Gialli e misteri italiani, l’omicidio di Milena Sutter e “Il Biondino della Spider Rossa”

È ancora avvolto nel mistero, l’omicidio della 13enne Milena Sutter, sono diversi i dubbi riguardanti la dinamica di quanto accaduto alla giovane ragazza quel 6 maggio 1971. Un colpevole per la giustizia c’è: Lorenzo Bozano, un ragazzo che all’epoca dei fatti aveva 25 anni. Venne condannato per il rapimento e l’uccisione della ragazza. Il delitto, naturalmente all’epoca destò particolare scalpore, l’opinione pubblica si scatenò in pericolose congetture, tutte indirizzate verso Bozano, ma su cui pendono ancora molti punti di domanda: il biondino della spider rossa – questo il soprannome di Lorenzo– ha rapito, ucciso, e annientato il corpo di Milena? Lo fece da solo? Che cosa accadde veramente?

Milena Sutter – MeteoWeek

Quel terribile giorno di maggio a Genova. Milena, 13enne figlia di Arturo Sutter, industriale svizzero naturalizzato italiano, uscì da scuola, la Scuola Svizzera situata in via Peschiera, a metà strada tra Piazza Manin e via XX Settembre, nel pieno centro di Genova. La ragazza sarebbe dovuta tornare subito a casa per una lezione di ripetizione di storia alle 17.30. I Sutter abitavano ad Albaro, in viale Antonio Mosto. Milena non arrivò mai a casa. Secondo quanto ricostruito dalle perizie legali dell’epoca, la 13enne venne uccisa quel giorno, tra le 18 e le 18.30 in una zona compresa tra i quartieri di Quarto dei Mille e Quinto al Mare.

La telefonata e la richiesta di riscatto

Il giorno dopo il rapimento, alle 10.45 arrivò la telefonata con la richiesta di riscatto alla famiglia Sutter, una telefonata anonima, con la richiesta di 50 milioni di lire. Una voce maschile dall’altro lato della cornetta diceva: “Se volete Milena viva, prima aiuola Corso Italia”, poi il nulla. Fino a che Milena non venne trovata cadavere, due settimane dopo. Secondo le indagini dell’epoca, Milena venne prima seppellita in una piazzola sul Monte Fasce, poi gettata in mare con addosso sei piombi da un chilo l’uno, appartenenti ad una muta da sub della Cressi Sub.

Il ritrovamento di Milena

Il ritrovamento del corpo di Milena – MeteoWeek

Il corpo di Milena venne ritrovato il 20 maggio, intorno alle 17.30 da due pescatori, Paolo Schenone e Giampaolo Olia. I due si trovavano a bordo di una barca a circa 300 metri dalla spiaggia di Priaruggia a Quarto dei Mille. I pescatori una volta individuato il corpo, tornarono a riva per chiamare il Nucleo Sommozzatori dei vigili del fuoco che recuperarono la salma della 13enne e la adagiarono sulla spiaggia. Il corpo di Milena era sfigurato, completamente irriconoscibile: scarnificato dai pesci durante il suo periodo in mare, dieci giorni, secondo quanto ricostruito dalle indagini dell’epoca. La ragazza indossava ancora la camicetta a fiori, il maglione giallo e la blusa che aveva il giorno del rapimento. La parte inferiore del corpo era però svestita, con le calze a collant arrotolate alle caviglie. Il corpo venne così portato all’obitorio dell’ospedale San Martino di Genova, dove venne riconosciuto alle 20.30 dal medico legale Giorgio Chiozza, tramite una medaglietta con sopra inciso il nome della giovane, medaglietta che le aveva regalato la madre, anni prima. E da un braccialetto che indossava ancora al polso.

