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Politica

Green Pass,100mila lavoratori senza stipendio. Ed è l’inizio

È tempo di primi bilanci dopo l’entrata in vigore delle recenti normative sull’obbligatorietà del green pass sul posto di lavoro

 

Oltre  un milione. Questo il numero dei lavoratori che non sono in possesso di green pass perché non vaccinati contro il Covid. Di questi finora solo uno su dieci avrebbe perso uno o più giorni di stipendio a causa della mancanza di certificato verde. Per la Cgia di Mestre sono circa 2,7 milioni gli occupati non vaccinati. Di questi 350mila sono gli esentati e 1,3 milioni coloro che si sottopongono regolarmente a test anti-Covid per poter continuare serenamente con l’attività lavorativa.

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Da un lavoro condotto dal Messaggero, che cita dati provenienti da sindacati e associazioni dei lavoratori, è emerso che nell’ultima settimana i lavoratori No vax lasciati senza stipendio poiché sprovvisti del documento sanitario sarebbero stati una minoranza rispetto ai 100 mila non immunizzati. A pesare sembrano essere soprattutto la scarsità dei controlli. Molti lavoratori No vax si annidano in segmenti dove le verifiche sul Green pass non sono semplici da eseguire. A parte settori come la sanità che è molto sorvegliato, in altri ambiti i lavoratori senza certificato verde proseguono il loro impiego senza particolari preoccupazioni e in alcuni casi con il tacito consenso dei datori di lavoro. Uno dei principali settori dove ci sono lavoratori sprovvisti di certificato è sicuramente il lavoro domestico: in Italia, stando a una stima dell’Osservatorio Domina sul lavoro domestico, oltre 50 mila badanti conviventi oggi non hanno il green pass di lungo periodo. Un altro settore è quello degli autotrasportatori: sarebbero 80 mila gli autisti senza green pass. Numeri simili nell’agricoltura, altro comparto dove la quota di senza pass risulta particolarmente elevata. Poi ci sono i porti, dove si concentrano molti anti-pass: nello scalo di Trieste i no vax sarebbero tra il 30 e il 40 per cento.

 

Infine c’è il fenomeno di chi ha scelto di mettersi in malattia,  l’Inps ha registrato infatti un anomalo aumento di ammalati in concomitanza con l’introduzione dell’obbligo. Il 15 ottobre, primo giorno di Green pass obbligatorio sui luoghi di lavoro pubblici e privati, l’Inps ha registrato un aumento degli ammalati di 17.340 unità rispetto al venerdì precedente (94.191 contro 76.851). Un incremento singolare che lascia pensare che molti lavoratori No vax, oltre a prendere permessi e ferie,  si fingano malati per sfuggire al vaccino senza correre il rischio di dover rinunciare allo stipendio.

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Dal 15 ottobre a oggi, i certificati per malattia “sospetti” avrebbero superato quota 50mila. L’Ufficio studi della Cgia segnala che a livello regionale la stima del numero degli occupati non ancora vaccinati vede la provincia di Bolzano capofila con 42.150 No vax.  Segue la Sicilia con 204.605 addetti senza vaccino (il 15,7 per cento del totale degli occupati nella regione), le Marche con 91.105 lavoratori non immunizzati (il 15,1 per cento del totale dei lavoratori regionali) e la Valle d’Aosta con 7.872 senza green pass di lunga durata (15 per cento)

 

L' area più in difficoltà è il Mezzogiorno: qui gli occupati senza vaccino sarebbero 767mila, pari al 13,1 per cento del totale.  Il coordinatore dell’Ufficio studi Zabeo  afferma: «Ci aspettiamo tuttavia che il numero dei lavoratori non vaccinati continui a calare nei prossimi giorni e settimane, pochi possono permettersi il lusso di un tampone ogni 48 o 72 euro, la “spinta gentile” alla vaccinazione insita nell’obbligo di Green pass è ancora in corso».Un dato importante da registrare è l'impennsata dei tamponi dall’introduzione dell’obbligo di green pass con relativo aumento di certificati scaricati, che si sono attestati sugli oltre 800mila al giorno. Il numero di test eseguibili ogni giorno dalle strutture incaricate resta però inferiore alle richieste avanzate dai lavoratori.

Il risultato è che per svariati motivi i lavoratori senza pass sanzionati e lasciati a casa senza stipendio nell’ultima settimana sono solo una minoranza, circa centomila secondo un calcolo del Messaggero.

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