Don Francesco Spagnesi, parroco pusher che ingannava i fedeli chiede di patteggiare

Il sacerdote di Prato arrestato lo scorso 14 settembre si trova ora ai domiciliari. Il magistrato sta valutando la richiesta di patteggiamento ma c’è intesa tra Procura e legali

Don Francesco Spagnesi-Meteoweek.com

Don Francesco Spagnesi, ex parroco dell’Annunciazione alla Castellina a Prato, ha chiesto di patteggiare a 3 anni e 8 mesi e la procura di Prato ha approvato considerando che il prete ha collaborato con gli investigatori. Spagnesi è finito in manette arrestato il 14 settembre scorso per festini a base di droga e per aver rubato denaro alla sua parrocchia, ingannando i suoi fedeli.

Come riporta il “Corriere Fiorentino“, ora la richiesta dei legali dovrà essere valutata dal gip, che dirà se la pena patteggiata sia adeguata. In caso di approvazione della richiesta non ci sarà un processo pubblico. Tra tutte le accuse mosse nei confronti del sacerdote è caduta quella di tentate lesioni gravi, che concerne la possibilità che don Francesco abbia taciuto di avere malattie sessualmente trasmissibili ai suoi partner. Tale accusa è tramontata dopo accertamenti medici che escludono che il compagno di don Francesco abbia l’Hiv.

Intanto la diocesi di Prato ha denunciato don Spagnesi per appropriazione indebita, poiché gli ammanchi dai bilanchi della parrocchia sono di circa 130-150mila euro.

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Il sacerdote si è assunto le sue responsabilità per i reati inerenti le vicende di stupefacenti, ossia spaccio e traffico internazionale per acquistare Gbl (droga dello stupro). Ha anche confermato le accuse per reati inerenti il denaro sottratto ai conti della parrocchia e per aver truffato i suoi fedeli. Pure al compagno dell’ex parroco, che con lui aveva acquistato e spacciato droga, è stato permesso di patteggiare a 3 anni e 2 mesi, cui vanno sottratti 13 mesi per aver ammesso le proprie responsabilità come per don Spagnesi.

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Se le richieste saranno accolte il sacerdote potrà chiedere di essere affidato in prova ai servizi sociali, oltre che a una comunità per curarsi dalla sua dipendenza. Tutto questo in attesa del processo canonico.

Anna Di Donato

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