Le indagini e l’arresto

Lorenzo Bozano venne arrestato la sera stessa del ritrovamento del corpo. Nei giorni precedenti era già stata impostata una direzione alle indagini, che portavano direttamente al maggior indiziato: lui, appunto. Bozano era un ragazzo di 25 anni, parente degli armatori Costa, proprietari di Costa Crociere. Venne arrestato il 20 maggio, poco prima delle 22 a casa della madre. Lui divenne, in quel periodo, ‘il biondino della spider rossa’, anche se a conti fatti, biondo non era, ma la spider la possedeva, un’Alfa Romeo Giulietta Spider, il suo hobby era girare con quella macchina, la sua passione le immersioni subacquee. Quando Bozano venne fermato, lì per lì non riuscì a fornire alcun alibi per l’ora del rapimento e quindi dell’omicidio, cioè dalle 16:15 alle 19:45 e dopo le 22 del 6 maggio.

Ad aggravare la situazione di Bozano, l’opinione che il padre aveva di lui. Venne definito da questo uno psicopatico, il genitore lo aveva denunciato alla Procura dei minorenni di Genova nel 1965, dichiarando che fosse capace di qualsiasi delitto, dicendo che era cinico, bugiardo, con una forte pulsione sessuale e che inoltre era un ladro. Il soprannome del ‘biondino della Spider rossa’ nacque poiché alcuni in via Orsini, dissero ad un giornalista del Corriere Mercantile, di aver visto un ‘biondino’ aggirarsi nella zona di villa Sutter, a bordo appunto di una spider rossa. Alcuni precisarono di averla vista proprio nella zona della Scuola Svizzera. Una trentina di studenti riconobbe Bozano, ma nessuna compagna di classe di Milena. Bozano era castano, con una corporatura massiccia.

Venne rinvenuto anche un foglio, con scritte alcune parole: “affondare, seppellire, murare”, e alcuni orari. Questo appunto venne connesso al rapimento di Milena. Addirittura vi fu la testimonianza di alcune persone, che riferirono che nei giorni precedenti al delitto, Bozano avesse parlato di compiere un sequestro, ma il ragazzo successivamente dichiarò che il sequestro di cui aveva parlato era quello di Sergio Gadolla, avvenuto per mano del Gruppo XXII ottobre, dal 7 al 9 ottobre 1970. Vennero trovati 23 indizi a carico di Bozano ma nessuna prova, nel 1973 venne assolto in primo grado, ma nel 1975 venne condannato all’ergastolo con l’imputazione di rapimento a scopo di estorsione, omicidio con azione di strozzamento e soppressione di cadavere. Condanna che venne confermata dalla Corte di Cassazione nel 1976.

Bozano poco dopo la condanna scappò in Francia, poi in Africa, poi di nuovo in Francia. Venne arrestato il 25 gennaio 1979 ma la Francia negò l’estradizione in Italia. Venne però espulso in Svizzera e le autorità elvetiche lo estradarono in Italia, dove cominciò a scontare la pena il 22 ottobre nel carcere di Porto Azzurro, nell’Isola d’Elba. Ottenne la semilibertà nel 1989, grazie a dei permessi premio e creò un allevamento di polli a Porto Azzurro ma finì in alcuni guai finanziari. L’11 giugno 1997, si spacciò per un poliziotto e tentò di molestare una ragazzina di 16 anni a Livorno, venne quindi condannato nel 1999 a due anni di reclusione, fino al 2002 non ebbe più modo di richiedere permessi. Venne poi rimesso in semilibertà nel febbraio 2019 e trasferito in una casa di accoglienza per detenuti dove aveva la mansione di custode e segretario. Bozano morì il 30 giugno 2021 per un malore, mentre faceva il bagno a Bagnaia, aveva 76 anni.

Le zone d’ombra sul delitto di Milena Sutter

Molto si è parlato nel corso degli anni dell’omicidio di Milena Sutter, la stampa, la televisione, la letteratura hanno dedicato spazio a quanto accaduto quel 6 maggio 1971. Di certo si sa solo, ad oggi, che Milena è morta. Ad occuparsi in modo dettagliato del fatto, il libro di Maurizio Corte e Laura Baccaro: “Il Biondino della Spider Rossa. Crimine, giustizia e media”.

