Mascherine prive di marcatura Ce: maxi-sequestro al porto

Mascherine prive di marcatura Ce: maxi-sequestro al porto

Le mascherine incriminate sono state sequestrate - meteoweek.com

L’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli (Adm) e la Guardia di Finanza hanno rinvenuto una ingente quantità di mascherine contro il Covid-19 non a norma nel porto di Ancona. Il carico, contenuto in un mezzo di trasporto bulgaro proveniente dalla Grecia, era colpo di dispositivi di protezione completamente sprovvisti della marcatura Ce. È stato disposto dalle autorità competenti il sequestro della merce e alla ditta responsabile comminata una sanzione pecuniaria rilevante.

mascherine
Le mascherine incriminate sono state sequestrate – meteoweek.com

Un carico di mascherine completamente prive di certificato di qualità è stato sequestrato nel porto Dorico di Ancona. I dispositivi di protezione – in totale circa 280 mila – erano contenuti in un mezzo di trasporto bulgaro proveniente dalla Grecia. I controlli ad opera dell’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli (Adm) e della Guardia di Finanza, utili a contrastare i traffici illeciti, hanno scoperto l’illegalità della merce, che presto sarebbe stata importata e messa in commercio in Italia, a discapito dei cittadini che la avrebbero inconsapevolmente utilizzata. Le attività di monitoraggio in questi mesi si sono sempre più intensificati, in tal senso, al fine di individuare comportamenti scorretti e lesivi della salute dei cittadini.

Leggi anche -> Scuola, Sileri: “Salvata dal Green Pass, vacciniamo anche gli studenti”

Dai controlli ad opera delle autorità competenti è emerso che all’interno dell’autoarticolato bulgaro appena sbarcato da una motonave proveniente dalla Grecia era contenuta una ingente quantità di mascherine facciali chirurgiche sprovviste della marcatura Ce, in violazione dell’art. 18 Reg. UE n. 2017/746. Essa è indispensabile affinché possano essere messe in commercio, dato che il marchio assicura la conformità ai requisiti di sicurezza e salute previsti dalle relative disposizioni europee. Affinché esso ci sia, d’altra parte, è necessaria la registrazione presso il Ministero della Salute sia del fabbricante che del dispositivo. Ciò, tuttavia, non era mai avvenuto. La ditta responsabile è stata dunque segnalata e sarà costretta a pagare una sanzione amministrativa pecuniaria da 21.400 euro a un massimo di 128.400 euro per la violazione dell’art. 23 comma 7 del D.lgs. 46/97.