Cristina Longhini, farmacista di Bergamo, che dopo quello che ha vissuto sulla sua pelle ha deciso di non fare i tamponi ai no vax. Intervistata da Paolo Del Debbio a “Dritto e Rovescio” ha spiegato le sue motivazioni e il modo in cui ha vissuto la pandemia nella sua città, Bergamo.
«Mio padre era tra le bare portate dall’esercito, non c’era un’ambulanza, abbiamo trovato un medico che venisse a visitarlo: aveva la saturazione a 65 e una settimana dopo è morto», spiega la farmacista. Poi aggiunge: «Mi sono posta come farmacista vaccinatrice, ma non mi sono presa la briga di fare i tamponi perché non vogliamo sottoporci a una valanga di persone potenzialmente positive».
La situazione tamponi da quando c’è l’obbligo di Green Pass sul posto di lavoro
«Negli ultimi tempi tutti quelli che volevano un tampone avevano un’aggressività unica. Ci dicevano: tu devi farmi un tampone perché io il lavoro non voglio perderlo. La mia scelta dunque deriva dal fatto che subire tutta questa rabbia e questo odio fa male».
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Poi conclude con la sua opinione sulle persone che non vogliono vaccinarsi: «Le persone hanno paura di quello che non conoscono: la maggior parte non hanno capito come funziona e agisce il vaccino e quindi hanno paura di cose insensate».
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