Il direttore dello Spallanzani, Francesco Vaia invita a non «dimenticare i molti italiani che ancora non si sono vaccinati»
Il direttore dell’Istituto Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, in un colloquio con Il Messaggero, afferma che «la somministrazione degli anticorpi monoclonali, in forma preventiva, sui pazienti immunodepressi insieme alla terza dose può essere la strada giusta per difendere dal Covid le persone con bassa difesa immunitaria. Per tutti gli altri, bisogna essere rapidi ed efficienti con le dosi booster. Però non dobbiamo dimenticare i molti italiani che ancora non si sono vaccinati».
Vaia aggiunge che la terapia è rivolta «a pazienti come persone con hiv, oncologici, trapiantati, che con le prime due dosi del vaccino hanno avuto una bassa risposta degli anticorpi. La terza consentirà loro di arrivare a una produzione di circa il 50 per cento rispetto al resto della popolazione. Per garantire una doppia protezione, allora, abbiamo pensato di somministrare anche gli anticorpi monoclonali, dunque già prodotti, che in forma temporanea garantiscono uno scudo. Una sorta di doppia arma, più efficace nell’immediato con i monoclonali, più a lungo termine con la terza dose. Parliamo degli anticorpi monoclonali sviluppati in Italia, a Siena».
Il direttore dello Spallanzani sottolinea inoltre che «nel caso della popolazione che non ha altre patologie parliamo di dose booster e in Italia si sta già somministrando per ora, oltre che agli operatori sanitari, agli over 60. Concordo con l’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato: l’operazione dose aggiuntiva per rinforzare la protezione deve procedere veloce, saranno poi i dati e la ricerca a dire se sarà necessario scendere anche fino ad altre classi di età.
Però mi lasci dire, qui abbiamo anche un altro problema: sono ancora troppo numerosi gli italiani che non si sono vaccinati. Giusta la dose booster per gli altri, ma se resta troppo vasta la platea dei non immunizzati, il virus continuerà a circolare e questo rappresenta un guaio. Mentre diamo le terze dosi, non dobbiamo distrarci dell’obiettivo più importante: vaccinare più persone possibili.
Ormai è chiaro che, con le varianti come la Delta che di fatto sono un nuovo virus, non esisterà un numerino magico, una percentuale da raggiungere per la famosa immunità di gregge. Ne usciamo solo vaccinando coloro che hanno rifiutato l’iniezione».
Infine in merito al Green Pass, Vaia afferma:«È stato uno strumento molto utile, nella giusta direzione. Vedo che in Austria hanno proposto che, in caso di aumento dei contagi, il lockdown sia rivolto solo ai non vaccinati: la vedo come una provocazione, ma è una risposta, forse d’istinto, a un problema che esiste. Io dico un’altra cosa: aumentiamo il numero di categorie per i quali il vaccino deve essere obbligatorio. Già lo è per gli operatori sanitari, secondo me lo deve diventare per tutti coloro che lavorano a contatto con il pubblico. Non deve essere sufficiente il Green pass ottenuto con il tampone».
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Prenda la scuola, i risultati lì si vedono. Rispetto a un anno fa, le classi in quarantena costrette alla Didattica a distanza sono diminuite molto. La scuola non è più il centro dei contagi. E questo grazie al fatto che la stragrande maggioranza degli insegnanti è vaccinato, così come una percentuale importante degli studenti over 12.
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Ora bisogna fare di più per mettere in sicurezza il trasporto pubblico che è ancora uno dei punti deboli quando si parla di prevenzione contro la diffusione del virus», chiosa.