Mentre governo e Parlamento discutono dei dossier caldi, attesi dopo la pausa estiva, i sondaggi post-amministrative continuano a fotografare una situazione in lenta evoluzione: secondo i sondaggi Supermedia Agi/YouTrend, il Pd sfiorerebbe ora il 20%, portandosi a soli due decimali di distacco da FdI. Ancora in discesa la Lega, che questa settimana scende sotto il 19%. Il punto della situazione.
Se si parla di sondaggi, una cosa è chiara: più il tempo passa, più è possibile osservare l’ipotetico consolidarsi di alcuni trend. La stessa cosa vale, entro certi limiti, per gli effetti di determinati eventi. E’ il caso delle amministrative, vinte in larga parte dal Pd e, stando ai sondaggi della settimana scorsa, benefiche nei confronti del partito. Nell’ultimo sondaggio Supermedia Agi/YouTrend, che tiene conto delle rilevazioni dell’ultima settimana, il trend sembra confermato: il Pd sembra salito fino al 19,9%, ottenendo un +0,2. Gli effetti sono abbastanza chiari: così il partito di Enrico Letta sfiora il 20% e raggiunge una distanza di soli due decimali con FdI (20,1%). Insomma, a occhio e croce l’effetto amministrative sembra proseguire e sembra portare il Pd – sulla base di questo slancio – sempre più vicino al primo partito italiano, quello di Giorgia Meloni (che invece scende dello 0,4%). Ma scende anche e soprattutto la Lega, che ora perde uno 0,3% portandosi al 18,7%, registrando un nuovo record negativo da inizio legislatura.
A recuperare, piuttosto, è il M5s, che arriva al 16,1% (+0,4%), ma sempre all’interno di un quadro che – nelle settimane precedenti – ha registrato una perdita di consensi. Migliora anche Forza Italia, che ora ha un 7,4% (+0,4%). Tuttavia dall’Agi in generale fanno notare di aver esteso il paniere di istituti su cui basare la rilevazione (da 4 a 7). Questo vuol dire che “il motivo alla base di queste variazioni, apparentemente inspiegabili, è quasi certamente di natura statistica: in altre parole, poiché ciascun istituto di sondaggio “pesa” i suoi campioni in un certo modo, è verosimile che dall’analisi – parziale – della scorsa settimana fossero rimasti fuori dei sondaggi che stimano per il M5S e Forza Italia dei risultati migliori della media, in modo per così dire ‘strutturale'”. La situazione non cambia di moltissimo per le percentuali registrate dalle macroaree politiche: Pd, MDP e M5s restano comunque sotto la coalizione di centrodestra, che raggiunge il 47,8%.
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Il Ddl Zan secondo i sondaggi
Ovviamente, sarà necessario ora comprendere in che modo gli eventi dei prossimi giorni modificheranno una polarizzazione politica che sembra sul filo del rasoio. Per farlo, è possibile iniziare a puntare l’attenzione sui singoli eventi, a partire dalla bocciatura del Ddl Zan in Senato. Stando a un sondaggio Emg, effettuato nei giorni precedenti alla bocciatura, sono ben il 57% gli italiani favorevoli al Ddl Zan, mentre il 22% si dichiarava contrario. La situazione non si discosta molto rispetto alla percentuale registrata a luglio da Demos, dove i favorevoli erano un buon 60%. E’ piuttosto sulla priorità del tema che il quadro appare nettamente più diviso. Secondo un sondaggio Swg, il 38% degli elettori riteneva che il tema non fosse prioritario, mentre il 35% credeva che andasse affrontato il prima possibile. Un buon 9%, invece, credeva che fosse necessario rinviare la discussione del tema perché a settembre “rischia di non essere approvato“. Ma se il Ddl Zan è una questione prettamente politica e sociale, a pesare sulle intenzioni degli italiani sarà anche e soprattutto la gestione da parte dei partiti del dossier pensioni.
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I temi caldi
Su questo, Agi fa già sapere: “Gli italiani sono in larga parte contrari a un ritorno ‘sic et sempliciter’ alla legge Fornero (cioè alla situazione preesistente all’introduzione di Quota 100). La stragrande maggioranza degli intervistati concorda sostanzialmente su un punto: e cioè che, anche senza prorogare Quota 100, sia necessario intervenire sulle norme in materia previdenziale, di modo da consentire una flessibilità in uscita maggiore di quella che ci sarebbe se il Governo non intervenisse”. Resterà da capire, ora, che tipo di impatto avrà la discussione annunciata ieri da Draghi in conferenza stampa. Il governo infatti ha già ribadito: Quota 100 verrà superata, nel 2022 è prevista Quota 102 ma la direzione è quella di procedere verso un contributivo pieno. Il premier avrebbe sottolineato, infatti, come quella del contributivo sia “la scatola” entro la quale si deve lavorare per trovare una soluzione che convenga a tutti: all’interno di questo inquadramento si potrà poi avviare un confronto tra le parti (sociali e parlamentari) per smussare quelli che sono gli angoli più ostici di un contributivo rigido. Insomma, la palla su questo punto torna al confronto tra governo, Parlamento e ai sindacati. Una mossa volta a evitare ulteriori tensioni nel Paese e che apre a un dialogo che, con ogni probabilità, diventerà una sfida per l’egemonia. Ma anche di questo è fatta la democrazia, e probabilmente questi e molti altri temi scottanti saranno dirimenti per far comprendere meglio agli italiani da che parte stare.