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Economia

Quota 100, si pensa anche quota 102 e 104 dopo la scadenza

Quota 100, cosa accadrà al termine dell’anno quando la misura che manda in pensione con 62 anni di età e 38 di contributi scadrà?

Il governo sta studiando una via d’uscita, per evitare il cosiddetto scalone che di colpo allungherebbe di 5 anni l’età minima per andare in pensione. Ricordiamo che di norma servono 67 anni per andare in pensione. Sicuramente, ha assicurato il premier Mario Draghi, Quota 100 non verrà prorogata. Un’ipotesi è quella di consentire quota 102 (64 anni di età e 38 di contributi) nel 2022 e quota 104 (66 e 38) nel 2023. La lega e i sindacati sembrano non gradire questa soluzione.

«Quota 102 e 104, tra il 2022 e il 2023, coinvolgerebbe solo 10 mila persone circa». A dare l’allarme contro la soluzione pensata dal ministro dell’Economia Daniele Franco è la Cgil. Il sindacato, insieme all’Osservatorio Previdenza della Fondazione Di Vittorio, ha infatti calcolato questa platea di persone per l’uscita anticipata dal lavoro. Ciò contro le previsioni dell’esecutivo, che parlavano di circa 50mila nuovi possibili pensionati solo il prossimo anno (e meno della metà nel 2023).

La stima si ricava proiettando nel prossimo biennio i dati relativi a chi ha usufruito finora di Quota 100 e assumendo i nuovi vincoli anagrafici. Secondo gli ultimi dati disponibili (al 31 agosto), infatti, per il meccanismo approvato dall’allora governo gialloverde l’Inps ha accolto 341.128 domande su 433.202 presentate (contro il milione di richieste che ci si aspettava). Di queste solo il 65% riguarda persone di 62 e 63 anni.

Oltre quota 100, quota 102 e Quota 104: l’attacco della Cgil

«Dai nostri studi sarebbero 8.524 le persone coinvolte nel 2022 e 1.924 nel 2023; molti dei soggetti che potrebbero perfezionare Quota 102 nel 2022 e Quota 104 nel 2023 hanno già il maturato il requisito di Quota 100 al 31 dicembre 2021». Queste le parole del responsabile Previdenza pubblica della Cgil nazionale, Ezio Cigna.

«Nel 2022 potrebbero accedere a Quota 102 solo le persone con almeno 64 di età, ossia chi è nato dal 1956 al 1958 e con 38 anni di contributi. Non un contributo in più altrimenti avrebbero maturato Quota 100. Non un contributo in meno altrimenti non raggiungerebbero il requisito contributivo, essendo Quota 102 una misura della durata di un solo anno». «Nel 2023 potrebbero utilizzare Quota 104 esclusivamente le persone che avranno 66 anni di età, cioè nate nel solo 1957 e con 38 anni di contributi, e che non avevano maturato tale requisito nel 2021 così da poter usufruire di Quota 100».

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Ghiselli continua il discorso analizzando la misura del governo. «La proposta di Quota 102 e 104, se venisse confermata dal governo, costituirebbe una misura inutile. Il punto principale non è come rendere più graduale l’uscita da Quota 100, ma come riformare complessivamente sistema. È necessario che l’esecutivo ci convochi si dichiari disponibile ad aumentare sensibilmente le risorse previste nella prossima legge di Bilancio per la previdenza; attualmente è pari alla “cifra simbolica” di 602 milioni; proponiamo: una flessibilità in uscita per tutti dopo 62 anni di età o 41 anni di contributi; interventi che tengano conto della specifica condizione di donne,  lavoratori disoccupati, discontinui e precoci, lavoratori gravosi o usuranti; una pensione contributiva di garanzia per i più giovani».

I numeri e la posizione di Salvini

Anche Matteo Salvini, a capo della Lega, si è mostrato contrario alle misure proposte. «Intervenire a gamba tesa sulle pensioni – ha detto a Palermo oggi- non mi sembra il modo migliore per fare rialzare il Paese. Anche perché ricordo che quota 100 ha dato lavoro a centinaia di migliaia di giovani». Dati questi, però smentiti dall’Osservatorio Conti pubblici italiani dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Più volte si è calcolato un tasso di sostituzione tra pensionati con Quota 100 e giovani occupati inferiore al 50%. Quota 100 ha avuto una ricaduta sull’occupazione di solo qualche decimo di punto percentuale.

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Quota 100 è costatata 11,6 miliardi di euro dal 2019 ad oggi, ma i costi da qui al 2030 si sarebbero ridotti in percentuale. Si arriverebbe nel 2030 a una spesa complessiva di 18,8 miliardi. Per Mario Draghi, tuttavia, è una spesa troppo onerosa e il suo obiettivo è «tornare in maniera graduale alla normalità». Cioè legge Fornero, che prevede la pensione, tranne per i lavoratori gravosi coperti dall’Ape sociale (in via di rinnovo e ampliamento), dopo i 67 anni.

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