Ripartiamo da principio, dalla sparizione di Milena quel giorno, dal suo non ritorno a casa, da quello che dissero i compagni di classe. Milena, sostennero all’epoca i suoi compagni – uscì di fretta da scuola. Di fretta, ma venne vista camminare tranquilla da un ex allievo della scuola. Un altro giovane notò Milena camminare su via Gropallo, la direzione era quella per la Stazione Brignole, per tornare a casa Milena doveva prendere il bus 88. Lo studente disse che la 13enne, non sembrava essere affatto di fretta, il ragazzino non venne sorpassato da Milena, i due andavano nella stessa direzione e lui non riuscì a prendere il bus poiché arrivò in ritardo. Milena quel giorno rifiutò un gelato con i compagni, si avviò tranquilla su via Peschiera e l’impressione era quella che il bus per rientrare lei non lo volesse proprio prendere.

La telefonata

Un altro punto di domanda è la telefonata per la richiesta del riscatto. Il giorno dopo, alle 9.34, arrivò la telefonata dove veniva richiesto, sillabato come se fosse una registrazione: “Se volete Milena viva, prima aiuola Corso Italia”. In effetti, nella aiuola indicata, il giorno dopo venne trovata la borsa della 13enne. Riguardo questa telefonata, vi sono delle incongruenze sull’orario, non coincide con quanto dichiarato dal padre di Milena. L’orario dichiarato è quello delle 10.40 e non delle 9.34. Il rapitore chiamò una sola volta, da verificare forse una seconda, poi non chiamò più. Un po’ insolito come comportamento per un sequestratore, che tendenzialmente si adopera ad effettuare più chiamate per raggiungere il suo scopo. Inoltre, i soldi del riscatto non sembravano una richiesta congrua al reddito del padre di Milena che l’anno prima aveva dichiarato un reddito di 64 milioni di euro.

Il ritrovamento del corpo di Milena

Alcune perplessità sono sorte anche in merito al ritrovamento del corpo di Milena, sembrerebbero esserci delle anomalie. Prima di tutto sulla posizione del corpo, supino, mentre un corpo in acqua dovrebbe stare rovesciato, con il ventre sul fondo. Il corpo di Milena nei giorni precedenti non era stato notato da nessuno, un corpo a cielo aperto per giorni. Il corpo inoltre era in parte svestito e questo ‘dettaglio’ non poteva essere qualcosa di connesso con il movimento delle onde. E infine, coincidenza, triste casualità o calcolo? Il corpo ricomparve in un orario che coincideva con giorno e ora della scomparsa.

Lorenzo Bozano

Chi era l’uomo condannato per il rapimento e l’uccisione di Milena, che scontò più di 43 anni di carcere? La criminologa Laura Baccaro, nel libro “il Biondino della Spider Rossa. Crimine, giustizia e media”, ha fatto un’analisi basata su una perizia psico-criminologica ed ha escluso che l’uomo fosse affetto da “parafilie”, Bozano, secondo quanto appurato dalla criminologa, non era un “deviato sessuale”. Secondo Laura Baccaro, l’allora 25enne Lorenzo Bozano non sarebbe nemmeno stato in grado di gestire un compito tanto complicato come un sequestro e un omicidio.

Lorenzo Bozano – MeteoWeek

In base all’accurata analisi fatta nel libro molte piste non sono state affrontate, a cominciare dal diario di Milena, in cui parlava di un certo “Claudio My Love”. Non venne inoltre mai acquisita in sede processuale la testimonianza di Isabelle, amica del cuore di Milena. Nel libro vengono quindi messe in evidenza, tre importanti lacune nelle indagini di questo caso: la ricostruzione dell’affondamento in mare del corpo di Milena, la pista ignorata di Claudio, la testimonianza dell’amica del cuore. Gravi interrogativi, il più grande rimane: Che cosa accadde realmente a Milena Sutter?

Il diario di Milena Sutter, da https://ilbiondino.org/ – MeteoWeek
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