Il g20 ha ottenuto un risultato tiepido, per alcuni nullo, nel cercare di fissare più stringenti scadenze per l’azzeramento delle emissioni. In parte era previsto ma ora gli occhi degli ambientalisti si spostano verso la COP26. Sarà una svolta o si presenteranno i medesimi problemi per un accordo sul clima?
I leader mondiali riuniti al vertice del G20 a Roma hanno concordato che i paesi devono intraprendere azioni significative per evitare il riscaldamento globale. Il mondo non deve riscaldarsi più di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. Tutto giusto in teoria ma il vertice sta affrontando le critiche per l’aver preso pochi impegni concreti per raggiungere tale obiettivo.
Il comunicato finale della sessione sul cambiamento climatico non ha incluso un impegno a raggiungere emissioni nette di carbonio pari a zero entro il 2050. I leader del G20 hanno invece concordato una formulazione che sottolinea l’importanza di raggiungere lo zero netto entro o intorno alla metà del secolo. Una formulazione volutamente vaga che va incontro alle richieste di Cina, Arabia Saudita, India e Russia.
Greenpeace ha condannato la dichiarazione come debole e “priva di ambizione e visione”. L’organizzazione ha detto che i leader del G20 “hanno fallito” prima della conferenza sul clima Cop26 a Glasgow. “Se il G20 era una prova generale per la Cop26, allora i leader mondiali hanno fatto fiasco”, ha detto il suo direttore esecutivo Jennifer Morgan.
Il comunicato definisce i piani per porre fine agli investimenti esteri nel carbone quest’anno – una delle poche cose che la Cina ha accettato di fare. “Aumenteremo i nostri sforzi per attuare l’impegno preso nel 2009 a Pittsburg. Per eliminare gradualmente e razionalizzare a medio termine i sussidi inefficienti ai combustibili fossili”.
Un riferimento in una precedente bozza alla riduzione delle emissioni di carbonio in modo significativo, a cui la Turchia si era opposta, è stato rimosso. Al suo posto la frase: la riduzione dell’uso dei combustibili fossili è “uno dei modi più fattibili, efficienti e veloci per limitare il cambiamento climatico”.
Il linguaggio va appena oltre ciò che è stato concordato sei anni fa a Parigi. All’epoca l’accordo sul clima ha chiesto di limitare il riscaldamento globale a ben meno di 2C, e idealmente più vicino a 1,5C. Gli esperti dicono che significa dimezzare le emissioni di carbonio entro il 2030 e raggiungere lo zero netto entro il 2050. La Cina, uno dei più grandi emettitori del mondo, ha detto che raggiungerà lo zero netto entro il 2060.
Il premier Mario Draghi, che ha presieduto il vertice del G20, ha parlato alla riunione della continuità fra i vertici. “Le decisioni che prendiamo oggi avranno un impatto diretto sul successo del summit di Glasgow e sulla nostra capacità di affrontare la crisi climatica”.”Dobbiamo fissare obiettivi a lungo termine che siano coerenti con gli obiettivi dell’accordo di Parigi e fare cambiamenti a breve termine per raggiungerli”. Draghi ha detto che Cop26 “deve segnalare l’inizio di una campagna permanente. Ogni anno dovremmo chiederci se abbiamo fatto abbastanza per cambiare rotta”.
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“In questa stanza abbiamo opinioni diverse su quanto presto dobbiamo iniziare ad agire e quanto velocemente dobbiamo cambiare rotta”. “Le economie emergenti si risentono per come i paesi ricchi hanno inquinato in passato e chiedono aiuto finanziario per sostenerli in questa transizione. Si chiedono anche se qualsiasi impegno che prendiamo sia davvero credibile, visti i nostri fallimenti passati”.
Alok Sharma, il presidente del vertice Cop26, ha invitato i leader globali a “scacciare i fantasmi del passato” e a fare un passo avanti. Come nazione ospitante, il Regno Unito è responsabile della supervisione dei negoziati e del tentativo di estrarre impegni significativi dai rappresentanti di quasi 200 paesi. Di seguito le parole di Sharma in vista di Glasgow. “Sappiamo dall’IPCC [il gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici] che siamo già a un riscaldamento globale di 1,1 C sopra i livelli preindustriali. “A 1,5C, ci saranno paesi che saranno sott’acqua ed perciò bisogna ottenere un accordo su come affrontare il cambiamento climatico nel prossimo decennio”.
I delegati di quasi 200 paesi saranno coinvolti nella stesura di un accordo per prevenire tali scenari catastrofici. In più, gli esperti di clima hanno avvertito che abbiamo poco spazio o tempo di manovra. Tuttavia, si prevede che le nazioni in via di sviluppo si scontreranno con i paesi più ricchi sui finanziamenti che dovrebbero essere dati per aiutarli.
Allo stesso tempo, gli stati arabi vogliono continuare a trivellare per il petrolio il più a lungo possibile. Gli stati insulari del Pacifico, invece, poiché potrebbero presto essere spazzati via dal rapido aumento del livello del mare – stanno cercando un rapido accordo. Sarà compito di Boris Johnson e Sharma assicurare un accordo tra questi gruppi in competizione.
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