Assia Belhadj, candidata col velo insultata sui social: archiviato il caso

Assia Belhadj è nata in Algeria ma da oltre sedici anni vive a Belluno. Alle elezioni regionali di un anno fa si è candidata con la lista “Il Veneto che vogliamo”, pubblicando una foto con il velo musulmano. Quest’ultima ha scatenato le ire dei razzisti, i quali sui social network l’hanno ricoperta di insulti e minacce. È per questa ragione che la trentasettenne aveva deciso di rivolgersi alla giustizia. La Procura, tuttavia, ha archiviato il caso, in quanto  non si può risalire all’identità di coloro che hanno scritto quei terribili messaggi.

Assia Belhadj
Assia Belhadj, candidata alle regionali del Veneto nel 2020 – meteoweek.com

Oltre il danno, la beffa. Assia Belhadj, la trentasettenne di origini algerine che vive in Italia da anni, non avrà giustizia. Un anno fa la donna, che lavora a Belluno come mediatrice interculturale e attivista per i diritti umani, aveva deciso di candidarsi alle elezioni regionali con la lista “Il Veneto che vogliamo”. Al momento della pubblicazione sui social network della sua fotografia per la campagna elettorale, in cui indossava il velo musulmano, tuttavia, era stata ricoperta di insulti e minacce a sfondo razziale. Migliaia e migliaia di commenti offensivi in meno di una settimana. È per questa ragione che si era rivolta all’avvocato Enrico Rech e aveva deciso di sporgere denuncia. Coloro che hanno scritto quei terribili messaggi, però, non la pagheranno in alcun modo. Il pm, nelle scorse ore, si è espresso infatti a favore dell’archiviazione del caso in quanto non è possibile risalire all’identità dei colpevoli.

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Assia Belhadj non è riuscita a trattenere la rabbia. “Oggi mi sento “straniera” in tutti i sensi, una parola con cui mi hanno sempre etichettato e che ho sempre rifiutato. Il mio percorso in Italia non è stato per niente facile ma ho sempre cercato di essere a favore della società nonostante tutte le difficoltà e gli ostacoli. Mi è stato detto spesso che era una perdita di tempo, ma non li ho mai ascoltati. Oggi ho capito che avevano ragione!”, ha scritto sul suo profilo Facebook. “Chi doveva decidere ha deciso che le più di 100 persone che si sono permesse di offendermi, prendermi in giro, minacciarmi, deridere me e la mia religione, chiamare “straccio” il velo che porto, dirmi che mi devo curare, associare la mia persona all’Isis, darmi della medievale: non possono essere processate perché non si riesce a risalire alla loro identità e non si riesce a risalire alla data di pubblicazione dei post”, ha concluso.

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