Il freddo afgano può essere mortale per molte migliaia di persone nel Paese. L’Unhcr invia aiuti, ma non basta: il mondo deve essere solidale
L’inverno è alle porte anche per gli sfollati in Afghanistan, le temperature nel Paese possono raggiungere l’impressionante punte di -25⁰C in alcune regioni. Per questo motivo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha inviato i primi soccorsi a Kabul tramite aerei con dentro 33 tonnellate di kit per affrontare il freddo. E’ solo il primo dei tre voli previsti, i prossimi saranno il 4 e il novembre.
In ogni kit, del peso di oltre 25 kg, è possibile trovare materiale isolante dal freddo come divisori, pavimentazioni di fortuna e isolanti per l’accensione di stufe. L’obbiettivo è quello di salvaguardare 500mila persone prive di una tetto entro la fine dell’anno, ma gli sfollati sono oltre 3.5 milioni in Afghanistan, 700mila di questi hanno dovuto abbandonare le proprie case a causa del conflitto esploso quest’anno.
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“Quest’anno quasi mezzo milione di persone ha ricevuto aiuti come kit per ripari di emergenza, razioni di cibo, coperte, set da cucina, stufe, pannelli solari, lanterne solari e denaro per i più vulnerabili. Stiamo usando rotte terrestri, marittime e aeree per portare aiuti umanitari in Afghanistan e in altri paesi della regione in modo da poter rispondere alle necessità crescenti” fanno sapere da Unhcr. “Altre forniture di soccorso sono state preposizionate a Termez, in Uzbekistan, pronte per essere trasportate in Afghanistan quando necessario. Continuiamo a incrementare la risposta umanitaria, ma sono urgentemente necessarie più risorse per raggiungere tutti coloro che avranno bisogno di aiuto per sopravvivere al duro inverno che li attende”.
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Infine l’Unhcr lancia un appello alla comunità internazionale “affinché aumenti urgentemente i contributi finanziari per assistere gli afghani che sono stati costretti a fuggire, sia all’interno che fuori dal paese, e che sono estremamente vulnerabili. Oltre agli aiuti di emergenza per gli sfollati interni, l’Unhcr continua anche a lavorare nelle comunità in cui sono tornati gli ex rifugiati, investendo in infrastrutture, in istruzione, salute, mezzi di sussistenza e alloggi“.