La Cop 26 è già un fallimento conclamato eppure Cingolani ci tiene a sottolineare l’ipocrisia di Greta Thunberg.
“Rifiuto enormemente l’ipocrisia del bla, bla, bla. Tutti stanno lavorando sulla transizione ecologica, ma ci sono delle regole, c’è la democrazia che stabilisce chi sono i rappresentanti. Io trovo quasi eversivo dire che le persone che stanno lavorando su queste cose non rappresentano nessuno, rappresentano dei Paesi e sono stati eletti”.
Affermazioni forti quelle del Ministro alla Transizione Energetica Roberto Cingolani, rilasciate nel corso di un suo intervento alla trasmissione Mezz’ora in Più, e che naturalmente hanno fatto subito indignare tutti coloro che vedono in Greta Thunberg un simbolo di speranza nella lotta al cambiamento climatico.
Le dichiarazioni del ministro sono francamente sconcertanti.
Sia chiaro: fa bene ad esempio a rimarcare quanto possa essere eversivo sostenere che che gli attuali leader politici non rappresentano nessuno. Non è vero e concordo con lui: la democrazia esiste e, al di là di ciò che può sostenere qualche attivista molto arrabbiato, i leader politici stanno attualmente partecipando all’ultima settimana della conferenza Onu sul Clima in virtù di un mandato ricevuto dal popolo.
Poteva fermarsi qui però Cingolani, perchè sulle sue restanti affermazioni, c’è solo da diventare pazzi. Di rabbia.
D’altronde, solo in Italia stiamo glorificando senza motivo i vari vertici sul clima che si stanno tenendo a Glasgow. Nel resto del mondo invece, sono tanti i media che raccontano come ci troviamo di fronte già adesso all’ennesimo e conclamato fallimento della politica, in cui nulla si decide: un vero accordo sulla transizione ambientale semplicemente non c’è. Basti solo pensare che quella data simbolo del 2050, messa più volte nero su bianco dai nostri leader, per ben evidenziare che obiettivo darsi e quanto tempo ci resta, è stata cancellata di botto, sostituita da una non meglio precisata ambizione di raggiungere certi obiettivi entro metà secolo. È Greta Thunberg ad essere ipocrita nell’asserire che gli attuali leader mondiali non fanno altro che “bla bla bla? No, è un dato di fatto che Cingolani non vuole ammettere, convinto forse che il moderatismo di cui si ritiene rappresentante sul tema, sia la vera strada per la sostenibilità. Altrimenti, come ha avuto modo di spiegarci più volte, migliaia di famiglie finiranno sul lastrico a causa dei milioni di lavoro persi dalle attività inquinanti.
“Adesso ci sono i rappresentanti dei vari Paesi che stanno facendo un lavoro molto molto complesso, che tentano di conciliare la sostenibilità sociale con la sostenibilità ambientale”.
Cingolani sostiene da mesi che una transizione il meno indolore possibile per la popolazione sia una strada percorribile. Potrebbe anche avere ragione, ma non è quello che invece continuano ad affermare gli scienziati. Pensiamo all’ultimo rapporto del Global Carbon Project presentato alla Cop 26, che illustra come i paesi più avanzati non solo dopo la pandemia hanno ripreso le loro attività inquinanti, ma anzi, queste hanno registrato un vero e proprio record rispetto agli anni precedenti. Cosa hanno stabilito i leader a riguardo per calmierare questi inquietanti aumenti? Per Cingolani però, si tratta di una situazione complessa in cui tutti gli attori politici in gioco stanno facendo il massimo.
“I Paesi attualmente inquinanti, Cina, Russia e India hanno modelli di sviluppo che ci mettono di più a cambiare rispetto al nostro. Un grande risultato del G20 aver ottenuto il riconoscimento del bisogno di un’accelerazione”
Il nostro ministro rivendica come fosse un successo il fatto che alcuni leader si sono accorti che la nostra civiltà sta morendo a causa del cambiamento climatico e che occorre fare qualcosina in più, accelerare. Senza però che questi impegni siano messi nero su bianco in modo preciso e circostanziato, forse l’unica situazione in cui avrei giudicato con meno severità le parole del Ministro.
“Paesi attualmente inquinanti, Cina, Russia e India hanno modelli di sviluppo che ci mettono di più a cambiare rispetto al nostro. Persino questi paesi hanno ammesso che non bastano più i due gradi di riscaldamento climatico per metà secolo ma bisogna andare a uno e mezzo, bisogna accelerare. Ora la negoziazione sta nel trovare l’anno in cui siamo tutti d’accordo a fare i nostri cambiamenti”
Farei in primo luogo notare quanto sia grottesco che Cingolani evidenzi come queste nazioni rappresentino l’inquinamento, come se le multinazionali in Occidente avessero un ruolo marginale in tal senso. Verissimo che paesi come l’Arabia Saudita, o aziende quali la Gazprom in Russia sono tra le più inquinanti al mondo. Non dimentichiamo però che in quella stessa classifica subito dopo troviamo, per fare qualche esempio, le ExxonMobil, multinazionale statunitense, o la Royal Dutch Shell che ha sede nei paesi bassi. Eppure per le loro, al di là delle interrogazioni del Congresso Usa o della corte olandese che decide di punirli, non sembrano esserci provvedimenti o mediazioni in vista per convincerli a inquinare di meno, a cambiare strada.
Mentre la scienza ci spiega che non abbiamo più tempo, che dobbiamo agire adesso, il nostro ministro per la transizione ecologica considera una vittoria l’aver messo le basi per stabilire l’anno in cui bisognerà iniziare a fare sul serio. Per molti però quell’anno doveva essere adesso, questa conferenza Onu sul clima, non la prossima. Lo aveva fatto chiaramente intendere anche Boris Johnson con quel suo inequivocabile monito che ha inaugurato il vertice Onu sul clima: “Se fallisce Glasgow, fallisce tutto”.
La Cop 26 si trova attualmente alla sua seconda e ultima settimana di vita, ma se in molti parlano già adesso di fallimento, è perché è ormai chiaro che niente verrà deciso in merito.
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E piuttosto che spiegare alla nazione che ci troviamo di fronte all’ennesimo fallimento(o rinvio) della politica mondiale sul tema, Cingolani si cimenta in uno sport che un po tutti abbiamo imparato a conoscere nella vita: se la prende con i più deboli.
Quelli che come Greta Thunberg stanno lì a dirci che come al solito anteponiamo il capitale e gli interessi geopolitici alla tutela dell’ambiente, che come ogni anno abbiamo organizzato una conferenza dedicata al clima in cui non abbiamo deciso nulla. E si permette pure di dire a questi ragazzi che devono essere realisti, altrimenti milioni di famiglie finiranno sul lastrico, che loro ignorano la complessità della politica e devono invece rispettarla. Non che queste cose non siano vere.
Ma dirle con questa saccenza, con questo cinismo, dopo l’ennesimo fallimento mondiale sul clima, in cui si è dimostrato che a conti fatti, è stato un semplice “bla bla bla”, come se per prendere certi decisioni avessimo tutto il tempo di questo mondo, è stato semplicemente indecente.