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Politica

Il M5s verso l’ingresso nei Socialisti in Ue: un altro motivo di tensione interna?

Dopo la tensione per il ritiro del contiano Ettore Licheri in qualità di capogruppo al Senato, una nuova grana rischia di destabilizzare ulteriormente la compattezza dei parlamentari del M5s: il Pd avrebbe aperto all’ingresso degli otto deputati pentastellati nell’eurogruppo dei Socialisti e democratici in Ue. Un’apertura che ora pone il M5s di fronte una scelta e, con ogni probabilità, di fronte a un nuovo motivo di frizione. Intano Beppe Grillo organizza una tappa a Roma per fare il punto sui malumori dei parlamentari. 

MeteoWeek.com (Photo by Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)

Non è un buon momento per il M5s e, a distanza di mesi, l’impressione sembra sempre più concreta: la leadership di Giuseppe Conte fatica a imporsi tra le fila di un gruppo parlamentare sempre più frammentato che, addirittura, qualche giorno fa avrebbe scelto come capogruppo al Senato la candidata sostenuta da Di Maio (Mariolina Castellone), dopo il ritiro del candidato contiano Ettore Licheri. Il segnale, anche se ridimensionato dalle parole di Conte, è sempre più chiaro: l’ex premier non riesce a compattare i parlamentari, e Di Maio – volente o nolente – diventa una figura sempre più ingombrante. A peggiorare la situazione ora potrebbe essere l’esigenza di prendere una decisione di particolare importanza in ambito europeo: il Pd ha dato il via libera all’ingresso degli otto deputati europei pentastellati all’interno dell’eurogruppo dei Socialisti e democratici. Uno spostamento di questo tipo in Ue apporterebbe benefici ai pentastellati (che in questo modo si iscriverebbero a un gruppo parlamentare ottenendo maggiore visibilità nello scacchiere europeo) e apporterebbe benefici al gruppo S&D (che in questo modo ingrosserebbe le fila in vista di gennaio 2022, mese di voto per alcune delle cariche principali). Tuttavia, al momento manca una domanda ufficiale di ingresso da parte del M5s, anche se le prime indiscrezioni sembrano orientarsi verso quella soluzione.

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M5s in Ue, una nuova grana per Conte

Il capo delegazione del Pd nell’Aula di Strasburgo, Brando Benifei avrebbe commentato: “Questa settimana proseguiranno le discussioni. Avvicinandosi la metà della legislatura e quindi un momento importante per la vita delle istituzioni comunitarie ci stiamo confrontando con i 5 stelle su tutte le questioni politiche e organizzative . Questa settimana proseguiremo le discussioni, non ho nuove notizie particolari da dare”. Nei giorni scorsi il ministro degli Esteri Luigi Di Maio aveva fatto sapere al Mattino che si “sta lavorando a una coalizione progressista e anche in Europa, nel Parlamento europeo, dobbiamo guardare a quell’area, aderendo all’S&D“. L’entrata nel gruppo tuttavia non è scontata e rappresenterà, per Conte, l’ennesima grana. In primo luogo perché potrebbe ballare il nome di Massimo Castaldo, vicepresidente del Parlamento, primo caso di vicepresidenza affidata a un non-iscritto ad alcun gruppo. A proposito del suo nome e stando ai primi retroscena di Repubblica, il Pd avrebbe già fatto sapere di non poterne garantire la rielezione. In secondo luogo, a rendere la decisione spinosa potrebbe essere un fattore meramente politico: l’adesione del M5s ai Socialisti a livello europeo sposterebbe l’asse del Movimento verso sinistra, un’evoluzione che non tutti potrebbero gradire. Anche per questo, ma non solo, gli animi all’interno del Movimento si fanno sempre più agitati, tanto da spingere qualche esponente della forza politica ad ammettere l’esistenza di un rischio scissione.

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Spadafora sul malcontento nel M5s

MeteoWeek.com (Photo by Riccardo Antimiani – Pool/Getty Images)

E’ quanto accaduto di recente durante un’intervista del deputato M5s ed ex ministro Vincenzo Spadafora a Che tempo che fa su Rai 3. Il rischio di scissione nel Movimento 5 Stelle “c’è e io lavoro affinché ciò non avvenga“, avrebbe affermato Spadafora. Ad innervosire gli animi- stando a quanto lasciato intendere dall’ex ministro – ci sarebbe uno scarso coinvolgimento dei parlamentari. A proposito del Quirinale, Spadafora avrebbe commentato: “Spero che Conte voglia convocare i gruppi: penso che siano finiti i tempi in cui queste cose si decidevano altrove, queste cose si decidono insieme. Dal Movimento 5 stelle può uscire la linea politica che chiede a Draghi di restare a fare il presidente del Consiglio“, per “il bene del Paese“. “Conte non ha ancora esplicitato” il suo pensiero sulla corsa al Colle “in modo netto, sarebbe assurdo pensare di deciderlo senza consultare i parlamentari“, avrebbe chiosato Spadafora. Estendendo lo sguardo al di là del Colle, la posizione dell’ex ministro è abbastanza chiara: Conte deve restare il leader del Movimento ma è necessario creare un progetto politico attorno a questo nome, altrimenti “mi chiedo cosa diremo per convincere la prossima volta a votarci, non basta un leader o dei nomi, ma serve un progetto serio“. Un progetto, aggiunge poi, “alternativo al Pd”. Ed è proprio sulla creazione necessaria di questo progetto politico che il M5s rischia di perdere compattezza.

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Beppe Grillo interviene

Ne è consapevole anche il fondatore Beppe Grillo, che in settimana sarà a Roma – stando ad Adnkronos – in occasione di un confronto con i parlamentari e con Giuseppe Conte. Sul tavolo, una serie di questioni spinose sulle quali è necessario fare chiarezza, a partire dalle frizioni per la scelta del capogruppo al Senato. In base a quanto riportato da Adnkronos, alcune fonti vicine al Movimento sottolineerebbero la preoccupazione del fondatore per le voci sulle frizioni interne al M5s. L’idea di Grillo sarebbe allora quella di “toccare con mano l’umore dei parlamentari” pentastellati, “convinto che un confronto diretto lo aiuti a capire come stanno realmente le cose…“. Tra gli argomenti trattati, potrebbe spuntare anche il dossier Quirinale. L’incontro con il fondatore, in questo quadro, potrebbe rappresentare un’occasione per trovare una linea condivisa. Tuttavia, c’è chi teme che l’arrivo di Grillo possa trasformarsi in un’ulteriore motivo di destabilizzazione: Grillo potrebbe tentare di imporre la propria linea che, in questo caso, si aggiungerebbe alla leadership ufficiale di Conte e a quella ufficiosa di Di Maio. Troppi i leader per un solo Movimento. Per capire come andrà a finire, intanto, sarà necessario osservare l’andamento dell’assemblea congiunta voluta da Conte nella giornata di mercoledì. Sul tavolo, tutti i temi più scottanti, in modo – ribadisce Conte – da coinvolgere i parlamentari nei processi decisionali, soprattutto sugli snodi più delicati. Che sia già troppo tardi?

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