centro-destra e nella politica italiana“, ha rivendicato Berlusconi. “In un risultato complessivo (alle comunali, ndr) che per il centrodestra non è stato positivo, gli unici a vincere sono stati i candidati con un profilo come il nostro”. Un profilo – rivendica il Cavaliere – che resta indispensabile a tutto il centrodestra “per vincere e soprattutto per governare“.

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Draghi, il centrodestra ha vedute diverse

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E a proposito di governo, a rendere veramente indispensabile il centrodestra liberale e moderato di Forza Italia sarebbe proprio il suo posizionamento in linea con la figura di Mario Draghi e con le aspettative provenienti dall’Ue. Su questo non ci sono dubbi, e Berlusconi lo ribadisce chiaro e tondo: “Noi speriamo che Draghi, che deve continuare a governare fino” al 2023, “possa svolgere una funzione importante anche dopo“, avrebbe affermato l’ex premier. “Su tutto questo credo non ci siano divergenze serie, al di là di qualche incomprensione personale che invito caldamente tutti a superare“. E’ un punto sul quale il Cavaliere vuole sicuramente accentrare le posizioni della coalizione, rassicurando gli alleati ma allo stesso tempo rivendicando la propria autonomia politica all’interno dell’alleanza: “Nessuno di noi immagina né di subire l’egemonia dei nostri alleati — che del resto non ce lo hanno mai chiesto — né, al contrario, di costruire alleanze diverse o alternative, fuori dal centrodestra, che non avrebbero alcuna prospettiva e che non sarebbero coerenti né con la nostra storia, né con le esigenze del Paese”.

Insomma, la linea di Berlusconi ribadisce la sua natura filodraghiana (“Siamo i primi sostenitori del governo Draghi, che proprio noi abbiamo voluto e che deve continuare a governare fino al 2023″), e al tempo stesso sottolinea di sapere “che l’unità nazionale è una soluzione temporanea e che alle elezioni si tornerà alla contrapposizione tradizionale fra centrodestra e centrosinistra”. In breve, Draghi va sostenuto fino a scadenza naturale della legislatura, anche a costo di portare avanti l’unità nazionale. Dopodiché, gli schieramenti si riallineeranno. E Draghi a quel punto che ruolo avrà? “Speriamo che Draghi possa svolgere una funzione importante anche dopo”, ribadisce Berlusconi rimanendo sul vago. Un posizione di certo non condivisa da FdI, che torna a invocare le elezioni anticipate in caso di elezione dell’ex banchiere al Colle. Per quanto riguarda Matteo Salvini, il leader leghista si dichiara ufficialmente “sempre pronto alla via maestra del voto“, ma ritiene questa ipotesi altamente improbabile: i partiti di centrosinistra potrebbero dare vita a una nuova maggioranza.

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L’incognita Quirinale

Su tutto questo, ormai è evidente, torna un’incognita costante che pesa sulla durata del governo Draghi: la prossima elezione al Colle. La maggioranza reggerà? Draghi è un’ipotesi credibile? E in quel caso, che fine farà il governo? Al momento è ancora troppo presto per capire che evoluzione prenderà la vicenda. Nell’attesa, i nomi si moltiplicano e tra questi appare anche quello di Silvio Berlusconi. “Sento che si fa il mio nome, una candidatura che mi onora ma che non ho chiesto e che non sollecito in alcun modo“. L’ipotesi, però, non sembra sgradita – almeno a parole – a Fratelli d’Italia, che tramite Francesco Lollobrigida fa sapere: per il Colle “qualsiasi sarà la scelta unitaria del centrodestra, FdI la rispetterà appena verrà definita. E quindi se sarà Berlusconi, i nostri voti non mancheranno“. D’altronde, cosa vuole Fratelli d’Italia lo abbiamo già capito, il resto può esser subordinato a questo scopo: la strada maestra del partito è “quella del voto“. E la Lega, cosa ne pensa?

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