E’ prevista per oggi e domani la riunione del Consiglio Ue a Bruxelles per discutere di Covid-19, trasformazione digitale, costi dell’energia e migrazioni. Gli incontri saranno particolarmente importanti per il momento di svolta della Germania e dell’Europa tutta: la fine dell’era Merkel dopo 16 anni di politica internazionale. Il punto della situazione.
Covid-19, trasformazione digitale, prezzi dell’energia, migrazione, Pnrr, Polonia: sono questi i temi affrontati negli incontri di oggi e domani tra i leader del Consiglio Ue, che si riuniranno a Bruxelles per fare il punto della situazione. Come se non bastasse la portata dei temi, l’attenzione dei media su questo Consiglio europeo si concentrerà inevitabilmente anche su un’ulteriore incombenza: il momento di svolta che segnerà la fine dell’era Merkel, durata 16 anni. Un passaggio politico che verrà affrontato in mezzo a una serie di temi caldi su cui i diversi leader europei cercheranno un confronto. A partire dalla ripresa. “Il modo in cui recupereremo dipenderà da come gli investimenti e le riforme contribuiranno a una transizione competitiva e socialmente giusta. Vogliamo una ripresa collettiva, inclusiva e coesa. Le parti sociali hanno un ruolo cruciale in questo senso. Il loro contributo è stato – e continuerà ad essere – fondamentale per i nostri sforzi di recupero. Il nostro massiccio pacchetto di ripresa, approvato dal Consiglio europeo nel luglio 2020, porterà avanti questi sforzi“, avrebbe ribadito il presidente del Consiglio europeo Charles Michel.
La ripresa
A confermare l’esigenza di una ripresa inclusiva sarebbe stata la stessa presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che ha sottolineato come un recupero in termini di transizione equa, sostenibile e inclusiva sia possibile solo prestando attenzione alle “giuste competenze per adattarsi ai mutevoli percorsi di carriera e trovare nuovi posti di lavoro in un mercato del lavoro in evoluzione (…) Siamo ora in un momento decisivo: grazie a NextGeneration EU, avremo riforme cruciali e investimenti senza precedenti nell’istruzione, nella formazione, nell’occupazione e nelle misure di protezione sociale. Ora più che mai, le parti sociali hanno un ruolo centrale da svolgere per una corretta attuazione dei piani nazionali e una ripresa che non lasci indietro nessuno“.
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Il clima
E a proposito di ripresa sostenibile, il Consiglio europeo si propone di ragionare anche su un altro criterio della sostenibilità, oltre a quello sociale: quello ecologico. “Un altro argomento saranno i preparativi per importanti vertici imminenti come la Cop26 e la Cop15 sulla biodiversità. Guardando al vertice della Cop26, abbiamo bisogno di una risposta globale ambiziosa al cambiamento climatico. Tutte le principali economie dovrebbero fissare obiettivi ambiziosi e rispettare i propri impegni sui finanziamenti per il clima. Prepareremo anche i prossimi vertici dell’Asem e del partenariato orientale“, ha annunciato poi Michel. Venerdì – invece – “torneremo sul tema della migrazione, per dare seguito all’attuazione delle conclusioni del Consiglio europeo di giugno sulla dimensione esterna della migrazione, in particolare per quanto riguarda il finanziamento. Le nostre frontiere esterne devono essere controllate efficacemente. Dovremmo anche sostenere i nostri sforzi per ridurre i movimenti secondari“, si legge ancora nella lettera di Michel.
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La Polonia
Tuttavia i due temi (ripresa ed emergenza climatica) rischiano di incappare su un’ulteriore criticità che il Consiglio europeo dovrà affrontare: i rapporti con la Polonia. Il premier polacco ha già ribadito che la Polonia non intende sottostare alla pressione del ricatto in tema di rispetto di Stato di diritto. Intanto da fonti del governo polacco arrivano annunci duri: se l’Ue dovesse bloccare i fondi del Recovery destinati alla Polonia come risposta alla Corte costituzionale di Varsavia di non riconoscere il primato del diritto dell’Ue sull’ordinamento nazionale, Varsavia bloccherà la discussione sul maxi-pacchetto Ue per il clima. “La sequenza deve essere chiara: prima il Recovery fund, poi la discussione sul pacchetto clima“, ha sottolineato il viceministro Waldemar Buda. Buda avrebbe anche ricordato alcune delle “buone ragioni” che la Polonia potrebbe avere per bloccare la transizione Green, tra cui – ad esempio – la sua dipendenza dal combustibile fossile per il 70% dell’elettricità generata. La tensione, insomma, resta alta e i diversi leader Ue dovranno cercare di trovare una linea comune in grado non solo di garantire un’effettiva ripresa dell’Ue, ma anche di rinforzare il ruolo dei Ventisette nello scenario internazionale.
Draghi
Per questo hanno particolare rilevanza le parole pronunciare da Mario Draghi in Parlamento, dove ha anticipato gli argomenti che affronterà oggi e domani a Bruxelles. L’Europa ha un ruolo “unico, necessario, insostituibile“, e “ci si sta non solo per bisogno, ma per realismo e idealismo“. Insomma, l’Ue ha un ruolo che non va messo in discussione, semmai rinforzato. Ciò non vuol dire – sembra ribadire Draghi – che non si possano indicare le debolezze dell’Unione (come il dossier migranti) con uno sguardo costruttivo. Anche sui migranti, ad ogni modo, nonostante le criticità e la lentezza, l’Ue sembra aver proposto misure mirate: “Il previsto Piano d’azione europeo che deve includere obiettivi, misure di sostegno e tempistiche precise”, oltre alla “presentazione di un rapporto al Consiglio sul miglior utilizzo possibile di almeno il 10% dei fondi dello strumento di Vicinato, Sviluppo e Cooperazione“. In genere, comunque, la linea del premier è quella della difesa a tutto campo dei valori e degli sforzi dell’Ue: sui casi recenti di Polonia e Ungheria, “la posizione non può che essere di fermo, fermissimo sostegno alla Commissione. Il nostro auspicio è che si rientri nell’alveo della giurisdizione della Corte di giustizia europea, come è avvenuto in tanti altri casi”, ribadisce Draghi.
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Passando all’economia, e alla transizione verde e digitale, il premier avrebbe ribadito: “Per darvi un’idea la stima della Commissione europea di fabbisogno di investimento addizionale, privato e pubblico, riguardo alla transizione verde e a quella digitale sarà di circa 650 miliardi di euro all’anno fino al 2030. La transizione verde soltanto comporterà investimenti per 520 miliardi per anno. I settori dell’energia e dei trasporti richiederanno una stima di investimenti di 390 miliardi di euro per anno, cioè a dire il 50 per cento superiore che non in passato. Sono dimensioni che non riusciamo semplicemente ad affrontare a livello nazionale. Per cui l’Europa svolgerà necessariamente un ruolo insostituibile, sia per le dimensioni degli interventi sia per le molte circostanze in cui la solidarietà sarà necessaria”. Insomma, nell’Ue bisogna starci e bisogna crederci, sembra dire il premier. Tanto vale cercare di migliorarla il più possibile.