È stato ripreso nel post partita in cui la Lazio ha vinto contro l’Inter a inneggiare al nome di Mussolini esibendosi più volte nel saluto romano. Al Messaggero il tifoso spagnolo si difende e chiede scusa alla società di calcio
È finito nella bufera mediatica dopo essere stato immortalato a fare il saluto romano durante una partita della Lazio e adesso il falconiere Juan Bernabè, tifoso spagnolo con un passato nell’esercito e una militanza attiva nel partito di estrema destra Vox, ha rilasciato un’intervista al quotidiano il Messaggero per difendersi dalle accuse subite.
L’uomo ha in primo luogo spiegato che non riesce ancora a capire il motivo che ha portato a scatenare “questo caos” precisando che il suo gesto non deve essere associato in alcun modo alla Lazio: “Non c’entra nulla con la Lazio e per questo sono dispiaciuto. Per me è un saluto militare, io sono nato dentro l’esercito. Ho una cultura di destra, sono del partito Vox come tanti amici calciatori e ne vado orgoglioso. In Spagna il gesto fascista si fa con il braccio piegato sul cuore a livello del petto. In Italia a quanto pare è anche così, non lo sapevo”.
Ma in realtà quella sera Bernabé non si è limitato a fare il saluto romano, è stato infatti ripreso anche ad urlare ad alta voce il nome del duce Benito Mussolini, massima espressione del fascismo in Italia. Un gesto che il falconiere spagnolo non rinnega in alcun modo: “È vero, l’ho fatto e non lo rinnego perché io stimo Mussolini, ha fatto tante grandi cose per l’Italia così come Franco in Spagna. Sono un estimatore di entrambi e ne vado fiero. Sono un uomo che ha rapporti con tutte le razze, che ha girato il mondo, che fa business in tutto il mondo. A me non è ancora arrivato nessun comunicato di sospensione dalla Lazio, ma lo sto aspettando”. E in tal senso, il tifoso laziale si è dimostrato perfettamente consapevole della sorte che lo attende. La sua paura, di cui parla già come fosse una certezza, è che adesso venga bandito dallo stadio, ritiene giusto, in quanto è responsabile delle sue azioni.
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Perché, spiega Bernabé, lui non era a conoscenza che quel suo modo così politico di esultare fosse vietato nel nostro paese: “È stato un impulso legato all’euforia del post partita dopo un grande successo. Non sapevo fosse vietato quel modo di esultare nel vostro paese, altrimenti non l’avrei fatto. Non volevo mettere in difficoltà la Lazio. Ma sono qui, sono uomo e come tale pronto a pagarne le conseguenze subito”.