Indagato e archiaviato, Mattia Maestri il cosiddetto paziente uno, cioè il primo a cui fu diagnosticato il Coronavirus in Italia, è stato indagato per epidemia colposa dalla Procura di Lodi.
Dopo la richiesta della Procura, nei giorni scorsi, il gip ha archiviato l’accusa. Un anno e mezzo fa l’inizio delle indagini a riguardo. Il sospetto era che, Maestri non fosse stato da subito sincero con i medici dell’ospedale di Codogno, parlando dei suoi contatti. Ad indagini concluse non sono stati comunque ravvisati reati. Maestri non risulta aver violato nessuna norma, ed quindi giunta l’archiviazione.
Mattia si era presentato al pronto soccorso dell’ospedale con febbre e gli era stata diagnosticata una leggera polmonite, curabile a casa. Le sue condizioni erano peggiorate ed era così tornato all’ospedale di Codogno dove è stato ricoverato in terapia intensiva. L’anestesista Annalisa Malara, aveva avuto a quel punto l’intuizione di fargli il tampone per il Covid, dopo che la moglie aveva detto che Mattia aveva cenato con un amico che era stato in Cina. Amico che poi era risultato negativo al virus.
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Il 20 febbraio 2020 l’esito del referto: positivo al Coronavirus. Il primo paziente positivo italiano. E nei giorni successivi la diffusione lampo in tutta la Lombardia, l’Emilia Romagna, il Veneto.