Ditta punisce otto operaie imponendo loro di lavorare gratis

Un’azienda di ortofrutta, per rimediare a un errore, ha costretto le lavoratrici a fare degli straordinari gratuitamente. Ecco cos’è successo 

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A tutti può succedere di commettere errori durante il lavoro. Ma ad otto operaie di un’azienda ortofrutticola di Trento, a causa di un errore su un lotto di merce, sarebbe stato imposto di lavorare gratis. Una sorta di punizione. Contro questo provvedimento sono insorte le segretarie di Flai Cgil e Fai Cisl, Elisa Cattani e Katia Negri. «È un sistema punitivo, inammissibile e illegale, che va contro tutte le regole sancite dallo Statuto dei lavoratori e per noi inaccettabile», hanno commentato. Loro stesse hanno denunciato quanto occorso giovedì scorso nello stabilimento trentino.

In realtà non si sa neppure chi avrebbe commesso il suddetto errore, ma quando nella ditta si sono resi conto che il carico non era conforme, e le mele erano danneggiate sarebbe giunto l’ordine di ricontrollarle tutte. Ecco perché le otto operaie hanno divuto fare lo straordinario non retribuito. «Alle tutte otto le lavoratrici della linea di produzione in cui si è verificato l’errore è stato imposto dalla direzione di timbrare l’uscita alle 15.30 e poi tornare al lavoro fino alle 17, senza retribuzione», ha detto Cattani. La ditta avrebbe optato per l’imposizione del lavoro straordinario non retribuito dopo il reclamo da parte di un cliente che aveva restituito la suddetta merce non conforme.

Tramite gli strumenti di tracciabilità della lavorazione dei vari ordini, la direzione era risalita a quali operai avevano lavorato la merce. Il problema è nato quando la direzione avrebbe optato per rimediare all’errore «castigando le operaie».

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«Non c’è stata nessuna contestazione scritta, nessun coinvolgimento del sindacato e quel che è peggio sono state punite in modo per noi illegale otto operaie senza alcuna certezza che siano le reali responsabili dell’errore. Questo è un comportamento repressivo, che punta ad alimentare un clima di paura e tensione nello stabilimento», proseguono Cattani e Negri. «I contratti collettivi e le leggi», spiega ancora il sindacato, «qualora si ritenesse responsabile un dipendente di un fatto grave o comunque che ha in qualche modo leso l’andamento aziendale, prevedono la contestazione dell’addebito per iscritto dando la possibilità al lavoratore di difendersi. Può anche sanzionare qualora non ritenesse sufficienti le giustificazioni del lavoratore, ma tutto questo non sarebbe successo e ora i sindacati sono pronti a proclamare lo stato di agitazione». 

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«Credono di poter derogare a leggi e contratti imponendo un sistema in cui non valgono le regole condivise. In questo modo hanno umiliato le lavoratrici. Ci chiediamo se soci e ufficio sindacale della Cooperazione siano a conoscenza di questi metodi. Se così è ci aspettiamo una condanna formale. Agiremo in tutte le sedi, queste operaie sono state ricattate e non avevano alcuna copertura assicurativa per le ore in più che hanno fatto, questo si chiama lavoro nero», chiosano.

 

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